Dayna Kurtz Rise and Fall
2015 - Kismet / Appaloosa / IRD
#Dayna Kurtz#Americana#Folk #IRD International Records Distribution #David Allan Coe #Duke Elligton #Willie Dixon
La voce corposa e calda della Kurtz domina infatti da raffinata signora della musica non solo l’intro a cappella di The Hole, ma i suoni impalpabili e poetici degli archi, le chitarre che sgocciolano lente, le note di accordion, organo o tastiera, o quelle conchiuse e placide di piano; in atmosfere minimali, eppure appunto avvolgenti, dalla bellezza misurata colma di grazia, talora immersa in una sacralità essenziale, oppure solenne e mutuata dal gospel.
Le parole della cantautrice sono gravide di un’intensità preziosa, che raccontino quell’amore in grado di regalare l’impressione di ballare “on god’s holy ground”, o di prolungarsi oltre la morte come un’attesa affettuosa che accarezza le stagioni con sguardo poetico (v. la meravigliosa If I Go First), o che narrino un abbraccio che ti fa sentire “precious and wild” (It’s How You Hold Me), le leggi della passione che prevalgono sul buon senso, o ancora valori e natura da salvaguardare pensando ad un eventuale prossimo avvento dell’apocalisse (nella religiosa, sentita, mai banale Raise the Last Glass).
La Kurtz ha un’eleganza plastica e terrena; è dotata di saggezza realistica che tra folk, blues e gospel sa cantare il quotidiano in piccole immagini delicate e l’amore in un rosario di promesse di una profondità e, insieme, di una semplicità accorata, sa rievocare la sofferenza con discrezione, ma anche condensare la rabbia, confessare desideri segreti e disagi di chi ama il silenzio, sa scrivere “the saddest lullabies” (Far Away Again), così come rassicurare.
Nella versione deluxe del lavoro le dieci ballate dell’album, il cui sapore folk è accentuato talora dal ricorso al banjo e colorato di tinte morbide dal suono languido della lap steel (v. A Few Confessions o, in parte, la conclusiva You’ll Always Live Inside of Me, cover di David Allan Coe), è accompagnato anche da un bonus cd con Touchstone, pezzo soul che risale al 1997, e quattro cover che rileggono in forme personali, più che equilibrate ed eleganti, brani di Duke Ellington e Willie Dixon o altri classici (I Get The Blues When In Rains, composta a fine anni ’20 e That’s How Strong My Love Is, portata al successo da Otis Redding), in quella che sembra quasi una coda del progetto in due volumi Secret Canon, a ennesima conferma dell’amore della Kurtz per il blues, il country, il soul e il jazz.