Massimiliano Larocca Il ritorno delle passioni
2005 - Bandone Music
E allora ben vengano le manifeste passioni di Larocca, ben vengano le sue canzoni ricche di poesia, di citazioni e di un amore, mai nascosto, per la letteratura.
Con lui si viaggia con un libro di Pier Paolo Pasolini sempre aperto, con una canzone di Woody Guthrie che torna alla mente e con Bruce Springsteen che sembra osservare curioso.
"L´etica del viandante" apre il disco con vena malinconica, tratteggiata dal piano e sottolineata dal violino, una bella canzone che mette subito in evidenza i testi di Massimiliano e la sua bella voce: asciutta, credibile, non enfatica. Un bell´inizio che aiuta ad entrare più facilmente nella sua musica, che riserva piacevoli e inaspettate sorprese canzone dopo canzone.
"La fiera della vanità", pur fortemente derivativa, riesce a regalare spunti musicali interessanti. Ogni cosa è utilizzata con misura, strumenti e voce sono sempre in equilibrio e anche l´inserto vocale di Andrea Parodi è un prezioso e calibrato contributo.
La tradizione della canzone popolare, del miglior cantautorato, non solo italiano, è presente in ogni passaggio di questo disco. Non c´è però spirito emulativo in nessuna di queste canzoni, più semplicemente emerge l´amore per la musica e i suoi migliori interpreti, magari anche quelli lontani dalle corde emotive di Larocca.
Infatti, proprio la title track ha un trasporto vicino al miglior Ligabue, al quale Massimiliano non ha certamente pensato scrivendo questa canzone. O meglio, questa è la ballata che avrebbe dovuto scrivere Ligabue.
Certo, poi l´approccio di Larocca è in generale più folk, più vicino alla tradizione che al rock, "Il Sogno di Rimbaud" è lì a dimostrarlo, per non parlare della "Ballata dell´anonimo sovversivo". E dopo Bubola, che alla Prima guerra mondiale ha dedicato un disco intero, anche Larocca dedica un malinconico passaggio a quell´epopea quasi dimenticata. "Nel nome della bella", è infatti la storia di un uomo che piange senza vergogna un amore lasciato per dovere, per un patria che non anima il suo cuore.
La libertà, evocata da Larocca nel finale, è un bene prezioso che nessuno ci regala. Per conquistarla e mantenerla serve passione. E poi, se la passione, come cantava De Andrè, spesso conduce a soddisfare le proprie voglie, quella di Larocca riesce a soddisfare anche le nostre, sempre affamate di buone canzoni.