Giacomo Toni Nafta
2017 - Brutture Moderne
Un lavoro interessante, paradossale nel suo essere album, nell'uso di pianoforte, sassofoni, tromboni che producono suoni istintivi, in una nuova musica creata da un apparente rumore che evidenzia i testi, tolti dalla naftalina del perbenismo per essere infuocati dalla Nafta creativa di Giacomo Toni. E' un album prevalentemente maschile, i personaggi sono uomini, nel senso più sessualmente virile, di apparente sicurezza e sfacciataggine, accompagnati da una scelta musicale libera, impulsiva, a volte un po' imprecisa ma solo chi sa cosa sta facendo può permettersi scelte così fuori dagli schemi. Giacomo Toni osserva, nei suoi lunghi viaggi in furgone per i live, ritrovando gli stereotipi della provincia, e grazie alla conoscenza della musica, della lingua italiana e della società si è potuto permettere di manipolarle, associarle al rumore, alla sgrammaticatura, all'imprecisione anche umana per realizzare Nafta che non può non risultare stimolante. Un grande contributo a Nafta è stato dato da Franco Naddei, produttore artistico che ha anche esagerato i difetti delle composizioni per puntare all'autenticità del disco. Giacomo Toni è un autore, compositore, pianista, cantante, allievo di Dimitri Sillato e vincitore di numerose manifestazioni (Hitweek 2013, premio singoli cantautori “Nuova musica italiana 2007”, riconoscimento miglior testo “Premio Augusto Daolio 2006”, Premio Radio Due, “Festival Mondiale della Canzone Funebre”), fondatore del collettivo musicale Novecento Band nel 2005 composto da musicisti jazz, punk, rock, di fama internazionale e nel 2011 con Lorenzo Kruger forma Gli Scontati e iniziano il tour tributo a Paolo Conte.
Nafta è il quarto album di Giacomo Toni, nove tracce di raccont,i di personalità, di vissuti, di vita vera, di persone anche irritanti che l'autore rende carismatiche, le fa vivere, con un grande lavoro interpretativo e musicale, ce le fa cantare, immaginare e, a volte, anche detestare. Interessanti Il diavolo marrone, il racconto della dipendenza dall'eroina con tratti musicali per la sostanza e le parole per non giudicare, mentre in Chinatown il viaggio diventa molto più pratico a Milano in un centro massaggi dove “il confine è l'inguine” tra riferimenti a De Chirico, Gadda e Brodskij. Nafta è insolente, ma anche colorato dall'ironia emiliana, è critico, ma solo quando ci si apre all'ascolto, è libero contro le chiusure, intelligente pur raccontando la mediocrità sociale, è spietato nei temi, ma anche nelle indubbie capacità artistiche.
Il finale è inaspettato, sottolineando il senso del non detto di Nafta e la grandissima raffinatezza cantautorale del messaggio di questi brani, infatti in Inchiodato al bar il pianoforte ritorna al suo suono, la voce intima e l'interpretazione sono più standard proprio perchè la società si sta abituando a sé stessa, chiudendosi e bastandosi nell'essere uguale. Sin dai primi ascolti la curiosità vince e si cercano immediatamente video di live per poi voler passare al calendario reale delle esibizioni, Nafta è da ascoltare, ed è impossibile non apprezzarlo, cercando i significati, celati dietro a tutto ciò nasconde l'apparenza del primo impatto.