Gerardo Balestrieri Canzoni nascoste
2016 - Interbeat/EGEA
Nato in Germania a Remscheid nel 1971, è cresciuto tra Napoli e l’Irpinia mentre ora vive a Venezia, anche se lui ama definirsi apolide e autentico cittadino del mondo, collezionando così esperienze diverse di vita che si riflettono nella sua musica che ha sicuramente un ampio respiro internazionale.
Prima di questo ha realizzato quattro dischi e per ben tre volte ha sollevato l’interesse e la segnalazione del Premio Tenco con l’opera prima I nasi buffi e la scrittura musicale, come finalista come opera prima nel 2007, e successivamente anche con il secondo lavoro Un turco napoletano a Venezia nel 2009 e con Quizas, quarto lavoro del 2013.
Balestrieri svolge anche una notevole attività concertistica che lo ha portato in tour in diversi paesi europei e negli Stati Uniti, e vanta numerose collaborazioni con artisti italiani ed internazionali.
Questo nuovo lavoro, Canzoni nascoste, contiene dodici canzoni, dieci composizioni originali e due cover, composte tra il 1993 e il 2012, che vengono cosi alla luce confermando l’artista come uno dei più interessanti interpreti della canzone d’autore.
Sono canzoni con testi che oscillano tra il “leggero” e l’impegnato”, a volte inquietanti, arricchiti da una vasta strumentazione dove ci sono diversi fiati, clarinetto, tromba, sassofono, trombone, che danno a non pochi brani un’impronta jazz e swing, ma anche strumenti come, tra gli altri, Hammond, theremin, violino, fisarmonica, armonica, flauto e mellotron che allargano la già ricca tavolozza musicale.
Siamo in territori musicali che ricordano le composizioni di Paolo Conte, Bobo Rondelli e Folco Orselli ma anche, andando ancora più indietro nel tempo, a Fred Buscaglione e Renato Carosone e la sua voce profonda e scura è estremamente versatile e passa nei diversi brani dal jazz allo swing al blues al twist-ye-ye con grande naturalezza, oltre a cantare anche in un brano francese e in due in inglese.
Il brano di apertura, Les travailleurs de la nuit, la canzone più vecchia composta nel 1993 a Napoli, è un brano “leggero” , delizioso e swingante con atmosfera “retrò”, a cui fanno seguito le due cover che sono entrambe brani di Boris Vian, La giostrina del progresso (libera traduzione di La complainte du progres), acida ironia sul progresso che avanza e che ci ricorda alcune cose di Capossela e Son snob (libera traduzione di Je suis snob) lenta e ricca di swing, una feroce ironia di certa borghesia.
Ci sono due brani che non ti aspetti, “diversi” dal resto del disco: Dimmelo, divertente e gioioso brano anni ’60 tra twist e ye-ye e il lento e avvolgente blues Nuè cantato in inglese, mentre vanno segnalati anche la (quasi) title track Canzone nascosta, il brano di più recente composizione del 2012, con le sue delicate atmosfere esotiche alla Paolo Conte, Il cenone del mondo atto d’accusa per le grandi diseguaglianze presenti nel nostro mondo, un grande brano della canzone d’autore e la lunghissima, ben nove minuti, Bugia, un moderno pezzo in stile “quelli che ….” contro le false promesse della politica, le illusioni e le ipocrisie della vita moderna.
Per non perdere le buone abitudini, anche questo Canzoni nascoste, è arrivato nella cinquina finale per la Targa Tenco come miglior album dell’anno.
Altro ottimo album per un artista che bisogna conoscere, Canzoni nascoste che, per nostra fortuna, non lo sono più e sono libere di muoversi tra di noi.