live report
Brunori Sas Milano / Teatro degli Arcimboldi
Concerto del 19/02/2018
Un Brunori. Due Brunori. Tre Brunori. La ragione. Il cuore. La pancia. Il filosofo. Il sentimentale. L'istintivo. Pirandello e Socrate, Rino Gaetano e Giorgio Gaber, Lamezia e Milano, la pasta al forno e il ramen, l'Aspromonte e il mare, la chitarra e il piano, il Novecento e la società liquida.
Brunori a teatro - Canzoni e monologhi sull'incertezza - Uno spettacolo a tre facce, la nuova forma di teatro canzone, che Dario Brunori ha concepito come regalo speciale, per sé e per il proprio pubblico, per i suoi quarant'anni, fanno tappa a Milano, riempiendo il teatro Arcimboldi per due volte, come in tutta Italia.
Un sold out sulla fiducia, visto che pochissimo del progetto era trapelato, prima dell'inizio del tour. Fiducia totalmente ricompensata, da un concerto compatto e poliedrico insieme, nel quale Brunori mette a nudo le tre facce della propria creatività, alternandole con gusto e ritmo.
Tutte le tracce dell'album dello scorso anno sono riproposte, con arrangiamenti nuovi, ricchissimi, grazie a una piccola orchestra di sei musicisti, che chiamare band sarebbe riduttivo, e che, prima velata, poi presentata con piena evidenza, sottolinea, senza retorica e con efficacia, i passaggi più significativi del discorso che Brunori vuole intessere con il pubblico. Un filo logico sottile, ma tenace, composto da testi cantati, alternati ad altri scritti e recitati, di cui preferiamo non rivelare i dettagli, per lasciare il gusto della scoperta e il piacere di farsi condurre dall'artista nel suo e nel nostro mondo, nelle nostre paure e nelle speranze, fra battute fulminanti e riflessioni durissime e disincantate.
L'incertezza di questi tempi liquidi sta dentro e fuori le canzoni; la violenza personale e quella collettiva, il conformismo e l'individualità, l'amore e la morte, l'ironia e la tragedia, sentimenti sfumati o violenti, lacrime e sorrisi, sono la sostanza dei brani, raccontati o cantati. In questo spettacolo, che contiene soli sedici brani cantati, ma che dura ben più di due ore, non c'è differenza né soluzione di continuità fra monologhi o canzoni. Ed è questa la scommessa, vinta da Brunori: condurre il suo pubblico, abituato a un semplice concerto, in una dimensione teatrale, con grande spazio alla musica splendidamente suonata e percepita (grazie al tocco magico di Taketo Gohara), ma sostenuta anche da scenografie surreali e da luci sapientemente dosate, che giocano con le ombre, esprimendo un'incertezza condivisa e dolente, ma che si può superare con la ragione, il cuore, e anche un po' di istinto.
Non a caso, la chicca che Brunori regala al pubblico di Milano è un'intensa "La vigilia di Natale", summa della condizione dell'uomo contemporaneo; non a caso, uno dei due bis è "Kurt Cobain", in bilico fra il volo e la realtà. E, se la zampata sarcastica di Brunori arriva, quando, ad esempio, esclama "ho parlato male del primo maggio, e mi hanno chiamato al concerto...ho parlato male di Raitre, e mi hanno invitato a fare una trasmissione...ho scritto "L'uomo nero", ma da Salvini manco una telefonata! Eh no, non si fa così, non è bello!", arriva anche tutto il carico di filosofica poesia, quando invita a vivere, dicendo "Dobbiamo iniziare a occuparci e non a preoccuparci!".
Per questa sera, occupiamoci dell'incerta bellezza che Dario Brunori sa condividere con noi. Forse può bastare, per iniziare.
(Foto di Giovanna Mentasti)
SETLIST
Secondo meLa vita liquida
Lamezia Milano
Canzone contro la paura
Colpo di pistola
Don Abbondio
L'uomo nero
Sabato bestiale
Diego e io
Il costume da torero
Come stai
La vigilia di Natale
La verità
La vita pensata
BIS
Kurt Cobain
Arrivederci tristezza