Nadar Solo Fame
2014 - Massive Arts Records
Il brano appena citato è l’esempio più calzante di questa sorta di vivisezione della mente umana nei suoi aspetti oscuri. Un intento quasi naturalistico, alla Zola.
Matteo De Simone (voce e basso), Federico Putilli (chitarra) e Alessio Sanfilippo (batteria) affiancano a questa indagine un rock-pop rapido, sincopato, preciso, di sicuro effetto live.
Cara madre, con il violoncello di Mattia Boschi dei Marta Sui Tubi, è un raro momento in cui il ritmo culla, ma dietro l’apparenza quasi da filastrocca si cela una anatomia di un rapporto con una madre intrappolata anche da “una persona che ti picchia in una stanza”.
Non volevo è invece un esempio calzante del “marchio di fabbrica” del disco, di quel suono compatto e rotondo. Il che è un pregio ed un piccolo limite assieme. Un pregio perché l’ascolto è piacevole, la cura dei dettagli si nota. Un piccolo limite per via della discrepanza tra il cuore di tenebra trattato e la brillantezza del suono. Per indagare le crepe della psiche umana forse occorre vederle anche attraverso uno specchio sporco. Ossia delle note che lacerino l’anima oltre che essere orecchiabili. Il dolore o l’incertezza dei testi perde in parte mordente nell’amalgama con suoni così eteronomi da sé.
Quindi dopo aver fatto un bel passo avanti sui testi, ai Nadar Solo serve forse un po’ più di ricerca sul suono e creare una maggiore sintonia (vedi l’esempio riuscito di Cara Madre) tra le due metà delle canzoni, inscindibili come yin e yang.