Marco Grompi e Michele Fortis Winterflowers
2024 - Tube Jam Records (distr. Believe Digital)
a questo link, ma proprio per questo vale la pena approfondire la loro produzione attraverso Winterflowers, il primo album a nome dei due amici, cantautori e chitarristi bergamaschi che, dopo aver esordito nella metà degli anni ’80 come duo di folk rock acustico, si ritrovano per comporre, suonare e cantare insieme, celebrando così un'amicizia che resiste al tempo, cementata dalla comune passione per la musica.
Per registrare il disco, i due si sono avvalsi dell’aiuto del produttore, cantautore e musicista Paz De Fina (Volwo, Atleticodefina) e hanno chiesto la partecipazione di un gruppo di musicisti, anche loro amici: Fulvio Monieri (basso e cori), Massimo Piccinelli (tastiere) e Robi Zonca (chitarra elettrica), con cui Grompi aveva già suonato per il progetto Rusties (qui la nostra recensione del 2017). Ovvio, quindi, che il risultato sia innanzitutto un inno all'amicizia, alla gioia di suonare insieme, ricapitolando, in dieci brani originali e cantati in inglese, tutto il percorso di due artisti autenticamente devoti alle origini della loro ispirazione.
Ritroviamo, una canzone dopo l'altra, una sorta di Gotha dei protagonisti del rock d'autore, rielaborati e rivissuti, mantenendo la freschezza dei vent'anni, ma con la maturità di trent'anni dopo. Bob Dylan, Crosby, Stills, Nash & Young (soprattutto quest'ultimo), Van Morrison, John Martyn, emergono dai solchi, come in un bouquet di fiori che, uniti insieme, emanano un profumo intenso, di un'epoca che, anche se da molti è considerata irripetibile, può comunque rivivere attraverso la creatività di altri artisti.
Si ascolti, ad esempio, il lungo assolo younghiano di Little Flower, dall'incedere solenne ed elettrico, oppure le harmonies che aprono il brano seguente, To Fill My Soul: le atmosfere della West Coast ci sono tutte, ma possiamo anche ritrovare la purezza degli arpeggi di un James Taylor nella deliziosa Level Crossing, (degno di nota è anche il video di Ila Scattina). Eppure, è tutto così ben armonizzato, e innervato da versi poetici e dal sapore contemporaneo, che è impossibile pensare a stanchi epigoni del genere, bensì a musicisti innamorati dei loro maestri, e che sanno comporre secondo un'ispirazione originale.
Impossibile definire altrimenti versi come "The level crossing’s still blocked up And this midnight train is speeding away too fast While so big, while so big While so big is the wish to fly away" o come, nella splendida, dylaniana, quasi una suite, Silver Moon, "I turn off the light and the radio Other souls resound far and far away For a while, again, I’ll be my very father And when the old age comes I want to be the one found". Qui siamo dalle parti di una scrittura moderna, rivestita di suoni classici, e ce lo dimostrano altre tracce, come la title track, o la conclusiva Without a Role and a Mission, che si apre con un'armonica lancinante, per raccontare una storia in prima persona, che potrebbe essere un po' quella di tutti noi: "Am I crying? Oh no, I’m just feeling What is passing in transition, it’s my new position It’s only pain, and it’s so painful To be lonely, lonely, lonely without a role and a mission".
I suoni si amalgamano con le voci, la band gira a mille, e si diffonde ovunque un piacevole clima lo-fi, impreziosito da assoli ben costruiti; disco ottimamente riuscito, da ascoltare più volte, in attesa - e nella speranza - che, dopo le due date a Brescia e al Druso di Bergamo, il duo possa partire per un lungo tour che permetta a Grompi e Fortis di fare ascoltare a tutti il risultato della loro amicizia.
Di Marco Grompi e Michele Fortis sappiamo molto, anche grazie all'intervista che hanno rilasciato poche settimane fa Per registrare il disco, i due si sono avvalsi dell’aiuto del produttore, cantautore e musicista Paz De Fina (Volwo, Atleticodefina) e hanno chiesto la partecipazione di un gruppo di musicisti, anche loro amici: Fulvio Monieri (basso e cori), Massimo Piccinelli (tastiere) e Robi Zonca (chitarra elettrica), con cui Grompi aveva già suonato per il progetto Rusties (qui la nostra recensione del 2017). Ovvio, quindi, che il risultato sia innanzitutto un inno all'amicizia, alla gioia di suonare insieme, ricapitolando, in dieci brani originali e cantati in inglese, tutto il percorso di due artisti autenticamente devoti alle origini della loro ispirazione.
Ritroviamo, una canzone dopo l'altra, una sorta di Gotha dei protagonisti del rock d'autore, rielaborati e rivissuti, mantenendo la freschezza dei vent'anni, ma con la maturità di trent'anni dopo. Bob Dylan, Crosby, Stills, Nash & Young (soprattutto quest'ultimo), Van Morrison, John Martyn, emergono dai solchi, come in un bouquet di fiori che, uniti insieme, emanano un profumo intenso, di un'epoca che, anche se da molti è considerata irripetibile, può comunque rivivere attraverso la creatività di altri artisti.
Si ascolti, ad esempio, il lungo assolo younghiano di Little Flower, dall'incedere solenne ed elettrico, oppure le harmonies che aprono il brano seguente, To Fill My Soul: le atmosfere della West Coast ci sono tutte, ma possiamo anche ritrovare la purezza degli arpeggi di un James Taylor nella deliziosa Level Crossing, (degno di nota è anche il video di Ila Scattina). Eppure, è tutto così ben armonizzato, e innervato da versi poetici e dal sapore contemporaneo, che è impossibile pensare a stanchi epigoni del genere, bensì a musicisti innamorati dei loro maestri, e che sanno comporre secondo un'ispirazione originale.
Impossibile definire altrimenti versi come "The level crossing’s still blocked up And this midnight train is speeding away too fast While so big, while so big While so big is the wish to fly away" o come, nella splendida, dylaniana, quasi una suite, Silver Moon, "I turn off the light and the radio Other souls resound far and far away For a while, again, I’ll be my very father And when the old age comes I want to be the one found". Qui siamo dalle parti di una scrittura moderna, rivestita di suoni classici, e ce lo dimostrano altre tracce, come la title track, o la conclusiva Without a Role and a Mission, che si apre con un'armonica lancinante, per raccontare una storia in prima persona, che potrebbe essere un po' quella di tutti noi: "Am I crying? Oh no, I’m just feeling What is passing in transition, it’s my new position It’s only pain, and it’s so painful To be lonely, lonely, lonely without a role and a mission".
I suoni si amalgamano con le voci, la band gira a mille, e si diffonde ovunque un piacevole clima lo-fi, impreziosito da assoli ben costruiti; disco ottimamente riuscito, da ascoltare più volte, in attesa - e nella speranza - che, dopo le due date a Brescia e al Druso di Bergamo, il duo possa partire per un lungo tour che permetta a Grompi e Fortis di fare ascoltare a tutti il risultato della loro amicizia.