![Titani <small></small>](/foto/musica/recensioni/big/7301-serpenti-titani--20250201200755.jpg)
Serpenti Titani
2025 - Godz/Believe
Serpenti e Cyclone.
Nel lavoro, prodotto dallo stesso duo, troviamo sonorità curate, stilose, coinvolgenti e ritmate, che spaziano dall’electro-pop a una setosa dance-pop anni ’90 e al pop, tra sprazzi di chitarre e bassi alt-rock e soprattutto glam in riff magnetici, oppure di chitarre acustiche e vagamente pensose o malinconiche, o di piano elegante e oscuro. Quello dei Serpenti, progetto nato nel 2007, è un sound sofisticato, mai banale neanche nei brani molto ballabili, che si apre ad accogliere ombre fascinose e inquiete tra synth e ritmi ipnotici, nonché storie di “mostri” temuti ed emarginati dalla società.
Il filo conduttore di questo disco, come si può dedurre già dal titolo, sono infatti personaggi mitologici, che diventano spunto per parlare del presente ed emblema di condizioni moderne. Così Medea, nella splendida traccia d’apertura, è rivendicazione della diversità incompresa e temuta e simbolo di passione dolente, di ribellione e libertà, che diventa la sua croce; Persefone in Kora si confronta con l’oscurità, scoprendo nel vuoto la differenza tra “un volo ed un salto” e diventando signora del buio, nel passaggio difficile dall’adolescenza all’età adulta, mentre Cassandra, nell’omonimo brano impreziosito dalla presenza di Malika Ayane in un convincente duetto, è una figura un po’ dark, che ascolta solo cantanti morti e incarna il pessimismo sul futuro.
Saturno, dio del tempo che “divora l’innocenza”, offre l’occasione per parlare della nostalgia di quello che non si è più, mentre il Minotauro sembra soprattutto quello di Borges, tra solitudine, la paura altrui che lo ha isolato e l’attesa della liberazione con la morte. Medusa diventa “simbolo del “potere femminile” represso dalla società patriarcale”: è colei che non muore, ma si trasforma (idea ricorrente nel disco, insita nello stesso moniker del duo), andando oltre le convenzioni, e diviene una guerriera in difesa del suo onore e “malinconia di pietra”.
Il lungo viaggio di Ulisse, i cui giorni “se li è presi il mare”, è quello della band in questi anni, che consente di vederci più chiaro da lontano, individuando ciò che conta davvero; i Titani, feroci e soli, sono intesi in senso romantico come incarnazione di chi non si arrende e sfida il tempo e le avversità, nonostante le sconfitte e le ferite. Icaro è invece chi ha il coraggio di sognare e andare al di là dei limiti, nonché la forza di cadere e fallire. I testi sono insomma immaginifici e profondi e danno spessore all’album, che quindi mostra di essere anche ben più di un disco accattivante, orecchiabile e ammaliante, frutto di carisma e maestria musicale.
Bentornati, Serpenti.
Dopo ben dieci anni dall’ultimo album, i Serpenti, ovvero Gianclaudia Franchini e Luca Serpenti (attivi, nel frattempo, come autori e produttori per artisti come Colapesce, Marracash, Arisa, Levante, Malika Ayane, Michele Bravi, ecc.) tornano con un nuovo album, intitolato Titani, il terzo dopo Nel lavoro, prodotto dallo stesso duo, troviamo sonorità curate, stilose, coinvolgenti e ritmate, che spaziano dall’electro-pop a una setosa dance-pop anni ’90 e al pop, tra sprazzi di chitarre e bassi alt-rock e soprattutto glam in riff magnetici, oppure di chitarre acustiche e vagamente pensose o malinconiche, o di piano elegante e oscuro. Quello dei Serpenti, progetto nato nel 2007, è un sound sofisticato, mai banale neanche nei brani molto ballabili, che si apre ad accogliere ombre fascinose e inquiete tra synth e ritmi ipnotici, nonché storie di “mostri” temuti ed emarginati dalla società.
Il filo conduttore di questo disco, come si può dedurre già dal titolo, sono infatti personaggi mitologici, che diventano spunto per parlare del presente ed emblema di condizioni moderne. Così Medea, nella splendida traccia d’apertura, è rivendicazione della diversità incompresa e temuta e simbolo di passione dolente, di ribellione e libertà, che diventa la sua croce; Persefone in Kora si confronta con l’oscurità, scoprendo nel vuoto la differenza tra “un volo ed un salto” e diventando signora del buio, nel passaggio difficile dall’adolescenza all’età adulta, mentre Cassandra, nell’omonimo brano impreziosito dalla presenza di Malika Ayane in un convincente duetto, è una figura un po’ dark, che ascolta solo cantanti morti e incarna il pessimismo sul futuro.
Saturno, dio del tempo che “divora l’innocenza”, offre l’occasione per parlare della nostalgia di quello che non si è più, mentre il Minotauro sembra soprattutto quello di Borges, tra solitudine, la paura altrui che lo ha isolato e l’attesa della liberazione con la morte. Medusa diventa “simbolo del “potere femminile” represso dalla società patriarcale”: è colei che non muore, ma si trasforma (idea ricorrente nel disco, insita nello stesso moniker del duo), andando oltre le convenzioni, e diviene una guerriera in difesa del suo onore e “malinconia di pietra”.
Il lungo viaggio di Ulisse, i cui giorni “se li è presi il mare”, è quello della band in questi anni, che consente di vederci più chiaro da lontano, individuando ciò che conta davvero; i Titani, feroci e soli, sono intesi in senso romantico come incarnazione di chi non si arrende e sfida il tempo e le avversità, nonostante le sconfitte e le ferite. Icaro è invece chi ha il coraggio di sognare e andare al di là dei limiti, nonché la forza di cadere e fallire. I testi sono insomma immaginifici e profondi e danno spessore all’album, che quindi mostra di essere anche ben più di un disco accattivante, orecchiabile e ammaliante, frutto di carisma e maestria musicale.
Bentornati, Serpenti.