Harpway 61<small></small>
Jazz Blues Black • Blues • strumentale

Fabrizio Poggi Harpway 61

2012 - The Blues Foundation

30/08/2012 di Andrea Furlan

#Fabrizio Poggi#Jazz Blues Black#Blues #Strumentale

Devo ammettere di non essere mai stato un appassionato di geografia e di non aver mai provato alcun interesse in aridi elenchi di numeri e capitali. Così purtroppo mi è stata insegnata a scuola e di certo mi è mancato l’insegnante giusto che sapesse coinvolgermi in una materia che può invece rivelarsi interessante. Le occasioni per rimediare però si presentano inaspettate, come Harpway 61, il nuovo album di Fabrizio Poggi. Vi starete domandando: cosa c’entra la geografia con un disco di blues? Invece c’entra, perché i titoli dei quattordici brani sono i nomi di altrettante città americane che hanno visto nascere o affermarsi i migliori armonicisti blues in circolazione. D’obbligo il riferimento alla famosa Highway 61, l’autostrada che unisce New Orleans a Chicago, conosciuta dagli appassionati come Blues Highway, così chiamata perché segna le tappe iniziali del percorso intrapreso dai musicisti neri durante il viaggio che dal delta del Mississippi li ha portati verso il nord. La Harpway 61 è quindi la nuova autostrada del blues, dedicata all’armonica e ai suoi eroi; non resta che partire e seguire le indicazioni del navigatore, un Fabrizio Poggi particolarmente ispirato che ci guida con grande talento lungo un tragitto davvero emozionante.

Harpway 61 è un intenso omaggio a tutti quei musicisti che hanno reso grande l’armonica blues, i maestri che sono stati la sua fonte di ispirazione e d’insegnamento. Viene pubblicato dall’americana Blues Foundation, l’associazione che, oltre a promuovere il blues, si occupa di aiutare tutti quei musicisti che si trovano in difficoltà. Davvero significativa e degna di lode la scelta di Poggi di devolvere l’intero ricavato della vendita del disco a favore dell’organizzazione, testimonianza del suo impegno concreto, il cui gesto va al di là della semplice riconoscenza per quanto ricevuto dagli altri artisti nel corso della sua carriera.

Il violino dei poveri, come Fabrizio ama definire l’armonica, è naturalmente il protagonista assoluto dei quattrodici brani del disco, tutti strumentali (come già in Armonisiana, analogo progetto del 2003) che permettono di assaporare ogni sfumatura del soffio dell’anima. Ognuno di essi è dedicato a un bluesman la cui storia è legata alla città del titolo; i personaggi citati rappresentano il gotha del blues, i cui nomi vanno da Slim Harpo e Little Walter a James Cotton, Sonny Terry e Sonny Boy Williamson per arrivare a Charlie Musselwhite e Paul Butterfield.  Sicuramente un disco per puristi e amanti del genere, ma non solo, basta lasciarsi trasportare dal suono affascinate dello strumento, sapientemente suonato dal musicista pavese, che sfoggia tutta la sua abilità tecnica con naturalezza invidiabile. Gli rendono il compito facile i musicisti che lo accompagnano, bravissimi a creare la base per le sue evoluzioni e a rendere l’ascolto decisamente piacevole. Tino Cappelletti al basso e Stefano Bertolotti e Stefano Resca alle percussioni sono una sezione ritmica tanto precisa quanto dotata della giusta fantasia, Enrico Polverari alla chitarra è un’ottima spalla, un musicista di grande tecnica, mentre l’hammond di Lorenzo Bovo completa e riempie il suono. Ogni tappa del percorso esplora uno stile differente, ma tutto il viaggio è compiuto attraverso la sensibilità e la personalità di Poggi che rendono omogeneo il risultato complessivo. Difficile preferire un brano all’altro, meglio lasciarsi andare al flusso di note magiche ed evocative, ora più cristalline ora più profonde, soffiate nell’armonica da uno dei musicisti più appassionati, preparati e competenti della scena internazionale.

Track List

  • Baton Rouge, LA
  • New Orleans, LA
  • Tunica, MS
  • Clarksdale, MS
  • Greenwood, MS
  • Memphis, TN
  • Greenville, MS
  • Kosciusko, MS
  • Chicago, IL
  • Holly Springs, MS
  • Hornlake, MS
  • Helena, AR
  • Moorhead, MS
  • Tutwiler, MS

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