Shemekia Copeland America`s Child
2018 - Alligator Records / IRD
La collaborazione con il produttore Will Kimbrough, nonché tonica chitarra in tutti i brani, riesce a mettere insieme un disegno concepito su un sound moderno, dipinto con vari colori e sfumature di Americana, Soul e Country. In American’s Child si sente profumo di blues mescolato a freschezza ed originalità.
Registrato al Butcher Shoppe di Nashville e pubblicato da Alligator Records, è un album la cui estetica non vede confini, e si esprime non solo attraverso la versatilità del canto profondo e fascinoso della Copeland, ma anche nelle contaminazioni afroamericane del traditional gospel Go to Sleepy Little Baby, nel blues paludoso di I’m Not Like Everybody Else dei Kinks, in quello più rock di One I Love rinforzato da una spietata chitarra killer e dai pungenti inserti dell’armonica di J.D.Wilkes e nell’anima soul alla Otis Redding della bruciante ballata Promised Myself, scritta dal defunto bluesman Johnny Copeland, padre di Shemekia, dove la sei corde di Steve Cropper riempie squisitamente le struggenti melodie.
Tanti gli spunti di riflessione nella lirica del disco. La fusione tra quella musicalità che rappresenta più profondamente il sound americano e i testi delle tracce (scritti in gran parte da John Hahn), ci regala il proposito di non dare spreco alle risorse di una terra così umanamente ricca, anche se di fronte a un mondo incerto e complicato.
Già il primo singolo dell'album Ain’t Got Time for Hate, con il suo groove ritmato e secco, provocanti sferragliate di chitarra e passaggi sporcati dalla pedal steel di Al Perkins, solleva lo spirito inquieto della splendida voce di Shemekia in un’appassionata difesa della diversità e in un appello ad un’intelligente convivenza, perché la vita è breve e "non ha tempo per l'odio". Un messaggio scagliato come una freccia, che viaggia dritta e veloce sulle traiettorie di questi tempi un po’ caotici. Americans, invece, uno dei due brani della cantautrice Mary Gauthier, è un delizioso tributo alla sorprendente varietà di personaggi e contorni che ravvivano gli Stati Uniti, in una mescolanza di ritmi reggae, folk e sonorità country.
Con il twang di Would You Take My Blood, infine, veniamo trascinati in un’appannata dimensione dove si parla di razzismo e sessismo (temi ancora vivi e pulsanti in America) per urlare con forza al rispetto e alla condivisione. Sostenuta dalla favolosa impalcatura della chitarra solista di Will Kimbroug, la canzone è una severa condanna, che pone inclementi domande sul futuro dei popoli.
Ma nel disco troviamo anche toni più leggeri, che spezzano la vena polemica, celebrano la bellezza della semplicità e cantano la voglia di godersi la vita. Dalla dolce ricerca di tranquillità in Smoked Ham and Peaches, altro brano di Mary Gauthier dove compare Rhiannon Giddens al banjo africano e una chitarra slide sfuma toni deliziosi tra folk, country e blues, al duetto con la voce profonda e ruvida di John Prine nella rivisitazione della sua vecchia Great Rain, per arrivare alla pungente ironia di The Wrong Idea, ornata da un gustosissimo violino e in cui la protagonista, desiderando solo di passare una divertente serata tra amiche, liquida il maldestro corteggiatore con un "Sorseggia un po’ la tua birra, questo è l'unico posto in cui metterai le tue labbra stasera".
Shemekia Copeland, con questo album, dimostra un’estrema maturità artistica che, unita alla sua incantevole voce non lontana da quella della regine del blues Bessie Smith e Big Mama Thornton ma ugualmente a proprio agio sopra le melodie downhome degli Appalachi o delle Carolinas, la lancia verso una celebrazione imminente.
America's Child ci proietta dentro un blues vivo e prospero, con tutto ciò che gli è vicino nella tradizione americana e attraverso le emozioni che lo spirito delle radici è in grado di risvegliare.