Homo Distopiens<small></small>
Italiana • Alternative • songwriter

Fabrizio Tavernelli Homo Distopiens

2020 - Materiali musicali /Lo scafandro

21/07/2020 di Barbara Bottoli

#Fabrizio Tavernelli#Italiana#Alternative #arabeggiante #archi

Un album dall’atmosfera cupa e apocalittica come una pellicola americana, come un romanzo di fantascienza ambientato in un pianeta nebuloso, Homo Distopies si inserisce nell’oscurità di questo periodo pandemico con la veggenza di Fabrizio Tavernelli che, indubbiamente, senza volerlo, crea un pathos empatico con l’ascoltatore che sta vivendo nell’incertezza come se tutto si fosse fermato, trasformandolo in uno spettatore del vuoto sconosciuto. Il cantautore emiliano romanza la realtà in chiave rovinosa, iniziando dall’inquinamento del Pianeta che ha trasformato la Natura in un contenitore con animali imbottiti di plastica e montagne in discariche, saturando l’aria di una tossicità che rade al suolo le città, al punto di far fuggire anche le astronavi di un mondo inospitale; anche in questa rilettura, con lo sguardo attuale, il pensiero volge alle fughe dei mesi scorsi, verso luoghi (forse) migliori, a dimostrazione che questo progetto risente molto dell’attualità, pur essendo precedente all’emergenza sanitaria, ma ad oggi scuote parecchio la coscienza, facendogli acquistare maggior intensità. In equilibrio tra un cambiare per esserci e un chiedersi come sarà un mondo senza di noi, Tavernelli si muove tra punk, elettronica ed archi classici, con visioni distopiche e incursioni orientali nei paesaggi onirici che non dovrebbero essere raggiunti da L’uccello giardiniere che pare seminar tragedia, in un leopadiano Pessimismo co(s)mico.

   L’autore, già noto con En Manque d’Autre e poi con gli AFA, è l’ideatore dell’evento Materiale Resistente del 1995, dimostra l’attaccamento alla propria terra anche col suo primo libro Provincia exotica che mostra anche nel brano attuale Ruscarola in dialetto emiliano. La carriera solista con la propria etichetta Lo scafandro, inizia nel 2010, e l’album Homo Distopiens sembra risentire dei decenni passati che, talvolta, intaccano l’interpretazione che in brani di corposa lunghezza, tende a diventare troppo ridondante perdendo di attendibilità, facendo preferire brani più pungenti come Tormentoni e tormenti che rientra in un inquinamento sonoro. A metà album il brano Oumuamua col Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia diretto da Silvia Perucchetti contrappone alla materialità il sacro evocato dal mistero corale, avvicinandosi all’altro, in una solennità della tarda età e della memoria che si ritrova verso le tracce finali, anche col gergo popolare che rimanda ad un passato lontano dalla psichedelia che costella la maggior parte dei brani. Oggi, con la coscienza smossa dagli avvenimenti, Homo distopies appare più reale e, forse, carico di un’ansietà che sul finale giunge al limite della resistenza, proprio per alcune discese interpretative che celano i testi.

Track List

  • Cose sull`orlo
  • Distopia muscolare
  • Tormentoni e tormenti
  • Lune cinesi
  • Spire
  • Oumuamua
  • Il mondo senza noi
  • Senza fine
  • L`uccello giardiniere
  • Pessimismo co(s)mico
  • Ruscarola
  • Bargigli e pappagorge

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