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Picciotto Rapporti
2024 - Lo Stato dell`arte
Si parte con Intro(versi) in cui annuncia il suo ritorno sulla scena musicale: vuole essere una sorta di sfogo verso quel tipo di rap patinato e carico di inutili sovrastrutture; per questo si presenta su beat semplice dalle barre taglienti.
Con Colpa mia la voce narrante si rende conto che la musica è diventata una sorta di terapia da cui non può sfuggire, utile per abbandonare tutte quelle maschere imposte dai social. Su una batteria lenta, ma arricchita da elementi elettronici, fa riferimento a un problema che affligge la società, ossia chiamare libertà la solitudine .
Se Attenti al loop è un acido tributo a Disamistade di Fabrizio De André, in cui tenta di sfuggire da schemi mentali che rendono tutti simili all'altro, in AMhardcored l'autore ripercorre la sua vita tormentato dal passato e spaventato dal futuro: l’unica libertà rimane la sua mente.
PBS (Picciotti di Bella Speranza) è una ballad che travolge per l’accento siciliano e un ritmo scoppiettante, una storia di chi è cresciuto in carcere tra spaccio e una legge che non è proprio uguale per tutti come dovrebbe.
Decisamente più dura è Parole e crociate, uno sfogo che prende forma in un fiume di incastri contro le ingiustizie: da George Floyd alla contestazione durante i giochi olimpici nel ’68 in Messico. Ormai non c’è nessuna certezza, si vacilla senza prendere una decisione. La produzione presenta un beat semplice che prende corpo grazie a un ticchettio perpetuo e un loop che rimane in sottofondo.
Con Crack si inizia una critica verso il sistema musicale, ormai rotto: non si avverte più la differenza tra indie e rap, la trap è diventata solo una maschera senza senso. Su un beat duro si imprimono barre taglienti. Il rapper riconosce che nella musica si può trovare una cura, in quanto arricchisce il bagaglio culturale, anche se si guadagna poco.
Il momento dance arriva con Stramonio, in cui, partendo dalla Prima Repubblica delle tangenti e stragi, si elencano tutti i problemi ancora persistenti: la storia si ripete ma i soldi continuano a mancare.
Molto delicata ed avvolgente è Diafana, un’intensa lettera d’amore rivolta a una persona che non esiste. L’ingresso della voce di Bruna ne aumenta il pathos. Pochi tasti di piano introducono la title track, in cui l’artista si descrive e prova a condensare le emozioni di coloro che hanno la forza di rialzarsi dopo ogni caduta. Tutto può cambiare, gli amori finiscono e gli amici si perdono, ma il dolore rimane.
Il disco termina con Moscow Mule, in cui Picciotto descrive la dolorosa separazione dalla madre dei suoi figli e cerca di esorcizzare il dramma in maniera fresca, come il cocktail estivo che non manda giù.
In questi 20 brani l'autore tenta di stimolare domande in chi ascolta, sulle quali ha riflettuto nella lunga gestazione del disco.