Giuliano Dottori L`arte della guerra vol. 1
2014 - Musica Distesa
Ne L’arte della guerravol. 1 ci sono tante parole, di quelle affilate e dolorose, è un disco carico di emotività, di pensieri spigolosi che smussati fanno meno male, ma la sostanza non cambia: è avvolto in una sorta di pessimismo cosmico, ma che ai masochisti come me, piace. Ispirato all’essenzialità e dall’essenzialità dell’omonimo manoscritto sulla strategia militare di Sun Tzu, è il resoconto di esperienze fatte, narrate con semplicità per colpire immediatamente chi ascolta.
Quando tornerai a casa è piena di quella bellezza che I moralisti degli Amor Fou riusciva a liberare, melodie perfette, suoni brillanti e parole levigate fanno da cornice a questo nido, la casa vista come un punto di approdo e molo per la nuova partenza. Estate #1107 è l’ennesima canzone che porta questo titolo, per l’esattezza è la millecentosettesima, si alternano le odi alla bella stagione, c’è chi ne canta il calore, chi malinconicamente guarda indietro in un’atmosfera settembrina nella quale i ricordi sono gli unici protagonisti, Giuliano sposta il suo punto di vista, compie un salto indietro, Estate #1107 è ambientata in Primavera, la nuova stagione sta per arrivare e gli stimoli sono infiniti “Aspetteremo ancora un’altra estate/Che porterà via tutte le nostre paure e debolezze/Le butteremo via/Aspetteremo una nuova stagione/A pochi chilometri da qui.
A chi non è mai capitato di immaginare che vita nascondono gli sconosciuti? A me capita spesso di raccontarmi e raccontare di dettagli inventati o intuiti della gente che per pochi secondi mi passa accanto; nel 2006 è uscito Das Leben der Anderen un film di Florian Henckel von Donnersmarck che affronta il tema dello spionaggio e Giuliano fa lo stesso: ne Le vite degli altri immagina la mediocrità, la felicità e l’infelicità delle persone che silenziose sfiorano la sua vita. La Nave è lo spartiacque strumentale che ci culla per circa due minuti, con cori, tamburi e percussioni varie. La title track, L’arte della guerra, è un brano scarno, solo qualche altro suono accompagna il piano, la voce del nostro cantautore fa male soprattutto quando recita l’ultima battuta: La felicità è un trucco a cui non credo più.
Il mondo dalla nostra parte spazza tutte le nuvole e torna il sereno, anche musicalmente il mood è diverso, i suoni si aprono e si fanno meno cupi, questo brano dipinge un’arresa, un punto di partenza per ricostruire dalle macerie. “Ogni ricordo è un coltello” guardare indietro non fa bene, ti impedisce di vedere il futuro; non poteva mancare una canzone sull’amore finito, Occhi dentro gli occhi lo è. È una traccia che ne racchiude tre al suo interno, la traccia cantata fitta di parole, poi una lunga distesa strumentale tessuta da un piano e la parte conclusiva caratterizzata da un approccio corale ed estatico.
Giuliano Dottori dimostra di avere il pollice verde e, come un Luca Sardella, ci dà dritte sui fiori e sulle piante; nasce da una poesia di Eihei Dogen (maestro Zen giapponese) l’ultima traccia I fiori muoiono quando ci rattrista perderli, credo che già il titolo racchiuda la vera essenza del brano.
Non resta che armarci di buona volontà goderci la prima parte del racconto per aspettarne trepidanti la seconda.