Sergio Arturo Calonego

interviste

Sergio Arturo Calonego Marinere, targhe e tigri

21/07/2014 di Arianna Marsico

#Sergio Arturo Calonego#Italiana#Alternative

Nel 2010 mi capitò di recensire E lo chiamerai Giovanni degli Arturo Fiesta Ciro. Mi piacque e continuai ad ascoltarlo. Così quando dopo pochi mesi si esibirono al MEI mentre io ero lì mi affacciai al padiglione per ascoltarli… e lì, dopo che un domatore di tigri mi lanciò dal palco quella di pelouche che aveva in mano, conobbi Sergio Arturo Calonego. Da allora ho continuato a seguire le sue vicende, perciò è con piacere che ho accolto le notizie dei premi e dei riconoscimenti, tra cui la Targa SIAE, ottenuti ad un anno di distanza dall’uscita del suo disco solista, Marinere. Però a questo punto lascio la parola a lui...
Mescalina: Ciao Sergio, innanzitutto grazie da parte di tutta redazione di Mescalina. Diciamo che dal lancio della tigre durante il MEI ne sono successe di cose... o no?

Sergio : Sì. Sono successe tante cose. Figli (tre) ed una piccola rivoluzione nel modo di interpretare la chitarra acustica

Mescalina: Beh così accorci troppo la storia…(risate ndr) che invece è lunga e merita di essere raccontata.

Sergio: Sì. Da quando ci siamo conosciuti, al Mei Festival di Faenza con gli Arturo Fiesta Circo in effetti sono successe un po’ di cose.  A livello personale sono diventato un pluri - papà nel senso che oggi ho tre bambini e a livello musicale... ho fatto un disco di chitarra acustica, Marinere, che sta letteralmente cambiando l'est e l'ovest del mio percorso musicale. Sembrerà strano ma le cose sono estremamente connesse.

Mescalina:  In cosa?

Sergio: In effetti io la chitarra acustica la suono da tempo. Sono anni che coltivo questo amore clandestino. Anni che approfondisco lo studio di questo strumento in quelle che sono le sue caratteristiche percussive ed il suo utilizzo, passami il termine, contrappuntistico. Uno studio intimo, molto personale per nulla legato ad alcuna intenzione live. Poi un giorno, più per reale intenzione d'archivio personale, ho deciso di farmi una demo di classe. Una cosa fatta bene che avrebbe dovuto restare  per me e per  pochi amici, una specie di testimonianza di quello che acusticamente mi passava per la testa. Ho registrato queste cose da Dario Ravelli che è un mago del suono. Ci siamo resi conto subito che Marinere non era una demo ma un disco. Ecco...  Marinere è nato più o meno così.

Mescalina: Parlare di demo di classe è un po' semplicistico forse. Marinere è un lavoro agli antipodi di quanto fatto con gli Arturo  Fiesta Circo, molta più chitarra e meno voce. Meno circo e più intimità. Anche forse meno semplice da cogliere subito: perciò ti ha stupito il riscontro che hai avuto? Mogol ti ha consegnato la targa SIAE...

Sergio: Si, Marinere mi ha stupito. Ma non è tanto una questione di riscontro quanto di accoglienza. Non immaginavo che gli addetti ai lavori mi avrebbero regalato questa accoglienza, che io quasi definirei cordialità . Marinere non è un disco proprio per tutti. E' un disco di chitarra acustica e già questo ne definisce in qualche modo pregi e difetti. Tuttavia Marinere non è un disco accademico ed ha una sua intenzione narrativa sia nei brani cantati che in quelli strumentali. Ecco io credo che questa cosa sia stata colta. Credo ne sia stato colto il garbo, se mi permetti l'azzardo. E poi ... e poi sì : Mogol mi ha premiato con una Targa Siae che mi ha stupito molto ma in realtà quella sera, parlo della finale, io ho suonato dal vivo e lì è venuto fuori ciò che nel disco non si percepisce immediatamente, ed è la tecnica che io utilizzo alla chitarra. Credo che nei video su YOU TUBE questa cosa sia più evidente perché , quando suono dal vivo, la gente è abbastanza colpita nel vedere il modo in cui suono la chitarra acustica.

Mescalina: Per chi non è addentro alla tecnica,dicci qualcosa di più sul tuo modo di suonare la chitarra acustica. Non essere geloso dei tuoi segreti! ( risate ndr).

Sergio: La tecnica... Io sono un bassista mancato innamorato dei ritmi. Vengo dai Blues per cui sono da sempre abituato a ragionare in termini ritmici. La ritmica, il senso ritmico, è sempre presente nel mio modo di comporre. Negli ultimi anni però questa cosa è diventata più importante perché sono rimasto affascinato dalle possibilità ritmiche dello strumento. E con possibilità ritmiche non intendo solo l'aspetto percussivo della chitarra ma proprio l'intenzione ritmica. Proprio per questo motivo, credo, non si avverte la mancanza di strumenti ritmici nel disco. Inoltre, con Marinere, ho utilizzato un'accordatura aperta. In gergo si chiama DADGAD o Re Sospeso che è un'accordatura tipica del mondo musicale di estrazione celtica. Con il tempo questa accordatura è diventata per me non più alternativa...  è diventata la mia accordatura, il mio modo di percepire il movimento ed i colori. In questo senso i brani Seluna, Solisud e Suite R.  sono diventati davvero un paradigma. Pensa che recentemente ho trascritto l'Adagio in sol minore di Tommaso Albinoni e brani di Fabrizio De Andrè... ci suono addirittura i Blues.

Mescalina: Rispetto  ai tempi in cui domavi tigri di pelouche e le lanciavi su qualche malcapitato (risate ndr),  quanto è cambiato il tuo approccio sul palco, anche in virtù di questa accordatura adottata?

Sergio: Esattamente. E' successa esattamente questa cosa. Come Arturo Fiesta Circo non abbiamo mai fatto musica banale, credo, ma oggi è cambiato proprio l'approccio. Oggi emerge lo studio della chitarra acustica ma allo stesso tempo resto un cantautore, se cantautore significa voler raccontare delle storie per cui il pubblico, l'ascoltatore, si trova davanti una cosa che non è esattamente il cantautore classico ma nemmeno un concerto di chitarra in senso stretto. Su Facebook mi è stata data una definizione a cui mi sono affezionato: acoustic sailor, che significa navigatore acustico. Questo mi sento oggi e credo che sia la miglior definizione del percorso che sto facendo.

Mescalina: E un acoustic sailor convocato all'improvviso per la serata del Club Tenco? Come si è trovato?

Sergio: Il Sailor si è trovato benissimo... La targa SIAE (non smetterò mai di ringraziare Mogol, Sergio Pochettino ed i musicisti dell'Orchestra stabile del Teatro Regio di Torino che mi hanno premiato) mi ha dato una visibilità che non ho mai avuto prima. Ho aperto alcuni concerti importanti fra cui uno di Davide Van de Sfroos e poi sono stato chiamato dal Club Tenco per fare una serata. All'inizio ero un po’ perplesso perché mi rendo conto che quello che sto facendo non è esattamente un percorso cantautorale classico eppure... eppure il concerto è stato bellissimo e bellissima è stata la reazione del pubblico. Pensa che ho aperto le danze addirittura con un brano strumentale proprio perché volevo trasmettere il sistema prima ancora dei brani. Sono felice di averlo fatto perché ora è un po’ più chiaro cosa non sono e cosa forse potrei diventare. Alla fine sono sempre storie quelle che racconto. Ci sono due tipi di approcci su queste cose. musicisti che inseguono canzoni ed altri che corteggiano sistemi. Io credo di far parte della seconda specie.

Mescalina: In questo sistema che posto occupa un brano come Non ti crucciar, che è una piccola perla ma anche un po' l'intruso del disco?

Sergio: Non ti crucciar l'ho scritta di getto. E’ una canzone che ho voluto dedicare ad una città che amo, tu lo sai, che è Roma appunto. Vorrei tanto dirti che voleva essere un esempio di via Italiana al fingerstyle ma non è così. Ci sono semplicemente inciampato, suonava bene. Era un colore utile. Compensava. Che in fondo ... si, io amo la musica di Pierre Bensusan che considero uno dei più grandi compositori di chitarra acustica, mi piace l'approccio di chitarristi moderni quali Jon Gomm, Andy Mckee o di supermen della chitarra come Tommy Emmanuel, Michael Hedges, Andy Mckee e Antoine Dufour  ma in fondo resto uno che cerca di scrivere delle storie. Come dice il mio amico Jo (Giovanni Pelosi) che è un grandissimo chitarrista: se una cosa mi serve la uso, se è superflua , se non serve per la storia... no. E poi Jo ha dei baffi bellissimi.

Mescalina: Eheheh... un disco coi baffi si potrebbe dire, parafrasando qualcuno. E di Marinere, che dà il titolo al disco, dedicata “alle donne che hanno saputo, sanno e sapranno aspettare” cosa ci racconti?

Sergio:  Questo è un mondo che vuole tutto e lo vuole tutto ed in fretta. e' un'epoca che non sa più aspettare. Sono sempre stato affascinato dalla saggezza antica delle donne ed in particolare dalla saggezza delle donne antiche. Credo molto in grandi sogni da ottenere con piccoli passi, con pazienza. Forse è un'immagine retrò ma io la donna la vedo superiore all'uomo proprio in questo. Per questo " Le Marinere ". .. un po’ come le donne che sapevano aspettare i propri uomini quando gli uomini partivano per il mare. Donne di mare, dolci e forti allo stesso tempo, invincibili. In questo senso, come vedi, resto un cantautore .. con un vestito diverso forse ma l'attitudine resta quella.

Mescalina: Wait in the fire...canterebbe qualcuno. Come è nata la partecipazione al progetto "Happy birthday grace"?

 

Sergio: Una sera suonavo al Beat 75 che è uno dei circoli Arci più belli di Milano. Al Beat aprivo il concerto della Linea del Pane,  la band del mio amico fraterno Teo Manzo. C'erano diversi musicisti fra il pubblico, e fra questi alcuni soci della QB Music che sono rimasti colpiti da come suonavo la chitarra. Qualche mese dopo il concerto mi hanno proposto di suonare/cantare Lilac Wine. Ecco .. io non ho mai amato la mia voce. Diciamo che ho imparato a conviverci. Non ho detto subito di sì. Ho provato il brano, registrato una versione molto libera in casa e l'ho spedita. Con mia grande sorpresa i ragazzi di QB Music mi hanno voluto nel progetto anche se la mia versione di Lilac Wine è quella meno fedele del disco: sembra cantata da Tom Waits. Una versione che dividerà sicuramente... speriamo di non venir insultato via web dagli amanti di Jeff Buckley.  Accetterò le critiche. La mia voce è un compromesso storico, non l'ho mai amata neanche io.

Mescalina: In poco più di un anno Marinere ti ha regalato tantissimo:  premi, collaborazioni...cosa altro puoi desiderare?

Sergio: Il mio percorso musicale è totalmente slegato da tutta la liturgia che sembra interessare il mondo indie, rock e pop ed un po’ più in generale l'ambiente musicale. A me interessa solo riuscire a trovare il tempo per sviluppare il sistema che ho in testa. Mi interessa evolvermi sullo strumento e legare questa evoluzione alla composizione. Posso anticiparti che l'obiettivo non sarà quello di vincere targhe o cose simili. Vorrei diventare un Acoustic Sailor sempre più competente e consapevole che la Musica alla fine è un viaggio. E quel che conta, quando viaggi, non è tanto dove vai ma come ci arrivi. E poi mi comprerò una tigre di pezza, magari un po’ più piccola, e te la ritiro addosso come quando ci siamo conosciuti

Mescalina: Stavolta però me la porto a casa! Beh allora, grazie da tutta la redazione ed i lettori di Mescalina... e buon viaggio...

Sergio: ringrazio la redazione di Mescalina e la tigre che ci ha fatto incontrare in quel del Mei Festival. Forse quel tigrotto non sapeva dove stava andando quel giorno e forse nella vita non serve sempre saperlo.

Info:

www.calonego.it
casacustica@libero.it