Giacomo Toni

interviste

Giacomo Toni L'album Nafta in anteprima con intervista

23/10/2017 di Autori vari

#Giacomo Toni#Italiana#Canzone d`autore

Libertà, intelligenza, sesso, droga, motori; brani nichilisti, istintivi, spietati, lontani dai suoni di plastica. Amore per l'avanguardia musicale, ironia, assenze. Tutto questo e molto altro è "Nafta", quarto album di Giacomo Toni che Barbara Bottoli presenta con recensione e intervista. Potete ascoltare il disco (in uscita il 27 per Brutture Moderne) in streaming in anteprima.
Trascinante, raffinato, nichilista? Giacomo Toni sta per pubblicare il suo quarto album, che Barbara Bottoli nella sua recensione presenta così:

L'album in uscita il 27 ottobre per Brutture Moderne è crudo, diretto, spietato nei suoni, spesso sembra improvvisato, ma tutto ciò lo rende unico e interessante, al punto che ogni “imprecisione” sembra studiata per sottolineare il bassofondo attuale che vuole raccontare Giacomo Toni, perchè in Nafta si canta la provincia per poi scendere, come in un'immagine dantesca, ai livelli più bassi (la corruzione di Codone lo sbirro, l'eroina de Il diavolo marrone), e sembra che il punto di vista provinciale sia dato dal bar che raccoglie queste figure che si alternano a seconda dell'ora davanti al bancone, e delle quali si parla non appena si sono voltate o scompaiono.

[...]

 Nafta è il quarto album di Giacomo Toni, nove tracce di racconti, di personalità, di vissuti, di vita vera, di persone anche irritanti che l'autore rende carismatiche, le fa vivere, con un grande lavoro interpretativo e musicale, ce le fa cantare, immaginare e, a volte, anche detestare. Interessanti Il diavolo marrone, il racconto della dipendenza dall'eroina con tratti musicali per la sostanza e le parole per non giudicare, mentre in Chinatown il viaggio diventa molto più pratico a Milano in un centro massaggi dove “il confine è l'inguine” tra riferimenti a De Chirico, Gadda e Brodskij. Nafta è insolente, ma anche colorato dall'ironia emiliana, è critico, ma solo quando ci si apre all'ascolto, è libero contro le chiusure, intelligente pur raccontando la mediocrità sociale, è spietato nei temi, ma anche nelle indubbie capacità artistiche.

Qui la recensione completa del disco.

Nel comunicato ufficiale si dice dell'album:

Sesso, droga e motori… questo lo scenario di “Nafta”, un disco maturato con la band durante i live, i viaggi in furgone e che, giorno dopo giorno, somigliava sempre più ai paesaggi e ai personaggi conosciuti da Giacomo nei luoghi in cui è nato e cresciuto, in Romagna, in provincia, entroterra agricolo. Niente infradito, insomma. È un percorso dove l’amore è assente. Girone dopo girone si affronta l’emarginazione, la solitudine, la velocità, la prostituzione, il lavoro, l’insolenza, l’eroina, la polizia, fino alla chiusura, in piano e voce, dove si ritorna al suono classico e si parla, appunto, di assenza di amore, che metaforicamente è applicabile anche alla società, al pericolo del disinteressamento sociale, del nichilismo individualista, che probabilmente oggi riguarda un po’ tutti.

Un album sporco, grezzo, verace… un disco per gente che legge le pagine motori della Gazzetta dello Sport, seduti all’esterno di un bar di provincia, sorseggiando un bianco frizzante alle 9:00 del mattino. Nessun suono di plastica, ma si ode chiaramente il suono delle trivelle, e dei rombi di marmitte. Una serie di storie che raccontano le vicissitudini di diversi personaggi che si possono incontrare in qualsiasi provincia italiana. Ad accompagnare Giacomo, una serie di ottimi musicisti come Alfredo Nuti dal Portone, Roberto Villa, Marcello Detti, Daniele Marzi e Gianni Perinelli e la sapiente direzione di Franco Naddei (Francobeat).

Qui sotto invece una chiacchierata con il cantautore, sempre di Barbara Bottoli.

Nafta è il tuo quarto album e si potrebbe suddividere in otto tracce più una Inchiodato al bar; si inizia da un bar con Lo strano e lì si finisce, con un'atmosfera completamente diversa, ma forse quella che ci si aspetta da un pianista: cosa lega Il porco venduto che sono e la traccia conclusiva?

La nostra idea era di raccogliere una serie di brani con un’ambientazione paesaggistica ben definita, quella della provincia.

E’ un pezzo istintivo, balordo, che non nasconde un certo “vanto del male”, come l’ultima traccia.

Dopo i primi ascolti si cerca su YouTube qualsiasi video delle tue esibizioni e si resta stregati dal vigore, dalla spietatezza nel suonare, da quel piano-punk, ma come nasce?

Non sono particolarmente fiero di me per quello che hai visto. Ogni volta che mi capita di vedere qualcosa su YouTube mi chiedo come possa essere stato quel giovane idiota.

Forse, mi dico, cercavo solo di far passare al pubblico un’ora del proprio tempo libero senza indurlo alla sonnolenza.

Quel che è certo è che un uomo di mezza età non dovrebbe agitarsi a quella maniera per cantar canzonette. Nessuno degli uomini sui quali mi sono formato lo ha mai fatto, non Giacomino Leopardi, non Antonio Gramsci e neanche José Mourinho.

Spesso mentre mi esibisco, in questo modo istintivo un po’ sopra le righe, mi chiedo cosa penserebbero di me.

Si diceva che il Super-io è solubile in alcol, ecco, forse lo è anche il senso del ridicolo (che immagino sia la stessa cosa).

Il singolo scelto per il primo video è Cugino motorio Pasticca che è un montaggio di corse di rally, sport che rappresenta il superamento dei limiti umani, naturali e meccanici, una sfida con la vita, ma sembra che il testo voglia andare oltre il concetto di irresponsabilità, cosa nasconde questo testo? E perchè è stato scelto come estratto di Nafta?

Per me Pasticca rappresenta un episodio futurista.

Quando (noi) si è dato un midollo spinale sonoro al disco, ho riconosciuto il paesaggio che si andava sognando, se vogliamo, ma anche vivendo intorno, e me lo ritrovavo Pasticca in tutti quei pori del suono.

Il pilota che dà colpa alla sua fidanzata del proprio declino, mi è sembrato un manifesto estetico per la raccolta di questi personaggi. L’idea di metter su famiglia lo ha responsabilizzato, e ha cominciato “perdere smalto”. In lui, fantasticando, vedevo l’uomo scimmia che confonde i suoi istinti (la femmina, la fame, la paura) con gli elementi della corsa automobilistica (la curva, il rischio, l’entusiasmo).

Nafta è un lavoro che si scopre ad ogni ascolto, è pieno di riferimenti celati e suoni feroci, quando si riescono ad associare si respira la provincia, si sentono la pesantezza dell'aria e la leggerezza dei discorsi per poi accorgersi che quella realtà sembra scomparsa. Hai scelto di distaccarti anche dai cantautori più classici: quanto questo album cerca di esorcizzare la nostalgia?

Ho una formazione culturale legata alle avanguardie.

Non posso permettermi una carriera devota alla canzone d’autore classica, pur amandola.

Certi amori sono anacronistici, ma rispondendo a questa domanda mi contraddico citando Pierangelo Bertoli: “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”

Il diavolo marrone è il brano che più colpisce, è intenso, manca dell'ironia sfrontata che pervade le altre tracce, i suoni sembrano rappresentare la sostanza, la cattiveria che la caratterizza; c'è rabbia in questo testo, nella sua interpretazione: quanto c'è di reale?

Su questa canzone preferirei non dir nulla che poi se tra qualche tempo ritrovo l’intervista e mi rileggo passo una brutta mezz’ora.

E' molto facile notare che è un album maschile, i personaggi, le situazioni, i luoghi sono tutti la rappresentazione della virilità, e le donne? Come mai questa scelta così estrema?

Il fatto che io non abbia mai avuto le mestruazioni deve avermi condizionato.

Fatico a fingere di non avere un pene come fanno tanti cantanti, anche se la frenesia chiavereccia mi ha portato a scrivere canzoni troppo stupide.

Preferirei dire che in questo disco c’è la presenza dell’assenza della donna.

Tutti i personaggi sono quel che sono perché incapaci di relazionarsi con la donna, a farci caso.

Il trionfo femminile in questo disco esiste secondo me, celato se vuoi, e potrebbe anche essere “l’universo migliore” al quale mi riferisco nell’ultima frase dell’album.

Con Franco Naddei, il produttore artistico, avete scelto di manipolare suoni e parole, di non correggere le imprecisioni, come nasce la collaborazione? Ed i progetti per il futuro? E soprattutto chi è Giacomo Toni? Perchè sembra un artista che sa mettere in scena in un brano una sceneggiatura intera, interpretandola da ogni punto di vista.

Franco un giorno mi ha detto: “La discografia italiana andrebbe denunciata per circonvenzione d’incapace”.

Ho deciso che avrebbe prodotto il disco.

Per il futuro vorrei registrare un album per raccogliere le mie canzoni d’amore, le canzoni che ho trascurato.

Per il resto io mi considero una persona che ha vissuto fino ad ora per la sua forma d’arte, la sua disciplina, mettendo tutta la sua esperienza al suo servizio, mescolando il caos della vita reale a quello della fantasia, trovando alcune soddisfazioni di forma che ne hanno giustificato lo sforzo.



CREDITS

Giacomo Toni: piano e voce
Marcello Jandu Detti: trombone
Daniele Marzi: batteria
Alfredo Nuti Dal Portone: chitarre
Gianni Perinelli: sassofoni
Roberto Villa: basso

Canzoni di Giacomo Toni.
Arrangiamenti di: Marcello Jandu Detti, Daniele Marzi, Franco Naddei, Alfredo Nuti Dal Portone, Gianni Perinelli e Roberto Villa.

Produzione artistica: Franco Naddei
Registrato e mixato da Franco Naddei, Cosabeat Studio, Villafranca (FC)
Mastering: Giovanni Versari
Foto: Rossella Fantinato
Grafica: Fedigrafik studio, San Piero in Bagno (FC)

BIO

Giacomo Toni è autore, compositore, pianista e cantante. Noto agli appassionati del genere per l’utilizzo di un lessico paradossale e per i monologhi improvvisati che legano un brano all’altro, è attualmente riconosciuto come uno dei migliori cantautori italiani: un compositore con il genio dei grandi vecchi e la forma di un giovane d’assalto. I suoi testi, ironici e pungenti, ormonali e surreali, arrivano a sconfinare nell’umorismo. Allievo di Dimitri Sillato, ha assorbito le basi della tecnica pianistica jazzistica per condurla verso una personalissima sintesi sgarbata e diretta che definisce PianoPunk.
Invitato al Pistoia Blues 2014 e al Tenco Ascolta 2014, è il Vincitore di Hitweek 2013 concorso nazionale per la Musica italiana nel mondo esibendosi a Miami presso Art Park di Hollywood nella Rassegna Hit Week in cartellone con Franco Battiato, Marco Mengoni, Niccolò Conte e Canzoniere Grecanico Salentino.
Successivamente è stato invitato a tenere una lezione sulla canzone d’autore italiana presso la Florida Atlantic University (USA).
Vincitore Premio Singoli Cantautori “Nuova musica italiana 2007” Città di Roma con Presidente della giuria Mogol; Vincitore del riconoscimento al miglior testo “Premio Augusto Daolio” 2006 città di Sulmona (AQ); Vincitore del Premio Radio Bue a “Risonanze Unplugged” Limena (PD); Vincitore del “Festival Mondiale della Canzone funebre” di Rivignano (UD).
Giacomo inizia la sua carriera musicale nel 2005 fondando il collettivo musicale Novecento Band, una selezione di musicisti jazz, rock, punk di fama nazionale, con cui intraprende il suo primo tour italiano. Nel 2010 realizza il suo primo disco “Metropoli” , l’anno successivo esce subito con un secondo disco dal titolo “Hotel Nord-Est”, entrambi autoprodotti. Nel 2013 entra a far parte della scuderia dell’etichetta indipendente “MarteLabel” con cui farà uscire il suo terzo disco “Musica per autoambulanze” presentato con un live al Circolo degli Artisti di Roma.
Giacomo Toni ha aperto i concerti di artisti di fama nazionale quali Raphael Gualazzi, Edoardo Bennato, Francesco Baccini e John De Leo. Nel 2011 inizia un tour tributo a Paolo Conte, assieme all’artista Lorenzo Kruger (frontman del gruppo Nobraino). Il duo prenderà il nome de “Gli Scontati”.
Parallelamente è compositore di colonne sonore per spettacoli teatrali, mostre d’arte contemporanea e cortometraggi.

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