Si inizia con uno splendido apericena alle 19.00 ed uno spettacolo alle 20,30 a cui non potevo mancare in questo minuscolo locale legnanese, The Stand, di recente riapertura che propone concerti di artisti italiani di ottimo livello e gestito egregiamente per la scelta artistica da Fabio Lococciolo.

La band che accompagnava Arianna Antinori era inedita e costituita da Giovanni De Roit alla chitarra ritmica, Carlo De Bei alla chitarra solista di Chioggia, Venezia, Paolo Pablo Drummadores Bertorelle alla batteria di Padova e Manuel Bisetto al basso di Treviso. Una serata emozionante in cui Arianna ed il suo gruppo hanno proposto un ottimo rock-blues dal tocco psichedelico. La Janis Joplin italiana per chi ancora non la conoscesse è nata a Roma nel 1981, è cresciuta a Velletri e vive dal 1996 a Vicenza, a The Stand si è presentata per l’appunto con un nuovo quartetto in cui basso, batteria e chitarra solista sono particolarmente affiatati in quanto fanno già parte dei Red Maldera, un power trio che lo scorso anno, hanno pubblicato un CD intitolato Million Dollar star. A dir poco eccellente, se non eccezionale, è risultato Carlo De Bei, di Venezia, già chitarrista con Mango per oltre dieci anni (era sul palco il giorno in cui Giuseppe Pino Mango è morto colpito da infarto in concerto il 7 Dicembre 2014 al Palaercole di Policoro in provincia di Matera in Basilicata) e con i Matia Bazar.

Arianna è in perfetta forma e la sua voce è davvero possente, efficace, una vera forza della natura, raggiungendo l’apoteosi riproponendo ben cinque classici senza tempo di Janis Joplin: Piece of my heart (scritta e prodotta da Bert Berns e Jerry Ragovoy e per prima interpretata nel 1967 dalla cantante di R & B e gospel Erma Vernice Franklin, la sorella maggiore di Aretha Franklin), Raise your hand (di cui esiste una bellissima versione cantata assieme da Janis Joplin con Tom Jones nel 1969), Move over, Me and Bobby Mc Gee e Mercedes Benz ma sarebbe del tutto riduttivo pensare che questa serata ed in assoluto i concerti della Antinori siano dei semplici tributi all’artista texana trapiantata in California. Il valore aggiunto sta nella bontà delle composizioni di Arianna e del suo staff.

Un’ora e mezza di spettacolo in cui la Antinori ci ha deliziato con una grinta davvero insuperabile e con sette canzoni originali tratte dal suo album. Un disco edito nel 2012, autoprodotto ed ora ristampato a fine 2015 dall’etichetta veneta Klasse Uno con un brano in più, Shut Up in due versioni, la seconda re-intitolata Shut Up re-edit, ossia in una variante più orecchiabile e radiofonica. Si incomincia con Night time is the right time di Ray Charles ma qui in versione Creedence Clearwater Revival, a cui seguono diversi brani dal disco sopracitato che ora è stato pubblicato e disponibile anche in vinile. For my friend e Our Days sono le sue canzoni più belle che brillano di luce propria. For my friend é uno slow rock dallo stampo classico a cui seguono dal suo repertorio di brani originali You know, Gone, I give, Shut Up, I see you e Our days. Le cover sono state davvero azzeccate a partire da Helter Skelter dei Beatles con un assolo di Giovanni De Roit, chitarrista dal look armonioso e dal temperamento quieto, chitarrista di stampo psichedelico, mentre Carlo De Bei prende in mano le redini della situazione con un secondo assolo di chitarra distorta e fragorosa e con un breve verso alla Voodoo Child del mitico trio Jimi Hendrix Experience. Helter Skelter é riproposta in chiave psichedelica, demoniaca, acida e con la band ancora una volta che picchia duro e dal sound vigoroso, tagliente, potente.

Arianna non manca di stupirci passando con disinvoltura da un lento d’atmosfera (o quasi), Oh! Darling dei Beatles a delle fragorose versioni di puro hard-rock come Communication Breakdown e Immigrant Song, entrambe pescate dal repertorio dei Led Zeppelin. A seguire, la band e Arianna, all’unisono sono per davvero indemoniati in un blues in chiave rock and roll come Shake your money maker (versione Peter Green dei Fleetwood Mac) con Carlo De Bei alla chitarra slide e con un assolo di batteria. Il concerto a The Stand è stato intenso, tirato al punto giusto, con musicisti grintosi e dal giusto groove. Il disco omonimo di Arianna Antinori é vivamente consigliato a tutti gli appassionati di rock, psichedelìa, blues e rock and roll (sia in CD che in vinile) mentre dal vivo invece lei è semplicemente straordinaria e perciò non fatevela sfuggire se vi capita di scoprire che suona dalle vostre parti!

Foto di: Sara Borsani

 

TRACK LIST

. Night time is the right time (brano scritto da Roosevelt Sykes nel 1937, incisa da Nappy Brown nel 1957 e portata al successo da Ray Charles nel 1958, gli Animals nel 1964 e qui nella versione Creedence Clearwater Revival che la incisero nell’album Green River nel 1969)

. Gone

. Oh! Darling (cover brano dei Beatles del 1969 dall’album Abbey Road)

. I give

. For my friends

. Piece of my heart (cover del brano dei Big Brother and The Holding Company con Janis Joplin e dall’album Cheap Trills del 1968)

. You know

. Helter Skelter (cover di un brano dei Beatles dal White Album del 1968)

. Shut Up

.  I see you

.  Communication breakdown (cover di un brano dei Led Zeppelin dal loro album d’esordio del 1969)

.  Raise your hand  (cover di un brano di Janis Joplin, 1969)

.  Our days

.  Me and Bobby Mc Gee (di Kris Kristofferson, versione Janis Joplin)

.  Move over ( cover di un brano di Janis Joplin dall’album Pearl del 1970)

.  Immigrant Song (cover del brano dei Led Zeppelin dall’album Led Zeppelin III del 1970)

Shake your money maker (cover del brano di Elmore James del 1961,  qui in versione  Peter Green’s Fleetwood Mac del 1968)

ENCORE / BIS

Mercedez Benz (accapella, cantata soltanto da Arianna Antinori senza band)