Massimiliano Larocca Daimon
2023 - Santeria Records / La Chute Dischi / Audioglobe
e questa per il vinile:
Arte pura, dunque, per un disco suggestivo, immediato e colto, denso di riferimenti e di emozioni. Enrico Pantani, uno degli illustratori e artisti visivi italiani più apprezzati, è stato chiamato per il terzo album consecutivo da Larocca a evocare il suo racconto: partendo dai temi del diavolo/angelo custode e del percorso dell'anima, sviluppati nelle dieci canzoni, Pantani si è rifatto all'arte sacra toscana del '400 e alle icone russe di Andrej Rublëv e ha creato un trittico di immagini: il dèmone alato, l'angelo custode, la Madonna col bambino, per ciascun formato del disco.
Che sia un lavoro curato nei minimi particolari è chiaro anche dalla produzione artistica e dagli arrangiamenti di Hugo Race, per la seconda volta presente in un disco di Larocca, a cui poi si è aggiunto in post produzione Nicola Baronti - fra gli altri, nel team di Iosonouncane - , su una house boat galleggiante sul Lago di Massaciuccoli, fornendo il proprio contributo nell'accentuare l'atmosfera riflessiva e sospesa e l'intreccio fra gli strumenti, arricchiti da synth, ottoni, percussioni.
Ma DàimÅn è molto più che un disco di canzoni: infatti reinterpreta il mito di Er raccontato da Platone ne “La Repubblica”, rivelandone il significato profondo della ricerca di senso che dovrebbe animare ciascuno nella propria esistenza, fatta a volte di miracolose epifanie, altre volte da contrasti che sembrano insanabili.
Il soul, la musica dell'anima, sembra proprio la cifra giusta per donare spessore ai brani del disco; un soul in qualche punto tinto nel blues più scuro, proprio come i momenti di inevitabile buio e sconforto, che un essere incontra sul cammino, in primis della voce narrante, ma anche di tutti gli ascoltatori, che a volte si ritrovano in quella, sussurrata e riflessiva, di Larocca, e altre nel suo alter ego femminile, la splendida Federica Ottombrino, già nel duo di culto Fede'n'Marlen, che esprime testi poetici e metaforici dando loro vibrazioni inquiete e sensibili.
Fra Nick Cave e Leonard Cohen, il cantautore toscano si muove con originalità e riveste di tonalità contemporanee tematiche eterne, come la dialettica fra amore e sensi, per esempio in The Love of the Senses, ("It's running through our defences It's running away the Love of the Senses"), con gli archi suonati da Erma Pia Castrota (h.e.r.) su un tappeto di synth che toglie il fiato. Uno degli aspetti più intriganti delle composizioni è infatti l'intreccio fra acustico ed elettronico, fra testi in italiano e altri in inglese o francese (in un racconto che sembra un film à la Godard, La Banlieuecon citazione di Léo Ferré,"Il se peut que tu t'en souviennes sans se connâitre on s'est aimés"); così, se in Giorni di Alcione (i giorni di sole invernale "fatti di creta") Alice Chiari incanta col suo violoncello, in dialogo con l'arpeggio dell'acustica, nella stessa canzone si avverte l'intarsio di un'elettrica, e i suoni sfumano in effetti elettronici.
Sapore di anni Sessanta e di amour fou si ritrova in Fatale, dal testo in inglese e italiano, incorniciata, nell'intro e nell'outro, da suoni che rivelano la modernità dell'idea, mentre anche i riferimenti al recente - e troppo velocemente dimenticato - periodo della pandemia, presenti in Leviatano e Cul de Sac, sono rappresentati da parole in cui il caos prende la forma di un mostro che Parla da profeta Piange da tiranno, ma anche quella del "Signore della Sabbia" che "è tornato Si confonde nel reale prima brilla poi scompare": liriche quasi simboliste, ben sostenute da clima sonoro all'altezza.
Altrove, l'inconfondibile chitarra di Don Antonio Gramentieri in Nessun perduto amore lacera una canzone d'amore dal lieve clima di bossanova, in accordatura aperta, creando echi dissonanti, eppure miracolosamente intonati al "vuoto in fondo al cuore custode del mistero", cantato dalle voci di Larocca e Ottombrino. Ancora, nella ballata L'ora invisibile, dedicata a "chi ci ha lasciato e non tornerà", con l'acustica e i violini in bella evidenza, il sottofondo di synth crea ulteriore sospensione, e risulta perfettamente coerente pure l'intervento quasi rap di Ottombino: "...mi hai detto ritenta ma a chi toccherà inventare un posto che di noi due sa?"
I sublimi musicisti che popolano lo studio forlivense L’Amor Mio Non Muore, quasi interamente analogico, dove si produce un suono che alcuni definirebbero vintage, mentre è solo splendidamente creato, danno tutti un contributo essenziale a una visione condivisa: Roberto Villa al basso, Diego Sapignoli alla batteria e percussioni, i già citati Race (voce, chitarre, basso, tastiere, synth) e Gramentieri, Franco Naddei ai synth, a cui si aggiungono Baronti (tastiere, synth, elettronica) e Matteo Sodini alle percussioni. Ne esce un lavoro compatto e cangiante, che non vediamo l'ora di gustare dal vivo. Queste le date finora annunciate:
27 ottobre Firenze - Casa del Popolo Il Progresso
28 ottobre . Genova Sestri Levante - Ostaia da u Neo
10 novembre - Pozzuoli (Napoli) Factory Leisure club
11 novembre - Vitulazio (Caserta) Mr. Rollys
18 novembre - Milano Arci Scighera
25 novembre - Bertinoro (Cesena) La Rimbomba