Fabrizio Poggi For You
2020 - Appaloosa / IRD
For You è un disco che chiude e per certi versi riapre, la gamma quadrilogica del suo ultimo fare e dire inanellando un quinquennio segnato da Il soffio della Libertà: il blues e i diritti civili (Appaloosa, 2015), Texas Blues Voices (Appaloosa, 2016), Sonny & Brownie's last train (MC Records, 2017) e appunto, For You angolo mancante del discorso. Chi da tempo segue Fabrizio Poggi sa che la sua narrazione blues ha sapore trascendente anche quando di corda elettrica è bagnata e For You allunga la traiettoria per una sublimazione più aggiornata ed intima. Intendiamoci, nel blues la spinta numinosa non è mai slegata da un affondo, da un radicamento a terra. Qui, i “saints” non intercedono, al più affollano la piazza, ascoltano la supplica, si schierano, asciugano il sudore o poco più, ma il grosso, sulla strada del Paradiso, lo fanno sempre vittime o peccatori.
Se Il soffio della libertà agitava il balsamo blue sulla negazione del diritto, Texas Blues Voices distribuiva vitamine e Sonny & Brownie’s Last Train confidava di una tradizione, in tandem. In questo lancio For You sembra chiudere il cerchio spostando farmaco e terapia più giù, scavando l’osso nel midollo di cellule ancora inespresse. A dispetto della stagione estiva, surriscaldata di paure virali e di ozono, For You ha i colori autunnali della maturità conclamata. Brani originali, rivisitazioni, rilasciate per noi come foglie precarie di un attraversamento vitale. La musica di For You è quasi un pretesto per stralci jazz di ottoni, di chitarre blue, di up-right bass, di armoniche, certo di armoniche, le sue, di tamburi e di avorio. For You insomma ricapitola su un timbro altro una poetica che non teme la ripetizione. Il posizionamento è diverso ma il mantra di Fabrizio Poggi è il medesimo, quello della guarigione operata dal blues. Cura implicita, spesso immaginata, comunque bastevole.
Le personalissime interpretazioni di Turning Me Around (vedi anche Ain't Gonna Let Nobody Turn Me Around) diventa Keep on Walkin’, Sweet Chariot diventa semplicemente Chariot, Wayfaring Stranger si trasforma in I’m going there. La sensazione è che questi standard perdano peso ma per camminare più leggere, avanzando senza marciare, scaldano e non ingialliscono, sfuggono alla storia della loro genesi per trovare nuova vita nel nostro andare.
Per questo rilascio ci si affida alle asciugature di Stefano Spina, compositore e polistrumentista con il quale Fabrizio Poggi collabora da diverso tempo, echi di Africa arrivano da Arsene Duevi, la consuetudine del palco e dell’amicizia arriva Enrico Polverari. A questi si aggiunge un nutrito gruppo di musicisti che officiano altri brani di produzione originale ben calibrati nell’healing Game del nostro.
Un lavoro godibile, di apprezzabile continuità e coerenza con il proprio cammino, doti di cui l’autore non manca.
Keep on Walkin’ Fabrizio, for us an’…For You.