Rise and Fall<small></small>
Americana • Folk • blues, gospel

Dayna Kurtz Rise and Fall

2015 - Kismet / Appaloosa / IRD

26/10/2015 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Dayna Kurtz#Americana#Folk #IRD International Records Distribution #David Allan Coe #Duke Elligton #Willie Dixon

Si afferma spesso che non si dovrebbe giudicare un libro dalla sua copertina, ma nel caso dei dischi una cover significativa può già essere una carta di presentazione ideale: l’artwork di questo album di Dayna Kurtz già preannuncia le sue sfumature a tratti malinconiche, ma anche la capacità di riscaldare come i colori intimi, netti e caldi che campeggiano nella cover art di Caroline Hwang e come quella coperta di foglie che avvolge la possibile caduta del personaggio in copertina.

La voce corposa e calda della Kurtz domina infatti da raffinata signora della musica non solo l’intro a cappella di The Hole, ma i suoni impalpabili e poetici degli archi, le chitarre che sgocciolano lente, le note di accordion, organo o tastiera, o quelle conchiuse e placide di piano; in atmosfere minimali, eppure appunto avvolgenti, dalla bellezza misurata colma di grazia, talora immersa in una sacralità essenziale, oppure solenne e mutuata dal gospel.

Le parole della cantautrice sono gravide di un’intensità preziosa, che raccontino quell’amore in grado di regalare l’impressione di ballare “on god’s holy ground”, o di prolungarsi oltre la morte come un’attesa affettuosa che accarezza le stagioni con sguardo poetico (v. la meravigliosa If I Go First), o che narrino un abbraccio che ti fa sentire “precious and wild” (It’s How You Hold Me), le leggi della passione che prevalgono sul buon senso, o ancora valori e natura da salvaguardare pensando ad un eventuale prossimo avvento dell’apocalisse (nella religiosa, sentita, mai banale Raise the Last Glass).

La Kurtz ha un’eleganza plastica e terrena; è dotata di saggezza realistica che tra folk, blues e gospel sa cantare il quotidiano in piccole immagini delicate e l’amore in un rosario di promesse di una profondità e, insieme, di una semplicità accorata, sa rievocare la sofferenza con discrezione, ma anche condensare la rabbia, confessare desideri segreti e disagi di chi ama il silenzio, sa scrivere “the saddest lullabies” (Far Away Again), così come rassicurare.

Nella versione deluxe del lavoro le dieci ballate dell’album, il cui sapore folk è accentuato talora dal ricorso al banjo e colorato di tinte morbide dal suono languido della lap steel (v. A Few Confessions o, in parte, la conclusiva You’ll Always Live Inside of Me, cover di David Allan Coe), è accompagnato anche da un bonus cd con Touchstone, pezzo soul che risale al 1997, e quattro cover che rileggono in forme personali, più che equilibrate ed eleganti, brani di Duke Ellington e Willie Dixon o altri classici (I Get The Blues When In Rains, composta a fine anni ’20 e That’s How Strong My Love Is, portata al successo da Otis Redding), in quella che sembra quasi una coda del progetto in due volumi Secret Canon, a ennesima conferma dell’amore della Kurtz per il blues, il country, il soul e il jazz.

 

Track List

  • Rise and Fall:
  • It’s How You Hold Me
  • You’re Not What I Need (But You’re All That I Want)
  • Raise the Last Glass
  • If I Go First
  • Eat It Up
  • Yes, You Win
  • Far Away Again
  • A Few Confessions
  • The Hole
  • You’ll Always Live Inside of Me
  • Bonus Cd:
  • Touchstone
  • All Too Soon
  • My Babe
  • I Get The Blues When It Rains
  • That’s How Strong My Love Is

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