Don Antonio Lacosta
2023 - Crinale Lab
Tutti i proventi di questa prima tiratura del disco, fisici e digitali, concorreranno infatti al fondo emergenziale per Modigliana gestito dalla Pro Loco / Protezione Civile / Nucleo Volontari Antincendio; un ulteriore segno dell'attaccamento dell'artista alle sue radici e all'ambiente in cui vive e opera, con il suo Crinale Lab, studio di registrazione molto conosciuto e apprezzato dagli addetti ai lavori. Un casolare di campagna, in cui si respira l'atmosfera concreta, eppure rarefatta, di un luogo fuori dal tempo, propizio per riflettere e costruire insieme un nuovo spazio di idee. È qui che è stato suonato e registrato il disco, brevi brani in cui la chitarra sembra cantare, dire precise parole, invitare al respiro e alla riflessione.
Ascoltare La Quercia, Vince, o la conclusiva Blu Spazio Blu, per esempio, con la batteria di Enzo Vallicelli e l'organo e il piano di Stefano Intelisano, dalle atmosfere rilassate, accorcia la strada fra la via Emilia e il Sud degli States, reinventando un blues padano, screziato di umori e pensieri dolenti e indolenti insieme. 1979 è un passaporto per i ricordi, dagli echi cangianti e dall'arrangiamento perfetto, complici i suoi compagni di viaggio: Luca Giovacchini (chitarra e dobro), Piero Perelli (batteria e percussioni), Roberto Villa (basso), Nicola Peruch (organo, piano, synth), Vanni Crociani (fisarmonica).
Il rock fa capolino nel brano che dà il titolo al progetto, testimoniando non solo le ascendenze dylaniane del compositore, ma anche l'attitudine eclettica nel senso migliore del termine, che lo fa agire a tutto campo nei diversi linguaggi e generi. Perché Gramentieri è forte di una lunga collaborazione con autentici mostri sacri del rock e del roots con inflessioni psichedeliche, come Dan Stuart, Alejandro Escovedo, Hugo Race, Robyn Hitchcock, Richard Buckner, Calexico, e ora è in tour con Vinicio Capossela, altra penna intinta nell'ispirazione folk e blues.
Alcune composizioni, registrate in diverse versioni, sono state utilizzate per un film trasmesso dai Rai Due, per un ciclo di spot di cantine vitivinicole, per una docufiction di Netflix e per altri lavori, ma tutte sono così connesse da fare pensare a una sorta di concept album sull'appartenenza a una terra, a un luogo, che certo, per Gramentieri, non è tanto e non solo fisico, ma proprio dell'anima. E all'anima si rivolge nell'ascolto, poliedrico, ricco, invitante, come un flusso interiore, o come uno sguardo che spazia dalla terra al cielo, passando per le infinite strade che esso può percorrere.
Consigliato in un lento tardo pomeriggio, a settembre (il mese dei ripensamenti, come scrisse un Maestrone conterraneo di Gramentieri), per un ascolto ininterrotto, non da singoli, ma da corrente costante e morbida di pensieri, ricordi, che non diverranno mai rimpianti, perché consapevolmente vissuti. Bravo, Don Antonio.