Gerardo Balestrieri I nasi buffi e la scrittura musicale
2007 - Egea / Carta da musica
Più che un disco d’esordio, “I nasi buffi e la scrittura musicale” è invece una raccolta di brani vecchi e nuovi che il musicista dedica al marsigliese Alexander Marius Jacop (ladro beffardo e gentiluomo che ispirò Le Blanc per il suo Arsenio Lupin, ndr). Un disco che racchiude dieci anni passati tra concerti, teatri, festival e programmi tv e che giunge a coronare il lavoro sin qui svolto da questo autore ed interprete dei giorni nostri, o come lui ama definirsi cantante apolide.
In questo disco Balestrieri riesce magistralmente a coniugare le diverse espressioni musicali dimostrandosi un musicista (autore e compositore) a 360°: un lavoro denso fatto di ritmi che vanno dal jazz alla bossanova passando per il tango, lo swing, gli echi mediterranei ed arabeggianti, la chanson francese, il folk, il blues e mostrando anche una leggera inclinazione al rock.
I testi scritti si presentano contemporaneamente stravaganti, malinconici ed ironici; basti ascoltare brani quali “Chi ha visto planare gli angeli”, “Il gusto nel niente e nel sorridere” e “La java des B. A.”. In altri invece si cimenta nel musicare scritti di grandi poeti del passato come Giuseppe Ungaretti (in “Canto Sesto”), Charles Baudelaire (in “L’ame du vin”) o un anonimo napoletano del ‘500 (in “Funesta vascia”).
Musicista tout-court, Balestrieri nelle sue composizioni si avvicina molto al modo di fare canzoni di diversi cantautori italiani come Paolo Conte in “Furto ai nobili di Rue Berget”, una ballata swing che rimanda molto alla canzone d’autore francese; o Caposella nella traccia conclusiva “Chi ha visto planare gli angeli dal cielo”. Le sue canzoni soprprendono per un’espressività musicale che travalica i confini nazionali, ma va anche oltre nella lingua e nel suono: la canzone francese viene più volte rimarcata (“Saria” e “Blues del Putagè”), ma troviamo anche richiami a suoni più mediterranei come in “Palamakia” e “Barcelone”.
Le melodie piacevoli fanno da supporto ad un cantato cupo, che mostra varie sfumature dando una particolare impronta alle singole canzoni, tanto da far sembrare “Quando il diavolo t’accarezza” un brano dei C. S. I. o “Canto Sesto” di Mark Lanegan. L’uso di svariati strumenti poi colora in modo particolare i pezzi, mostrando anche degli ottimi arrangiamenti.
Balestrieri si affianca di validi collaboratori e amici come Virginio Tenore voce e tammorra nella tammorriata che fa da intro al brano “Saria”; Daniele Sepe sax tenore in “Furto ai nobili di Rue Berget”; Giovanna Guiglia voce in “Palamakia”; Ilaria Graziano voce in “Chi ha visto planare gli angeli” e tanti altri.
Con questo esordio Gerardo Balestrieri potrebbe allargare di molto il suo pubblico entrando di diritto tra i più validi “cantanti apolidi” di quell’albero infinito che è la musica.