Bar Bari<small></small>
Derive • Suoni

L’enfance Rouge Bar Bari

2011 - Wallace Records

02/05/2011 di Gianpaolo Galasi

#L’enfance Rouge#Derive#Suoni

Fraçois Régis Cambuzat e la compagna Chiara Locardi iniziano ad attirare l´interesse della stampa specializzata nel 1998 quando Gianni Maroccolo pubblica, per la collana Taccuini del CPI (quella col prezzo ´politico´, o ´nice´, se preferite, di 16.000 lire e le bellissime copertine di Andrea Chiesi) il disco Taurisano-Cajarc. Di post-rock la stampa musicale italiana ovviamente ancora non si occupava, ma definire la musica contenuta in questo disco (gli apici una scarna versione per basso e voce femminile di Sunday Morning e il provocatorio manifesto agitprop di Holdings) un incrocio tra i Velvet Underground e l´art rock più anarchico e sperimentale non è poi cosa lontana dalla realtà.

Non erano esordienti L´Enfance Rouge: Cambuzat aveva già capeggiato il gruppo rock The Kim Squad & Dinah Shore Headbangers/Zeekapers e il decadente e vaudevilliano Gran Teatro Amaro, per poi dedicarsi alla sua creatura più longeva, ben sei album e apparizioni sparse in svariate compilation in tredici anni di attività. L´Enfance Rouge è dedito a un post-punk scarno, essenziale. Per un paragone potremmo scomodare addirittura gli Shellac per via del suono tagliente, secco e minimale di chitarre e batteria (delle cui architetture dal 2005 è responsabile Iacopo Andreini) e per la costruzione geometrica dei brani. Meno anfetaminici gli spasmi e le progressioni, alternate a tensioni mantenute sempre sul livello di guardia, sono le caratteristiche dinamiche di un progetto ogni nuova uscita del quale ha relazioni psicogeografiche col territorio in cui i suoi protagonisti si sono spostati, idealmente e fisicamente, e coi progetti discografici precedenti.

Questo nuovo Bar-bari, pubblicato da Wallace come il precedente Trapani-Halq Al Waadi (2008), del lavoro di due anni fa è prosecuzione e disvelamento. Quello aveva in copertina il faro di un´autorità portuale battente bandiera tunisina, questo un gruppo di europei (tre manager e due escort? perché no?) che galleggiano verso un nero mare in tempesta su una zattera fatta di galloni di petrolio assieme a una automobile vintage e valigie. I brani di quel disco sono stati qui ripresi, spogliati di darbouka, kemençe e kanun, modificati nei titoli e in alcuni casi anche in parte dei testi, e riarrangiati per soli chitarra basso batteria. Ci si ospita anche Bertrand Cantat in Vengadores.

Montenegro e Puglia dunque, un disco che potremmo definire, dopo qualche esitazione ai primi ascolti, il palindromo del precedente. Manca l´epica Tombeau pour New York, tratta dalla poesia del siriano Adonis, ma i nuovi arrangiamenti, seppur non stravolti, donano comunque ai brani una veste discretamente inedita, più virata verso il noise, laddove il penultimo era un incrocio pressoché perfetto di musica araba e art-rock, e privo di tentazioni progressive (come invece il progetto Land Of Kush che per l´etichetta Constellation ha già licenziato due uscite e che per animo artistico è affine a quel che propone Cambuzat) e che qui mantiene il proprio carattere intransigente. Attendiamo al varco il gruppo alla prossima prova discografica, per verificarne le nuove possibili evoluzioni.

Track List

  • Perquisitions
  • Grande-survie
  • Gabès le soir (Maribor le matin)
  • Vengadores (Tostaky/le continent)
  • Wa ana lastou ouroubyyan
  • Jadransko more
  • Nada, nothing, niente, gar nicht, rien
  • Merde, nous sommes presque morts (vlorë)

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