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World • Folk • cantautorato

Patrizia Laquidara Cara!

2013 - Luna nordestina

11/03/2014 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Patrizia Laquidara#World#Folk

Era il 2001 quando Patrizia Laquidara (una delle voci più straordinarie che l’Italia abbia avuto modo e onore di annoverare tra le sue, per naturale, sinuosa eleganza, per grana e timbro della voce, personale e suadente, nonché per classe) debuttò con l’album, ormai introvabile, Para você querido Caé, in cui omaggiava appunto la musica di Caetano Veloso; in questi anni i suoi estimatori le hanno domandato molto spesso una ristampa di quel cd, ma l’artista piuttosto ha pensato di farci un regalo ancora più prezioso, un disco ad edizione limitata che raccoglie alcune di quelle canzoni e altre cover di classici brasiliani registrati dal 2000 al 2013 in luoghi differenti (anche insoliti e/o caratteristici, come il Duomo vecchio di Monselice e una sala ottocentesca di Villa Sesso Schiavo di Sandrigo) e con modalità diverse.

Al mutar dei posti e dei tempi corrisponde la varietà degli arrangiamenti e della strumentazione, che spazia così dall’estrema, eppure discreta raffinatezza della Stravinski Chamber Orchestra che accompagna la cantante in pezzi come Minha voz minha vida di Caetano Veloso alla pura, lucente bellezza del risuonare di virtuosismi di piano scintillanti e/o accattivanti nel loro essenziale disegno melodico-ritmico e note fonde di violoncello in brani come Lindeza, ancora di Veloso, o È preciso perdoar portata al successo da Joâo Gilberto.

Ancora: ci si imbatte in sonorità dal sapore adatto ad atmosfere dalle luci soffuse, percorse da brividi e seduzioni sottili, quali quelle che scaturiscono dagli arpeggi di chitarra o dalla malinconia “squisita” del flauto in Fotografia di Jobim, così come nei suoni ancora più asciugati e minimali di canzoni come Amor em paz, firmata Jobim/Vinicius De Moraes, una lunare, irresistibile versione sospirata di Mar e Lua di Chico Buarque, Sonhos di Peninha (che parte lancinante e sofferta a cappella in portoghese, per poi farsi quasi irruente nel cantato dell’adattamento in italiano voce e chitarra), o Samba e amor, ancora di Buarque, per metà interpretata nella traduzione italiana di Sergio Bardotti. Questi brani ammalianti sono imperniati sulla sola chitarra di Giancarlo Bianchetti e soprattutto sul calore carezzevole e seducente della voce limpida e setosa della Laquidara.

Queste canzoni spandono la malia viscerale e antica che giace nel ventre caldo della terra e delle sue canzoni popolari (si presti attenzione al fascino quasi doloroso di O ciume di Veloso), così come la levigatezza incantata e lo splendore ricercato che solo la musica dei grandi maestri dischiude e che i ricami meravigliosi della voce avvolgente, accorata e melodiosa di Patrizia amplifica con grazia serena e istintiva (si ascolti ad es. Beatriz di Chico Buarque ed Edu Lobo).

Se nella versione italiana di brani come Eu sei que vou te amar la Laquidara rinnova con il suo stile inconfondibile la canzone d’autore, il portoghese dispiega ed esalta le armonie dense di umori e di passionalità che vibrano nelle sue corde vocali e danzano lievi e delicate, sgusciando fatalmente dal suo mondo interiore. Applausi emozionati.

 

Track List

  • Minha voz minha vida (C. Veloso)
  • Mar e Lua (C. Buarque)
  • Eu sei que vou te amar/Io so che ti amerò (A. C. Jobim/V. De Moraes, trad. italiana S. Bardotti)
  • Lindeza (C. Veloso)
  • Samba e amor/Samba e amore (C. Buarque, trad. italiana S. Bardotti)
  • O ciume (C. Veloso)
  • Amor em paz (A. C. Jobim/V. De Moraes)
  • Sonhos/Sogni (Peninha, trad. italiana P. Laquidara)
  • Caminhos cruzados (A. C. Jobim)
  • È preciso perdoar (C. Coquejo/A. Luz)
  • Fotografia (A. C. Jobim)
  • O Antonico (I. Silva)
  • Beatriz (C. Buarque/E. Lobo)
  • Retrato em branco e preto (C. Buarque/A. C. Jobim)

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