Hostaria Cohen<small></small>
Italiana • Rock • Rock Blues

Arianna Antinori Hostaria Cohen

2017 - Hostaria Records

18/12/2017 di Ricardo Martillos

#Arianna Antinori#Italiana#Rock #Mauro Paoluzzi

Magari se ne sono accorti in pochi, è il destino dei migliori, ma l'esordio della prodigiosa Arianna Antinori nel lontano 2012, aveva scosso alle fondamenta la sonnacchiosa scena indipendente italiana. Intendiamoci, non che da noi mancano i bravi cantautori o i gruppi emergenti di talento ma bene o male mangiano tutti nello stesso piatto e raramente troviamo qualcosa che ci colpisce nel profondo. Arianna ha una voce talmente potente che raramente abbiamo ascoltato qualcosa di simile dalle nostre parti e il paragone con la sua inevitabile icona e ispiratrice Janis Joplin appare del tutto legittimo e pienamente giustificato. Non si vince per caso un concorso per esibirsi al fianco degli storici Big Brother e il suo provino con Mercedes Benz è una roba che lascia a bocca aperta per la sua genuinità e somiglianza con l'originale della texana.

C'era quindi molta curiosità intorno al suo secondo album, Hostaria Cohen, che giunge dopo 5 lunghi anni e che da sempre è la prova più difficile per qualsiasi artista. La cantante romano-vicentina ha voluto fare un doppio salto mortale, finendo per sorprendere e spiazzare tutti. Pur consapevole che i suoi ascoltatori la conoscono per la facilità con la quale rielabora standard blues e rock, Led Zeppelin e Beatles fra gli altri, ha deciso che il suo secondo disco doveva essere cantato in italiano (!).
Scelta coraggiosa, ma per l'Antinori rischiare è la norma, e sinceramente il primo ascolto lascia completamente spiazzati.
L'impressione è che con la lingua italiana qualcosa vada perso, le portentose corde vocali di Arianna sembrano meglio adattarsi al cantato inglese, da sempre la lingua ottimale per chi suona rock, blues e similia. Del resto nel panorama nostrane sono davvero poche le cantanti che sono emerse proponendo rock cantato in italiano, a memoria ci viene in mente la Gianna Nannini periodo California ma è davvero una mosca bianca. E qui non stiamo a scomodare le nostre irresistibili interpreti dei sessanta, Rita Pavone, Patty Pravo, Caterina Caselli, quella è preistoria, sia pur gloriosa a suo modo.

Il titolo del disco, Hostaria Cohen, fa riferimento al Chelsea Hotel dove un giorno si incontrarono Janis Joplin (sempre lei) e Leonard Cohen, da qui il richiamo all'osteria, già glorificata a dovere dal grande Francesco Guccini degli esordi.
Ci vogliono diversi ascolti per apprezzare al meglio la nuova Arianna Antinori, questo è un disco con molte luci, qualche ombra, ma che nel complesso possiamo ritenere riuscito. In ambito italiano è al top.

Fra le cose migliori citiamo la stessa Hostaria Cohen, una ballatona rock che fa risaltare al meglio le doti vocali della romana, l'hard rock di Non c'è più tempo, forse il vertice del disco e di Uomo in mare che da voce alla disperazione umana, uno dei brani più veloci dove la nostra si esibisce in coretti che ricordano il Robert Plant di Whola Lotta Love. A cena con la vita, altra song importante, ha un intro hendrixiana che la voce in italiano stempera quasi subito, un rock blues classico perfettamente in linea col resto del disco, al pari del rock paludoso di Chiodo Fisso che ci piacerebbe sentire eseguita in inglese. Presente fra le 12 tracce anche una vivace e veloce cover del celebre La Notte, che oltre 50 anni fa, era il 1965, rese famoso l'italo-belga Salvatore Adamo.
Ma sono le slow songs quelle dove l'Antinori dimostra di avere una marcia in più sulla concorrenza, bellissima in questo senso è Martha "Latte e Sangue", drammatica storia d'amore al femminile ma pure Dracula, chiamateci visionari ma ci sentiamo qualcosa dell'immensa Mia Martini ed è un complimento non da poco.

Quello che sembra far difetto a Hostaria Cohen è la fase compositiva, non sempre brillantissima se vogliamo essere sinceri, certo le canzoni hanno nerbo e viaggiano bene ma l'impressione è che i prodigi vocali di Arianna riescono a mascherare i pezzi che hanno una ossatura di base più debole.
Responsabile della parte musicale è il noto Mauro Paoluzzi (ha lavorato con Vecchioni e la Nannini tanto per citarne due) che ha pure prodotto il disco in maniera impeccabile. Per i testi si sono spartito il lavoro Raffaello Riva, Elio Aldrighetti e Vincenzo Incenzo , il più bravo di tutti (Martha e Chiodo Fisso al suo attivo)
Per quanto possa valere il nostro consiglio preferiremmo per il futuro un ritorno alla lingua inglese, da sempre la più adatta a certe strutture rock, blues e similia, come ampiamento dimostrato dalle infuocate esibizioni live della Antinori, dove le covers abbondano e sono di grande qualità.
Ma onestamente non ci sentiamo di buttarle la croce addosso, ha fatto la sua onesta scelta e va rispettata e ad ogni buon conto se cercate del sano e robusto rock'n roll cantato in italiano non troverete a giro molto di meglio di questo Hostaria Cohen.
Che altro aggiungere, il disco ha come il precedente una splendida e coloratissima copertina, una sorta di Antinori meets Joplin con una foto che Andy Fluon ha rielaborato a disegno che la ritrae come in una celebre foto della compianta texana.
L'album ha avuto una trionfale presentazione all'Alcatraz di Milano con una esibizione dove la romana si è presentata con una band che definire allargata sembra riduttivo visto che erano presenti qualcosa come 25 musicisti. Si sono fatte le cose in grande perché Arianna Antinori è già una grande, diamo tempo al tempo, prima e poi se ne accorgeranno tutti. Ci crediamo.

 

 

 

 

 

 

 

Track List

  • Il Cappellaio di Dio
  • Chiodo fisso
  • Mai
  • Uomo in mare
  • Hostaria Cohen
  • Non c`è più tempo
  • Martha "latte e sangue"
  • Sir Michael Philip
  • Dracula
  • La Notte (Cover di Adamo)
  • A cena con la vita
  • Buon viaggio Mr Jones

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