Eugenio In Via Di Gioia Lorenzo Federici
2014 - Libellula / Audioglobe
I quattro giovani piemontesi nascono artisticamente in strada, si fanno le ossa suonando ovunque come buskers e, con una verve scenica fuori dal comune, attraggono orde di pubblico entusiasta, fino ad affollare con un eclatante sold out l’Hiroshima Mon Amour di Torino.
È la loro miscela di nu-folk e ironia combat a fare la differenza, insieme a uno spirito polemico ma leggero che li avvicina al più tradizionale teatro canzone italiano, da cui prendono la lezione dissacrante di Gaber per trasferirla nelle vie e sui palchi del 2015.
L’esordio con l’album Lorenzo Federici (quarto membro della band che si è unito in seconda battuta a Eugenio Cesaro, Emanuele Via e Paolo Di Gioia) suggella una lunga stagione di festival e partecipazioni live in giro per l’Italia, anticipata dal premio della critica al concorso “Sotto il cielo di Fred” indetto dal Premio Buscaglione, che si aggiunge al già nutrito consenso del pubblico.
Attraversando i territori della canzone di protesta con una freschezza disarmante e una caustica intelligenza, gli Eugenio In Via Di Gioia coniugano swing, folk e atmosfere da balera evitando come la peste slogan asfittici e proclami fuori tempo. Perché è la quotidianità dei ventenni italiani il bersaglio della loro critica, che prende di mira i wall di Facebook o la scena musicale italiana con una gioviale irriverenza, anche se qualcosa di ancora acerbo andrebbe rodato e affinato.
Sta di fatto, però, che la sfida a un certo cantautorato costruito e impostato l’hanno lanciata e per ora l’esito non delude. Se non altro perché questi quattro ragazzi piemontesi si mettono in gioco suonando per la gente, un merito che probabilmente molti altri dovrebbero conquistare, una volta abbandonate le pose da rockstar da pollaio provincial-italico.