Dr. John Ske-Dat-De-Dat. The Spirit Of Satch
2014 - IRD/Proper
Nella tracklist sfilano 13 canzoni, scritte o più spesso interpretate dal grande trombettista, e qui coprodotte e arrangiate insieme alla trombonista Sarah Morrow. A supporto, una folta carrellata di ospiti, tra cui tanti trombettisti della Big Easy - da Nicholas Payton a Terence Blanchard, da Wendell Brunious a James “12” Henderson – tutti nomi che si muovono nel solco di una rivisitazione del jazz tradizionale (dallo swing fino all'hard bop) supportata da una tecnica eccelsa. Il tentativo è però quello di reintepretare soprattutto l'Amstrong cantante e intrattenitore, maestro dello scat singing. I risultati sono discontinui: sembra quasi che manchi al “dottore” una chiara focalizzazione dell'obiettivo musicale a cui puntava, lasciandosi trascinare dal partner di turno. Così il jazz-funk di Mack The Knife, che pur parte fortissimo, deraglia fuori strada con il cantato hip-hop di Mike Ladd, decisamente fuori luogo. Lo stesso capita con Tight Like This, guidata dalla rapper canadese Telmary e rifinita del campione del jazz afrocubano Arturo Sandoval: un omaggio retorico e manieristico ai suoni caraibici. Sometimes I Feel Like A Motherless Child, cantata da Anthony Hamilton, suona anch'essa fuori registro e oscilla pericolosamente verso un pop mieloso.
Ma c'è ospite e ospite. What A Wonderful World, insieme ai Blind Boys of Alabama, è incredibilmente la versione che non avete ancora sentito di un pezzo spolpato da mille intepretazioni. E anche Bonnie Raitt, il cui blues elettronico sembrerebbe lontanissimo dallo stile di Satchmo, fa il suo dovere in I'Ve Got A World On A String, piena di humour e swing. Il gioco riesce però alle perfezione quando Dr. John fa davvero “il dottore” e affila il coltello del suo killer-funk, spalleggiato dai riff carichi di ritmo della sezione fiati. Gli esempi più riusciti sono Got Bucket Blues (dove Nicholas Payton è grandioso e ineccepibile), Dippermouth Blues, il gustoso duetto con Shemekia Copeland di Sweet Hunk O' Trash e la conclusiva When You're Smiling, colorata dai fiati sgangherati e dalla tromba “sordinata” della Dirty Dozen Brass Band: e qui Armstrong avrebbe davvero giocato in casa!
La sensazione finale è quella di un disco colorato, piacevole, allegro, ma riuscito a metà. Dr. John si fa apprezzare per la cultura musicale enciclopedica, la creatività, la voglia di affrontare nuove sfide e il coraggio di guardare in faccia un mostro sacro come Armstrong. Ma forse puntare su un nucleo più ristretto di musicisti, scegliersi un produttore vero e tagliare l'elenco degli “invitati” avrebbe giovato meglio alla riuscita del lavoro. In attesa della prossima puntata, Ske-Dat-De-Dat basta e avanza per divertirsi.