Brunori Sas Il cammino di Santiago in taxi
2014 - Picicca Dischi
Cosa aspettarsi da questo terzo volume? Di certo Brunori e la sua squadra hanno capito che formula vincente non si cambia e così dal punto di vista sonoro non ci sono sorprese: è sempre lo stesso Brunori con arrangiamenti scarni, melodie orecchiabili e ritornelli che entrano subito in testa pronti per essere urlati a squarciagola durante i concerti.
Code strumentali e assoli portano in primo piano una band che finora era rimasta quasi nascosta. Qua la troviamo presente, complice probabilmente il fatto che le registrazioni siano avvenute nello studio mobile di Vinicio Capossela, nella chiesa di un ex-convento dei Cappuccini, in cui si è sperimentata una voluta convivenza con tutta la band. E si percepisce tutto l’affiatamento trovato, come accade ne Il manto corto (unica canzone strumentale del disco), o in brani come Pornoromanzo, Il Santo morto e Sol come sono sol.
Ma un disco di Brunori lo si ascolta soprattutto per i testi: quel mix giusto di ironia e malinconia che portano all’identificazione collettiva. Il tema del disco è la tensione irrisolta tra cervello emotivo e cervello razionale. Come scritto nel comunicato che accompagna il disco “quel che emerge è l’attrito fra due opposti: la pazienza necessaria ad un qualsiasi percorso di approfondimento e il desiderio di arrivare prima possibile ad una qualche meta per passare velocemente ad altro. Come intraprendere il cammino di Santiago in taxi, appunto”.
Con questo terzo disco Brunori tenta di riportare lo sguardo in profondità, dribblando le distrazioni e le tentazioni di questo tempo, del suo ego, della sua semplice natura umana. Non a caso il primo singolo estratto è Kurt Cobain, un brano in cui si tenta di andare oltre le apparenze, prendendo spunto dalle vite di due icone dei nostri tempi Kurt Cobain e Marilyn Monroe: “vivere è come volare ci si può riuscire soltanto poggiando su cose leggere. Del resto non si può ignorare la voce che dice che oltre le stelle c’è un posto migliore. Un giorno qualunque ti viene la voglia di andare a vedere, di andare a scoprire se è vero, che non sei soltanto una scatola vuota o l’ultima ruota del carro più grande che c’è. Ma chiedilo a Kurt Cobain come ci si sente a stare sopra un piedistallo e a non cadere. Chiedilo a Marilyn quanto l’apparenza inganni e quanto ci si può sentire soli e non provare più niente, non provare più niente, e non avere più niente da dire”.
Non manca la canzone ironica, fotografia dei giorni nostri, come Mambo reazionario: “alla fine ti sei sposato, alla fine lo hai fatto in chiesa, alla fine hai rinunciato anche all’ultima pretesa. E alla fine ti sei piegato alle logiche del mercato: il televisore al plasma e il divano cammellato. E il tempo delle molotov, tutti pazzi per Maria, ufficiale e gentiluomini della polizia non ti rincorrono più. È un mambo un po’ precario, come farà chi non ha un soldo ad apparire milionario?”.
Quelli che hanno amato Il giovane Mario, brano d’apertura del disco precedente, non saranno delusi da La vigilia di Natale, una canzone amara che parla della quotidianità che si prende la tua vita mentre il tempo trascorre tra famiglia e lavoro mentre vorresti essere altrove.
Il cammino di Santiago in taxi è un disco che non delude: è un disco dolceamaro come gli altri dischi di Brunori, fatto di ritornelli facili che si accompagnano a riflessioni esistenziali che scorrono via tutte d’un fiato e che, una volta terminate, vuoi di nuovo riascoltare.