live report
Gianluca De Rubertis Roma, 'Na cosetta
Concerto del 20/04/2016
Quella che prede corpo questa sera non è però tristezza, ma una riflessività setosa, che sa di balere e mazurka, Paolo Conte e Fabrizio De Andrè ed è affidata semplicemente alla sua voce ed alla tastiera. Non c’è altro a distogliere dalla poesia decadente dei brani, nessun arrangiamento, per quanto ben studiato. Tutto è ancora più scarno di quanto lo è su disco.
L’inizio è affidato a La vita è un sogno, che porta lieve a Mai più. Mai più che senza Amanda Lear perde il suo brio sui generis ma guadagna una sapore più intimo.
Fiorigami è l’essenza della poesia decadente a cui si accennava poc’anzi. Un profluvio aromatico degno di D’Annunzio, un alternarsi di stagioni e baudelairiani inni alla bellezza, un qualcosa di bucolico che avvolge chi ascolta e non se ne va più.
C’è anche una canzone “fantozzesca” a suo dire, ossia Mariangela, sulla quale soffia una brezza leggera, per certi versi cabarettistica. Sotto la tua gonna è una sorta di ammissione di fragilità e bisogno di protezione, di incertezza del futuro di un rapporto caduco per sua natura che dal vivo è ancora più emozionante.
La prima vera parola, contenuta in Autoritratti con oggetti (2012), forse andava suonata prima di Fiorigami. Intrise di naturalismo e magia avrebbero formato un bellissimo dittico, la prima sembra il necessario preludio alla seconda. Magnifica notte, cantata ne L’Universo Elegante (2015) con Mauro Ermanno Giovanardi, cantata da solo assume dei connotati più da fiaba e meno da avventura.
Labbracadabbra è un crescendo ironico e sensuale, tra negri saltimbanchi con sigaro cubano e streghe slave che concorrono in una commedia umana strampalata, tra le dita veloci sui tasti di Gianluca.
Parigi di Paolo Conte omaggia non solo l’autore astigiano, ma l’amore fatto di casualità, baci sotto la pioggia e luci tremule.
Divertente è il preambolo ad un brano rimasto fino ad oggi inedito, dedicato a una ragazza frequentata per un periodo. Non era soddisfatta del proprio aspetto a causa di un orecchio a sventola. Particolare, quello di un singolo orecchio a sventola, che De Rubertis trovava anche unico e interessante. Ma la ragazza non ne volle sapere, e procedette ad un intervento per correggere il difetto. E nasce così La fine della repubblica di Dumbo, che regala un sorriso.
Chiedi alla polvere è un piccolo omaggio all’essere infinitesimali, al vedere il mondo in un granello di sabbia pur consci della propria finitudine.
La chiusura ed i saluti sono affidati a Signorina, piccolo omaggio a Conte e andando a ritroso a Buscaglione. Ed ulteriore prova dell’originalità di De Rubertis nel dare nuova linfa ad ogni scheggia di storia della canzone italiana e a restituircele in modo totalmente personale e contemporaneo.
E dopo averci salutati Gianluca si riprende il foglio con la scaletta (bistrattato per tutta la sera), le sue stelle e riparte.