Gianluca De Rubertis Autoritratti con oggetti
2012 - Niegazowana/Venus
Autoritratti con oggetti ha un pregio che emerge sin dal primo ascolto: è quello di restituire il valore alla parola, riportandola in primo piano, piacevolmente accompagnata dal suono, ma assolutamente protagonista indiscussa di questi scorci del teatro della vita, che altro non sono che le canzoni del nostro leccese-meneghino. Vengono rappresentate nella poesia di un istante piccole scene, dove possiamo trovare l’annebbiata dichiarazione d’amor andata a male tra un brindisi e un morso di spiedo ai tavolini d’un caffè di Rimanere male, strimpellata da musico di strada scappato da un’orchestra swing, troviamo l’elegia nostalgica di un fumoso autunno di addii dolorosi in Io addio oppure ci troviamo di fronte a donne sensuali, che a modo loro ci strappano l’anima facendoci innamorare come la decadente Lilì, vagamente una Catherine di Jules e Jim, o una Mariangela appena suggerita e abbozzata, che terminata la canzone lascia il sapore d’averla davvero conosciuta.
Ci troviamo in una vecchia sala da ballo a cimentarci con il Valzer della sera e Mazurka, il primo struggente ballo del cuore in bilico tra l’amore e la disillusione, la seconda invece danza lamentosa dell’amante che non vuol più far scorrere il tempo, e fermare per sempre l’istante unico di gioia.
Qualcuno per amor d’accostamento e paragone lo ha già indicato come un novello Tenco, un Conte, un Lolli, un Bongusto, un primo Paoli crepuscolare, ma io per rispetto del suo lavoro voglio solo dire che De Rubertis si avvicina al mondo della filastrocca, intesa nel suo significato più alto, nella tradizione del gioco di parole, della rima semplice e dell’assonanza, sulla scia delle canzoni popolari dei menestrelli d’un tempo, sposando la sua voce baritonale ora a cavalcate di fiati, ora ad un fosco pianoforte solo, ora immerso in atmosfere noir (Hotel da fine), ora estremamente intimistico, Amore colbacco, ora leggero e conviviale, Signorina. E questa sua attitudine ci porta a canzoni che scivolano lente, lasciando quella sensazione di famigliarità, di sentimenti e di situazioni, che rendono queste tredici tracce nostre.
Grande il parterre di collaborazioni qui presenti, Gianluca Gambini (Dente), Roberto Dell’Era e Rodrigo D’Erasmo (Afterhours), Enrico Gabrielli (Mariposa, Calibro 35),Lorenzo Corti (Luci della Centrale Elettrica),Pete Ross, Luciano Macchia e Raffaele Kohler tra gli altri. Autoritratti con oggetti può essere la sorpresa della prima parte del 2012.