Il mio libretto di lavoro

Il mio libretto di lavoro


30/01/2018 - News di Luigi Lusenti

 

Capita che a una certa età si debba rovistare nel proprio passato per ritrovare contributi pensionistici versati in tempi ormai lontani. Capita che, fra il congedo militare, il libretto universitario, l'attestato della partecipazione alle olimpiadi dei ragazzi compaia una pubblicazione giallo smunto, con scritte ancora a mano, nella grafia un po tonda degli anni sessanta.

C'è scritto sopra “libretto di lavoro”. Un oggetto di modernariato sicuramente che neppure tu ricordavi di avere. Lo sfogli curioso di un tempo caduto ormai nell'oblio. Infatti, se ricordo bene, fu abolito nel 2002, ma da tempo non era più utilizzato.

Che ci fa ti domandi, visto che la data è del 1968, fra la fine delle scuole medie e l'inizio del liceo? Erano anni di scoperte, di voglia di libertà, di viaggi low costo perché erano fatti in sacco a pelo e con l'autostop. Così ricordi che avevi appena compiuto i 15 anni e volevi andare in vacanza da solo, con gli amici. Voglia di andare, più che di arrivare. Voglia di viaggiare, senza meta.

Chiedere i soldi ai genitori neppure parlarne. Ti hanno detto: “se vuoi andare da solo vai, ma i soldi per andarci te li devi guadagnare”.

E così da bimbetto timido e ben educato vai al supermercato sotto casa. “Vi serve qualcuno per sistemare i carrelli”: non ci speri molto ma non sapresti che altro fare. E scopri invece che hanno bisogno, scopri anche che, invece di qualche centinaia di lire che pensavi il direttore ti avrebbe messo in mano alla fine della giornata, ti propongono di lavorare per giugno e luglio, ma non precariamente, assunto con libretto di lavoro e contributi versati. Così a distanza di 50 anni, scopri che, nel 1968, per due mesi di lavoro estivo un ragazzino “senza arte né parte”, che voleva solo un po' di soldi per farsi la prima vacanza libero dalla famiglia, ha guadagnato 31.000 lire e gli sono stati versati anche i contributi pensionistici: 9.920 lire.

Altri tempi? Si, ma certamente migliori per chi lavorava.