Eric Bibb Blues People
2014 - DixieFrog / IRD
Centro focale del lavoro è la cupa Rosewood. Scritta a quattro mani da Bibb e da Glenn Scott, che di Blues people è anche produttore, il brano narra storia di Rosewood, comunità afroamericana della Florida cancellata negli anni Venti dal fuoco dell’odio razziale. Bibb, che descrive nei dettagli l’avvenimento (erano i primi giorni dell’anno nel 1923), non dimentica che il crimine e la vergogna di ciò che accadde quella notte cominciarono molto tempo prima ... Ships with human cargo chained down below. Quanti altri artisti oggi sanno raccontare in musica storie così?! Ry Cooder, certo, ma pochi altri. Blues people, con la sua lunga lista di musicisti-amici ospiti, è un lavoro corale. La chitarra di Popa Chubby sporca Silver spoon, altrimenti calibrata sui suoni caldi degli strumenti acustici. Guy Davis regala la sua Chocolate man, mentre le inconfondibili voci dei The blind boys of Alabama si fondono con l’armonica di J.J.Milteau in I heard the angels singing e con il banjo di Taj Mahal in Needed time. Bibb e Scott impreziosiscono il lavoro con molte sfumature: si intravedono ricercate sonorità jazzy, o echi di soul anni Cinquanta come in Dream catcher o Remember the ones (con Linda Tillery alla voce). Non mancano venature pop-rock e richiami alla musica world: è il caso di Home world Africa, composta e cantata da Bibb in coppia con Andre de Lange, musicista sud africano trapiantato in Svezia.
Tutto sommato però Eric Bibb dimostra di non avere bisogno di ospiti: Drifting door to door, Turner station o Pink dream cadillac non ne hanno e sono tra le tracce più riuscite: un sound perfetto, tocchi di classe e atmosfere rurali. Diciamo la verità: Bibb non avrebbe bisogno neanche di Martin Luther King.