Ed riesce nell'intento di costruire un disco che parla di sentimenti in maniera non ridondante e non ordinaria.
Meglio soli non lascia una sensazione negativa, nonostante non dica niente di esaltante, e probabilmente questa è anche una scelta precisa dell’artista, cercare di creare un prodotto non esuberante, ma al contrario ordinato. Aspetto che rende ancora più evidente la malinconia che attraversa tutto l’album. Una sorta di riflessività che viene sottolineata da arrangiamenti quasi tutti acustici, raffinati, grazie all’utilizzo di nobili strumenti come il violino di Valeria Sturba, e perché no, con un pizzico di (apparente) ruffianeria nella costruzione di alcuni brani.
Ed ha trovato probabilmente la sua strada artistica, dimostrando di avere recepito, non so quanto volontariamente, una serie di input che verranno magari dal suo background musicale, riuscendo a prendere tutto il buono che c’è, ad esempio, nel folk d’autore estero, nella melodia italiana passata e recente, nella pop song di facile fruibilità, adatta ai più giovani e pigri.
A proposito di pigrizia: se proprio non volete ascoltare tutto l’album, vi consiglio di soffermarvi almeno su L’abitudine fa l’uomo ladro, sulla struggente La mole di lavoro è relativa, nella quale per un brevissimo istante sembra palesarsi il grande Bobby Solo. E poi ancora sulla fresca Scenario (un po’ troppo alla Cesare Cremonini forse) e la rockeggiante, ma con moderazione, A modo Mio.