Fabio Cinti L´esempio delle mele

Se alla reunion dei Bluvertigo fosse seguito un nuovo disco di inediti quest´ultimo sarebbe stato probabilmente molto simile a L´esempio delle mele di Fabio Cinti: synth e elettronica quanto basta unite alle esperienze e influenze cantautorali della carriera solista di Morgan. Non è un caso infatti che Livio Magnini compaia nelle vesti di fonico in diverse canzoni, come non è un caso che Marco Castoldi sia il produttore e arrangiatore di tre brani, anche se la sua influenza, forse per l´amicizia che lo lega all´autore, si fa sentire con forza per tutta la durata dell´album. Le tracce scorrono un po´ senza infamia e senza lode: il timbro di Cinti non aiuta affatto ad allontanare l´ombra del Battiato di Gommalacca, i cui riferimenti non si contano: voci sovrapposte e sequenze ammiccanti di sintetizzatori sopra un tappeto di archi in Amore elettrico e nella traccia di apertura Questo mondo fa rumore.

Anche un ottimo testo come quello di Il punto di vista con la firma di Pasquale Panella si perde in una melodia un po´ scialba, pur se arrangiata egregiamente.
A completare il tutto brani di impronta più cantautorale (le discrete La distrazione, Eccessi e Vuoto mimato) con testi abbastanza classici, una scrittura di piacevole semplicità in cui il cantautore romano sembra più a suo agio: voce calda, pianoforte, sintetizzatori, crescendo sempre al posto giusto, ma che ricordano davvero troppo lo stile a cui Morgan ci ha abituati da qualche anno a questa parte.

Non aggiungono nulla i brani in inglese, matrice beatlesiana con ricordi di Bowie, nè la cover di Cucurrucucù paloma che tra effetti sul basso e archi a profusione perde un po´ dell´essenzialità da pelle d´oca della versione di Caetano Veloso. Più personalità e passaggi intensi servirebbero ad un esordio che tirate le somme stenta a convincere completamente.