Með suð Í eyrum við spilum endalaust<small></small>
Rock Internazionale

Sigur Ros Með suð Í eyrum við spilum endalaust

2008 - EMI

16/07/2008 di Massimo Sannella

#Sigur Ros#Rock Internazionale

Il segno dei tempi? Speriamo di no, ma mentre si assiste impotenti allo scioglimento degli eterni ghiacciai che contrappesano, a nord e sud, le estremità del globo, pare che anche la meravigliosa “sfera di cristallo” che ci ha conservato – fino ad oggi – la splendida poesia boreale dei Sigur Rós cominci a sgocciolare, a cedere punti a favore di un ansia da prestazione, a sbaraccare l’impalcatura di quelle magie per fare posto a qualcosa di palafittato che sa di “extra-light” - sensazione già captata nel precedente “Takk” – , come una esigenza forsennata di creare “a rischio e basso costo d’impatto” una nuova silouette di gruppo, dove anche si avverte il fiato sul collo della nuova politica “di ritocco” delle major, in questo caso la Emi.
“Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust” : tradotto in “Con un ronzio nelle orecchie suoniamo all’infinito”, registrato tra Reykjavik, Cuba e Londra, ci presenta la nuova “grafica sonora” degli islandesi Sigur Rós e, dove prima – ad ogni loro uscita discografica - alloggiava il senso emotivo dello stupore ora si affitta una certa dubbiosità, un prendere con le molle quello che fino a ieri si toccava con mano, un “sentirci chiaro” preventivo, necessario.
Prodotto da Flood ( PJ Harvey,U2, Depeche Mode e Smashing Pumpkins) l’album di Jón þor Birgisson e soci prende le distanze dalle sonorità cult post-rock del loro marchio di fabbrica e approda su battigie “di apertura verso l’esterno”, di strane psichedelìe immediate, virate più alla sorpresa (?) che all’impresa; certo non che ci si possa aspettare da una band una produzione sequenziale, a puntate senza prendere in considerazione le metamorfosi, le crescite e le esplorazioni su nuovi territori che prima o poi si paventano, ma una volta che esse si materializzano ci vuole un po’ a metabolizzarle e magari conviverci, come ci vuole ancora meno a demonizzarle. In questo caso si preferisce stare nel mezzo, nell’astanteria del giudizio e provare a farlo circuitare in dose industriale nel lettore ottico per trovare la giusta chiave di lettura di questo nuovo capitolo degli Islandesi.
Un disco pieno di nuove nuances, ritmi e spiriti; il primo in assoluto dove appare una canzone in inglese “All alright”, uno spiraglio che rompe l’incantesimo dell’Hopelandic, ovvero il linguaggio creato dalla band, una sorta di Esperanto astruso che è la caratteristica fonetica della formazione. Andando a spuntare qua e là qualche chicca che buca la tracklist si rimane catturati dalla imponente tessitura sonora di “Ára bátur”, traccia soppalcata dai 90 elementi d’orchestra della London Oratory Boy’s Church e della London Sinfonietta, messa a bilancia con la spoglia esistenzialità chitarra e voce di “Illgresi”. Da includere nell’attenzione anche la dolce linearità vocale volante su archi e piano di “Fljótavík”.
Il pop- o perlomeno un certo sperimentalismo di esso - in questo lavoro dei Sigur Rós è più vicino di quanto si creda e farà rizzare i capelli ai fans delle retrovie conservatrici dell’old Sigur sound; qui non ci sono mezze vie se non si vuole aspettare a capirlo, o si odia o si ripudia. L’intimità soffusa della prima vita è messa in play solo nei nove minuti di “Festival” e la nostalgia “del vecchio” pressa forte in primo piano, ma c’è sempre il malato magnetismo della voce di Birgisson a interagire con l’ascolto; pare dire alla moltitudine di ammiratori offesi per la nuova rotta intrapresa, che sebbene possa sembrare troppo emersa in superficie sul ghiacciaio, il cuore e l’anima vera dei Sigur Rós rimangono sempre incastonati nel centro del permafrost. Loro lo dicono, noi gli crediamo e attendiamo sviluppi; ma intanto, agli altri – gli incalliti – chi glielo dice?

Track List

  • Gobbledigook|
  • Inní mér syngur vitleysingur|
  • Góðan daginn|
  • Við spilum endalaust|
  • Festival|
  • Með suð í eyrum|
  • Ára bátur|
  • Illgresi|
  • Fljótavík|
  • Straumnes|
  • All alright

Articoli Collegati

Sigur Ros

Valtari

Recensione di Annalisa Pruiti Ciarello

Sigur Ros

Heima (dvd)

Recensione di Maurizio Pratelli

Sigur Ros

Takk…

Recensione di Christian Verzeletti

Recensione di Christian Verzeletti