Fabrizio Poggi Texas Blues Voices
2016 - Appaloosa Records / IRD
#Fabrizio Poggi#Jazz Blues Black#Blues #Mike Zito #Mike Cross #Lavelle White #Joe Forlini #Carolyn Wonderland #Bobby Mack #Shelley King #Davide Miglio #Juri Meneghin
Ho sempre pensato che Poggi avesse una voce adatta ad un versante Country, ma poco in linea con il Blues, e che questo fatto finisse con il penalizzare i suoi dischi precedenti dedicati a questo genere, levando loro una parte del loro valore finale. Non che fossero brutti dischi, (hey man! are u joking?) non mi si fraintenda, ma c'era qualcosa che finiva col lasciarmi sempre la medesima sensazione poco sopra descritta. Oggi Poggi sbaraglia il campo con un disco pensato, voluto e costruito con intelligenza e sagacia, circondandosi da una serie di voci magnifiche. La partenza è affidata ad una grande versione di Nobody's Fault But Mine, scritta da Blind Willie Johnson, ed interpretata da Carolyn Wonderland, blues woman texana di razza che alza subito il tiro con una interpretazione splendida di un classico senza tempo. Walk On arriva dal songbook di Sonny Terry e Brownie McGhee. Alla voce una splendida Ruthie Foster che ci offre una versone solfurea del pezzo. Forty Days And Forty Nights è uno dei pezzi classici di Muddy Waters, in cui possiamo ascoltare Poggi in versione superlativa dare corpo ad un pezzo immortale che si avvale dell'interpretazione di Mike Zito, che con il Texas ha a che fare visto che vive ad Austin da un pezzo, ma che è originario del Missouri.
Rough Edges vede W.C.Clark, figura seminale nella scena blues di Austin, rendere omaggio a suo modo allo straordinario Stevie Ray Vaughan che fece pate della band formata da Clark agli inizi degli anni settanta, e della quale Stevie fece parte. E proprio questo pezzo fu inciso da Vaughan in un singolo uscito nel 1979 e divenuto rarissimo. Lavelle White giganteggia con una formidabile Mississippi, My Home, un lento Blues dove chitarre elettriche della Wonderland e di Bobby Mack si affiancano all'armonica struggente di Fabrizio per un pezza dall'andamento classico. Grandissima versione, tra le più belle di tutto l'album. Neighbor, Neighbor vede scendere in campo direttamente Bobby Mack in un pezzo del 1966 di Jimmy Hughes ripreso nel tempo da gente come Gregg Allman, Grateful Dead, Spencer Davis Group. Una vera gemma. Many In Body è un pezzo di Mike Cross interpretato dal suo autore, vede affiancarsi anche Radoslav Lorkovic al pianoforte, musicista ben noto nel nostro paese con trascorsi che vanno da Dave Moore a Charlie Cinelli. Bello il pezzo che sa di Gospel che si apre al solo di Fabrizio all'armonica.
Di fronte a Welcome Home, interpretata da Shelley King, si torna a livelli di eccellenza assoluta. Intanto il personaggio, una signora che ha trascorsi con Levon Helm, un'album inciso nel 2009 con John Magnie, Tim Cook e Steve Amedée (The Subdudes), ed intitolato Welcome Home. La sua suadente interpretazione del sopra citato pezzo è uno dei momenti più belli di tutto il disco. La voce roca ed intrigant della nostra fornisce l'alibi per lo scatenarsi dell'armonica di Poggi e le chitarre della Wonderland e di Joe Forlini. Formidabile. Wishing Well vede nuovamente esibirsi Mike Cross in un pezzo scritto dallo stesso insieme a Joe Forlini in un pezzo dall'incedere molto classico. Notevole il passo finale affidato ad una scarna Run On interpretata da Guy Forsith che si esibisce alla National Reso-Phonic accompagnandosi al solo Fabrizio in un Blues d'altri tempi.
Cala il sipario, ma prima, ci par doveroso citare l'ottima confezione digipak, impreziosita dallo splendido booklet interno che reca le foto ed il lavoro grafico fatto da Juri Meneghin e Davide Miglio che hanno contribuito a rendere questo disco di Fabrizio Poggi e dei suoi amici texani, una delle uscite più avvincenti e riuscite di quest'anno. Facile pensare farà un figurone nelle playlist di fine anno di molti dei nostri lettori ... e non solo.