Raighes Vol. 2<small></small>
World • Folk • chitarra

Roberto Diana Raighes Vol. 2

2017 - Raighes Factory

11/09/2017 di Vittorio Formenti

#Roberto Diana#World#Folk

Roberto Diana non ha bisogno di presentazioni per chi segue l'ambito del rock indipendente nazionale; due notizie saranno tuttavia utili per quelli che, loro malgrado, non ne hanno mai sentito parlare e soprattutto non l'hanno mai ascoltato.

Chitarrista sia acustico che elettrico, multistrumentista e compositore Roberto é un artista in grado di miscelare un rock da indubbi connotati indie con ingredienti folk ed etnici principalmente derivanti dalle sue origini sarde. Su questo fronte resta esemplificativo il bellissimo (e forse oggi introvabile) Mediterranean Journey (2008) nel quale dà vita, con il partner Marco Pinna, a un lavoro denso di sapori mediterranei ottenuti con impasti esclusivamente acustici. Sul fronte più tipicamente rock ricordiamo la sua militanza con una delle migliori band indie italiane, i Lowlands; di questa fase qualunque disco va bene ma dovendo dare qualche indicazione ricordiamo Gipsy Child (2010) e Beyond (2012). Ma é con il progetto di Raighes (Radici in sardo) che Roberto propone il quadro più completo della sua arte, almeno a parere di chi scrive; qui infatti il suo essere leader porta in evidenza tutte le sue peculiarità che invece nei lavori in gruppo (o in quelli come session man) tendono a ritrarsi per lasciar spazio ad interpretazioni più collaborative e collettive.

Nel 2012 usciva il primo volume di questa piccola saga che oggi prosegue con la seconda puntata di Raighes Vol. 2. Nei programmi dell'artista il primo disco doveva essere, e di fatto fu, completamente acustico mentre il secondo avrebbe dovuto virare alla dimensione elettrica.

Questa intenzione é stata poi mantenuta solo parzialmente; il tempo trascorso tra i due lavori ha evidentemente visto un'evoluzione nelle intenzioni e nella sensibilità dell'autore che é arrivato a proporre un  disco in cui entrambe le dimensioni si alternano.

Poco male perché Roberto é uno dei pochi a saper eccellere nei due ambiti, aggiungendo poi un'ecletticità che lo porta a saper maneggiare anche strumentazione di tipo etnico o addirittura auto costruita, il tutto a favore di una palette timbrica delicata ed estremamente personale.

La personalità, da intendersi nel senso di originalità nell'esprimere se stesso con un sound proprio, é la prima caratteristica che va citata quando si parla di Roby. La sua capacità di far "cantare" gli strumenti al servizio della narrazione é unica.

Diana  non ricorre al virtuosismo come manifestazione ginnica tesa a sorprendere; la sua abilità risiede piuttosto nel totale controllo dello strumento e di tutti gli ingredienti tecnici a disposizione messi al servizio dell'espressione di un qualcosa.

Con l'acustica Roby arpeggia, plettra accordi, usa pattern melodici precisi per ricavare racconti; esemplificativo è lo stupendo  Empty Rooms in cui l'autore ricorda le impressioni avute nel rivedere la sua casa dopo la perdita di entrambi i genitori. L'evidente gravame della situazione viene trascritto con profondità e con delicatezza alternando pennate (a sostegno forse dei momenti con sensazioni più intense) a una tema melodico semplice, integrato da arpeggi leggeri che comunica nostalgia e, probabilmente, una serena rassegnazione. L'interpretazione comunque eccelle nella capacità di commuovere chi ascolta.

Sul versante elettrico efficacissima, sempre nel senso della comunicazione narrativa, è Screaming to the Moon; risulta nettissima l'immagine della persona che guarda il satellite e gli urla contro, effetto questo ottenuto con il timbro di una leggera distorsione e sempre con l'alternanza di accordi e di lick melodici sapientemente tirati su note alte.

Altro elemento ricorrente nelle composizioni dell’artista è il legame con la sua terra e le sue radici, sottolineato già dal titolo di questi lavori. Legame non solo d'affetto ma quasi simbiotico come emerge, per esempio, in Nuraghes in cui Roby é sostenuto da un eccellente percussionista quale Larry Salzman. Ascoltando questo pezzo il pensiero (e le sensazioni) vanno al passato, alla tradizione di una antica civiltà che viene ricordata con trame ispirate a un folk  di concezione moderna; le percussioni non sono usate per "scaldare" il brano ma per conferire quelle cadenze che riportano alla storia, la punteggiatura delle note richiama danze e situazioni tribali così come possono essere immaginate in una percezione contemporanea delle antiche vicende. Questo equilibrio rende il brano estremamente personale.

Ricorrente emerge anche il legame con il paesaggio della sua isola; in Looking For il brano, meramente acustico, acquista un carattere più contemplativo, parla di suggestioni e di visioni indotte dall'ambiente che ti circonda.

E' però necessario evitare un equivoco se si vuole intendere correttamente l'arte di Diana; la sua attitudine non si chiude sul passato e nei confini di una regione. Egli ha viaggiato molto e, per inciso, é proprio all'estero che ha raccolto i maggiori apprezzamenti; due nomination per l'Independent Music Awards, concerti tenuti al "The Troubadour" in Londra e al leggendario "Whisky a go go" in Los Angeles certificano chiaramente l'assenza di frontiere. Qui questi momenti sono richiamati in Walking in London dove un breve riff sulle corde basse separa diversi momenti melodici ispirati ciascuno a situazioni diverse: pop acustico, raga indiano, rock elettrico.....

Per ottenere i risultati esposti Roberto ricorre a strutture non standard dei brani; difficilmente ci troviamo davanti a una forma canzone o a un approccio AABA (o anche solo ABA) tipico di certo rock o blues; i pezzi hanno sovente un'articolazione aperta, un'evoluzione o per capitoli o per linea narrativa cha va da un capo a una fine accompagnando con logica chiara chi ascolta.

Qui sta, ad avviso di chi scrive, la cifra principale dell'artista: la miscela delle suddette componenti realizza un infuso melodico e tematico affascinante; l'ascoltatore resta legato senza difficoltà, con piacere e interesse, coinvolto ad ogni ascolto grazie alla presenza di sfumature ogni volta visibili in modo nuovo.

E' quello che si ottiene quando si hanno le idee chiare, i sentimenti giusti, il corretto equilibrio tra riservatezza (a tratti Roby eccede nella timidezza...) ed apertura, gli attrezzi tecnici adeguati a sostegno della costruzione.

Morale: un gran bel lavoro, impossibile da paragonare ad altri riferimenti e per questo assolutamente meritevole di essere esplorato per poi risalire il fiume della produzione di quello che, indiscutibilmente, é uno degli artisti più interessanti del consesso indie nazionale (e non solo). Un auspicio: speriamo non passino altri tre anni prima del prossimo lavoro!!!

Track List

  • Limbara’s Eye
  • Screaming to the Moon
  • Empty Rooms
  • Walking in London
  • The Other Side of the Mountain
  • Dreaming on a Plane
  • Nuraghes
  • Last Goodbye
  • Her Sunshine Smile
  • Looking For
  • Airport Dance

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