Peppe Voltarelli La grande corsa verso Lupionopolis
2023 - Visage music
E si respira un'atmosfera internazionale, in La grande corsa verso Lupionopolis, il nuovo disco di inediti, il primo dal 2014, dopo Voltarelli canta Profazio e Planetario, entrambi lavori premiati con la Targa Tenco come miglior album interprete.
Non solo perché la raccolta è stata registrata a New York da Marc Urselli (tre Grammy Award e collaborazioni con Nick Cave e Lou Reed) nello storico EastSide Sound Studios di Manhattan e prodotta artisticamente e arrangiata dal pianista italiano di base a Los Angeles Simone Giuliani. E nemmeno perché a suonare nel disco sono presenti musicisti quali Davin Hoff (contrabasso), Jake Owen (chitarre), Stephane San Juan (batteria), Mauro Refosco (percussioni), Eleanor Norton (violoncello), Dough Wieselman (sassofono e clarinetto) e Amy Denio (voce).
Il valore aggiunto e il respiro globale dell'opera stanno nell'innata capacità di Voltarelli di rendere universale il linguaggio musicale che utilizza, in modo da costruire una tavolozza di stili cangianti, eclettici, ma tutti connessi fra loro, grazie alla voce, espressiva, che sa comunicare poesia, ironia, struggimento, energia, usando in quasi tutte le tracce la lingua delle sue radici, il calabrese.
Diventa così internazionale il ritmo popolare di Mozza, sottolineato da un coro folkloristico in salsa canadese; acquista una dimensione globale la riflessione di Mareniro, che presenta la condizione di quanti cercano altrove una propria dimensione, ma non cessano di appartenere al mondo e agli affetti che hanno lasciato. E i suoni, e i ritmi, dei cinque mondi, in cui Voltarelli ha camminato, nel suo trentennale percorso, compaiono fusi in modo potente e inscindibile nelle canzoni: il calabrese come nuova koinè, mentre il tessuto sonoro spazia dalla Francia dalle atmosfere contiane (Au cinéma, Bon bon bon) alla tradizione delle ballads americane con tanto di slide in sottofondo (la dolcissima e appassionata Fiore) fino al tango argentino (Marinari perduti).
E, se sarà difficile che la grande corsa possa raggiungere davvero il Paranà, Voltarelli ci suggerisce che ciascuno di noi possa arrivare alla propria Lupionopolis: tanto che il brano che dà il titolo al lavoro è volutamente strumentale, in modo che ogni ascoltatore, nel nostalgico valzer che lo anima, trovi la strada da percorrere, per fermarsi, e respirare, e abbandonarsi a Carizzi: perché "I sogni nun finisciano/ I tegno stritti a mia"...
Disco prezioso, senza tempo, da ascoltare con i testi davanti, per gustare appieno la poesia che lo permea.