Eleonora Bordonaro Moviti Ferma
2020 - Finisterre
Innanzitutto, una precisazione: nella lingua siciliana, muvirisi non significa muoversi, ma restare, e proprio su questo apparente controsenso si impernia la ricerca dell'artista, che, in questo caso, si è fatta aiutare dal meglio della musica etnea, da Cesare Basile ai Lautari, ma anche della scena indipendente catanese, da Agostino Tilotta, degli Uzeda, a Fabrizio Puglisi. Ne emerge un mosaico di toni, di suoni, di provenienze, dall'Oriente (come la trascinante tammuriata Sprajammu di la luna) al reggae di Cunurtatu, fino al racconto in punta di chitarra di A merca, arricchita dai contributi di Puglisi e Giovanni Arena.
Il tema centrale è il femminile, la sua identità, le sue origini ancestrali; ma non si pensi a un disco militante, femminista, bensì a un tributo alla sostanza profonda, quasi materica, multiforme e sfaccettata, della donna - terra, che contiene e accoglie, seduce e abbandona. All'ombra dell'Etna, Bordonaro riscopre e ripropone strumenti antichi e nuovi, uniti a una voce senza tempo, e conduce l'ascoltatore in un cammino che definire folk sarebbe riduttivo: si ascolti Menza Spogghia, con la collaborazione della chitarra di Agostino Tilotta e della voce di Gaspare Balsamo, dall'atmosfera sospesa e magica, che descrive una processione di donne all'alba, oppure I Dijevu di Vurchean, canto alla "brama di vita", in cui si incrociano il samba della comunità nera di Bahia e un testo in gallo italico di San Fratello, con l'accompagnamento del collettivo Sambazita, laboratorio permanente di percussioni specializzato in repertorio di afro samba, e dell'orchestra Jacaranda, cresciuta alle falde del vulcano.
Non mancano i momenti più tipicamente letterari, come Omu a Mari, di Gaspare Balsamo, ispirato al romanzo Horcynus Orca di Stefano D'Arrigo e all’incontro di un marinaio, innamorato dell'Isola delle Femmine, oppure la traccia che dà il titolo all'album, mai tanto attuale, con un invito a restare fermi, ma a fare girare la terra nella nostra fantasia, "ca passa la nuttata".
Sul tutto, la vibrante voce di Eleonora Bordonaro, mai tanto piena e matura, ricca di infinite sfumature, dall'ironia (si ascolti la frizzante ricetta sottilmente erotica di Picchiu pacchiu) all'incanto di Tridici maneri ri farisi munnu, testo del poeta Biagio Guerrera, arrangiamento di Basile, che ripete, come un mantra, "non scordare niente...e amare". Un disco prezioso, da tenersi stretto, per riceverne forza e per vivere pienamente, pur restando fermi. Perché a questo servono la (bella) musica, e l'arte.