Ma è il sottobosco musicale ad essere attualmente il luogo in cui è possibile scovare tutta una serie di giovani musicisti di notevole talento e tra questi emergono senza dubbio i Foja.
Nati nel 2006, come eredi diretti del Neapolitan Power degli anni ’70 e del sound tipico degli Almamegretta e dei 24 Grana, sono senz’altro la migliore espressione del folk-rock partenopeo e questo secondo lavoro in studio lo conferma. Dimane torna ‘o sole è infatti un album in cui i Foja mescolano sonorità che strizzano l’occhio al folk statunitense al gusto tutto napoletano per la melodia, una melodia però mai stucchevole o dolciastra, ma che si nutre fino in fondo dell’arraggia (rabbia), dell’ironia, dello scherno e della lavica passione di una città sempre in bilico tra resa e coraggio.
In queste 13 tracce i Foja sono Napoli e Napoli è i Foja, in un condensato di energia, riflessioni malinconiche, descrizioni che struggono e gioie esplosive che ti stampano un sorriso in faccia, mentre passi dal rock, al country o a una ballata che sa come consolarti, perché il senso di tutto il disco restano la speranza e la fiducia nella certezza che prima o poi tutto andrà meglio.
Ogni pezzo è affidato alla vigorosa voce di Dario Sansone, che scrive e canta in dialetto tutte le verità che ogni abitante di una vita può sperimentare, sia esso del sud, del nord o dell’est o dell’ovest del mondo, ma molteplici sono le collaborazioni che valorizzano il disco, rendendolo ancora più ricco di quel che è.
C’è Francesco Di Bella, degli ormai sciolti 24 Grana, che accompagna Sansone in Donna Maria, uno dei luoghi più poetici e da pelle d’oca di tutto l’album, ma ci sono anche Claudio “Gnut” Domestico in Nun te scurdà ‘e chi vene, altra perla melodica resa ancora più intensa dagli archi di Mattia Boschi dei Marta Sui Tubi (“e tu nun te scurdà ‘e chi vene si po te pierde ‘o meglio ca può ddà”). C’è Ilaria Graziano, seducente sirena nei cori di Maletiempo, e ci sono Gino Fastidio e Libera Velo in Ccà niente se fà, country in salsa partenopea dal sapore divertitissimo e dissacrante. Ci sono Maurizio Capone sul finale di ‘A canzone do tiempo e Giuseppe Fontanella (24 Grana) alla chitarra in ‘A notte, trascinante mambo rockeggiante dedicato ai chiaroscuri dell’esistenza.
Ma è Dimme ca è overo il brano più emozionante, non solo per il testo intenso, ma anche per l’interpretazione toccante di Sansone, la cui vocalità morbida e simultaneamente ruvida si esprime al meglio negli spazi di questo pezzo al limite della commozione.
Una nota speciale merita l’artwork del disco, totalmente curato da Alessandro Rak, fumettista napoletano e regista pluripremiato per il suo film d’animazione L’arte della felicità, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e alla cui colonna sonora hanno partecipato anche i Foja col brano ‘A malìa, che fa da apertura a Dimane torna ‘o sole.
Non c’è da cercare alcun tipo di innovazione sonora in questo loro secondo album, né tale mancanza deve far pensare a un disco come tanti, che non aggiunge nulla ad un genere ormai collaudato. Piuttosto sono la sua freschezza e la sua autenticità a dover sorprendere in un periodo in cui la musica italiana va avanti clonando generi e sottogeneri spesso presi solo in prestito da altre culture o da altre tradizioni musicali. La forza dei Foja sta tutta nel loro spirito, uno spirito artistico geograficamente radicato, ma che allo stesso tempo si è sempre fatto eco di sensibilità universali e, benché la lingua scelta sia un dialetto regionale, il senso dei loro pezzi e della loro musica raggiunge chiunque sia capace di cogliere la forza espressiva del cuore e della passione di vivere.
Se di discendenza si può parlare, allora con questo nuovo disco i Foja entrano a pieno titolo nella dinastia musicale napoletana facendosene portavoce inediti, pur rimanendone figli a tutti gli effetti.