The Smashing Pumpkins Atum: A Rock Opera in Three Acts
2023 - Martha`s Music, Thirty Tigers
#The Smashing Pumpkins #Rock Internazionale#Alternative #The Smashing Pumpkins #Billy Corgan
Atum: A Rock Opera In Three Acts ricalca l'evoluzione artistica e le stravaganze sonore proprie di predecessori ingombranti, Mellon Collie and The Infinite Sadness (1995) appunto o Machina/The Machines of God (2000); intatto l'orgoglioso desiderio di meravigliare, di farlo creando in totale autonomia nuovo materiale. Atum concretizza un'epica, colossale opera rock ispirata dalla fantascienza, una, volutamente frammentaria, immersione nel suono delle Zucche che spazia attraverso quasi tutte le epoche vissute in carriera dagli Smashing Pumpkins. Non mancano ovviamente complessità evitabili, ma, al netto di un triplo album, sono tanti i momenti piacevoli, anche trionfali.
Le tracce svelano piacevoli synth vintage, chitarre possenti e alcune grandi canzoni, il che non guasta. Il flusso melodico è affascinante, intrigante, il ritmo, nonostante l'imponente, forse esagerata durata, non cede alla noia, e in fin dei conti l'esperienza è come sempre totalizzante, audace quando si tratta delle Zucche e l'infinita autoreferenza del buon caro Billy.
La formazione ricalca quella classica, "storica" per tre quarti con Jeff Schroeder ormai in pianta fissa nella lineup dalla reunion (2007). Billy Corgan - James Iha - Jimmy Chamberlin sono sempre un bel sentire anche in veste pop-elettronica. I passaggi migliori nel primo disco o atto sono Butterfly Suite, The Good In Goodbye, Steps In Time, mentre il secondo capitolo offre, con Empires, Moss e Beguiled, le situazioni più congeniali della tracklist. Il terzo e ultimo concepimento evoca inizialmente inquietudine, e questa sensazione di disagio etereo prende forma in brani come Intergalatic o l'opener Sojourner, mentre si acquieta, rasserena, nelle emotivamente probanti Pacer e Spellbinding.
Avrebbero potuto regalarci un classico disco alternative composto da una dozzina di canzoni, per sancire la continuità creativa dopo Cyr (2020), ma troppo scontato e banale per il fervido genio di Corgan: aveva promesso un kolossal, ed è stato di parola, con pregi e difetti propri di una qualsiasi gigantesca composizione musicale.