L’enfance Rouge Bar Bari
2011 - Wallace Records
Non erano esordienti L´Enfance Rouge: Cambuzat aveva già capeggiato il gruppo rock The Kim Squad & Dinah Shore Headbangers/Zeekapers e il decadente e vaudevilliano Gran Teatro Amaro, per poi dedicarsi alla sua creatura più longeva, ben sei album e apparizioni sparse in svariate compilation in tredici anni di attività. L´Enfance Rouge è dedito a un post-punk scarno, essenziale. Per un paragone potremmo scomodare addirittura gli Shellac per via del suono tagliente, secco e minimale di chitarre e batteria (delle cui architetture dal 2005 è responsabile Iacopo Andreini) e per la costruzione geometrica dei brani. Meno anfetaminici gli spasmi e le progressioni, alternate a tensioni mantenute sempre sul livello di guardia, sono le caratteristiche dinamiche di un progetto ogni nuova uscita del quale ha relazioni psicogeografiche col territorio in cui i suoi protagonisti si sono spostati, idealmente e fisicamente, e coi progetti discografici precedenti.
Questo nuovo Bar-bari, pubblicato da Wallace come il precedente Trapani-Halq Al Waadi (2008), del lavoro di due anni fa è prosecuzione e disvelamento. Quello aveva in copertina il faro di un´autorità portuale battente bandiera tunisina, questo un gruppo di europei (tre manager e due escort? perché no?) che galleggiano verso un nero mare in tempesta su una zattera fatta di galloni di petrolio assieme a una automobile vintage e valigie. I brani di quel disco sono stati qui ripresi, spogliati di darbouka, kemençe e kanun, modificati nei titoli e in alcuni casi anche in parte dei testi, e riarrangiati per soli chitarra basso batteria. Ci si ospita anche Bertrand Cantat in Vengadores.
Montenegro e Puglia dunque, un disco che potremmo definire, dopo qualche esitazione ai primi ascolti, il palindromo del precedente. Manca l´epica Tombeau pour New York, tratta dalla poesia del siriano Adonis, ma i nuovi arrangiamenti, seppur non stravolti, donano comunque ai brani una veste discretamente inedita, più virata verso il noise, laddove il penultimo era un incrocio pressoché perfetto di musica araba e art-rock, e privo di tentazioni progressive (come invece il progetto Land Of Kush che per l´etichetta Constellation ha già licenziato due uscite e che per animo artistico è affine a quel che propone Cambuzat) e che qui mantiene il proprio carattere intransigente. Attendiamo al varco il gruppo alla prossima prova discografica, per verificarne le nuove possibili evoluzioni.