Galoni Troppo bassi per i podi
2014 - 29 Records/MArteLabel/Goodfellas
Troppo bassi per i podi di gaLoni appartiene a questa categoria di dischi che colpiscono per la propria bellezza e apparente semplicità. Undici canzoni piene di pathos, raccontate con la solita maestria del cantautore romano che si avvicina spesso ad una qualità e ad un modo di raccontare che ricorda cantautori di serie A come Samuele Bersani (Primavere arabe).
Come era avvenuto con Greenwich, il suo disco d’esordio, anche questa volta gaLoni si è affidato alla produzione artistica di Emanuele Colandrea degli Eva Mon Amour. Non c’è uno stacco netto con il disco precedente: Troppo bassi per i podi sembra più una continuazione anche se è cambiata la prospettiva dei personaggi raccontati. Se prima i protagonisti avevano come obiettivo lo spostamento del meridiano zero, questa volta la prospettiva è presa dall’alto, dai tetti per la precisione. “Stanno lì che osservano - si legge nel comunicato - a metà strada tra l’asfalto e l’instabilità che esso incarna, ed un’altezza irreale e impossibile, dove poter spendere ancora del tempo a studiare i trucchi del volo e sperare in una condizione sociale migliore”.
Un disco, questo, accompagnato da suoni quasi scarni per far risaltare le parole, arricchito dalla tuba, dal trombone, dal violino, dall’armonica che accompagnano la chitarra acustica simbolo cantautorale per eccellenza. Un disco di canzoni in movimento come I navigatori, di brani che fotografano il nostro tempo e i mali sociali come Ho perso palla a centrocampo e Autostrada per i cani, di canzoni che si insidieranno immediatamente nella vostra mente come il singolo Carta da parati, Il migliore dei cecchini, Per vederti partire, e quelle di una dolcezza mozzafiato come Primavere arabe.
Il tutto raccontato con la voce di un gaLoni che ancora una volta riesce a fare centro e ci regala un disco pieno di intensità.