Marc Ribot Silent Movies
2011 - Pi Recordings
L’atmosfera è quella di una investigazione solitaria, quasi sempre in diretta e senza overdubs, in cui il sapiente lavoro sulle sonorità, da sempre caratteristica di Ribot, è assecondato in modo esemplare dalla produzione di JD Foster. Le caratteristiche capacità di Ribot di sospendere il suono così da farlo respirare sino alla sua più giusta risonanza sono qui espresse ad un livello altissimo sia che il suono provenga da una chitarra acustica, come in quasi tutto il disco, che nella solitaria sferragliata elettrica (si veda ad esempio Natalia In Eb Major in cui i controllati Larsen iniziali, esattamente il propagarsi paradossale del suono, sfociano in un delicato arpeggio di melodia purissima). Ma sin dall’iniziale Variation I il suono sospeso assume le caratteristiche di cifra sonora caratteristica di questo disco.
Il suono della chitarra non è mai suono levigato ma sempre in qualche modo crudo, che mantiene le naturali spigolosità degli strumenti, delle amplificazioni, della esecuzione o degli effetti impiegati. Il suono, anche se artefatto ha in definitiva una sincerità sonora che è una delle caratteristiche peculiari delle investigazioni ribottiane.
Che altro dire per consigliare quest’album? Si potrebbe parlare della delicatezza del ¾ di Delancey Waltz, dei riverberi sonori da acqua corrente di Bateau, degli echi da anni ’30 di Radio, dello splendido regalo fatto a The Kid (Il Monello) di Charlie Chaplin oppure della rilettura del tema di Sous le Ciel de Paris con cui Ribot ci saluta con dolcezza e sapiente intensità. In qualsiasi caso una conferma ulteriore di quanto Ribot sia ormai uno dei grandi e influenti maestri del chitarrismo degli ultimi vent’anni.