Colapesce Infedele
2018 - 42 Records
Le costellazioni di grotte naturali e artificiali riconfigurano la montagna come un immenso teschio ed è tra queste rovine che vaga l'Ego di Lorenzo Urciullo nel brano d'apertura (Pantalica appunto) che di tribalismo primitivo è intriso e che sul finale sterza sul prog grazie al contributo di Gaetano Santoro al sax, mentre tra fichidindia ed erbe aromatiche si consuma un rito magico scandito da un tamburo asfissiante.
L'aspro scenario dominato da cardi amari e finocchietto lascia presto spazio all’enigmatico Ti attraverso, il primo singolo estratto dall'album, zuppo di sincero e orecchiabile pop, che ferocemente si impossessa dell’ascoltatore. È il manifesto di una realtà aberrante (Ti vedo/Ti attraverso/ma non ti capisco) e al contempo è quel che resta dell’eredità tramandatagli dal poeta Panella che fece di Battisti un cantore sopraffino.
Immaginate Infedele come una millefoglie: alterna strati morbidi e marcatamente pop ad altri assai più rigidi posti a protezione dei precedenti; tra quelli a cui far scudo Totale, brano scritto a quattro mani col nobilissimo cantastorie palermitano Dimartino, brano destinato inizialmente a Luca Carboni che canta il senso dell’esistenza, pezzo musicalmente non essenziale che narra dell’essenza come punto di partenza e di arrivo (Siamo nati tutti senza denti/ Tutti senza nome/come dei bambini torneremo felici). Altro delicatissimo brano è Decadenza e panna, capace di rievocare le atmosfere oniriche alla Father John Misty, è con ogni probabilità il pezzo che maggiormente si rifà al passato nel testo, nella melodia e nella genesi.
Infedele raggiunge vette altissime con Vasco da Gama, Lorenzo alla maniera dell’esploratore portoghese senza indugio attraversa terre sconosciute e solca mari fatti di carne e spirito in questa sensualissima ballata fatta d’amore carnale e passione.
Infedele è un disco incoerente, quando sei sul punto di giudicarlo pop vieni subito smentito dai fiumi di elettronica che scorrono tra le otto tracce; il dualismo ricorre in tutto il lavoro e la copertina –curata da Alfredo Maddaluno degli Yombe – ne è la conferma, un continuo rincorrersi tra sacro e profano, tra vita e morte, tra eccesso e minimalismo. È così in Maometto a Milano – il brano più politico del disco – il profeta islamico lava secoli di misticismo con litri di negroni sbagliato, come un Lapo qualsiasi alla conquista della città meneghina.
Infedele è più di un disco tridimensionale, come lo stesso Colapesce lo definisce; è il tempo la quarta dimensione che lo caratterizza e che sfocia automaticamente nella nostalgia del passato e nell’incertezza del futuro. È la diretta evoluzione di Egomostro (42 records, 2015), è più immediato e colpisce dritto al cuore. Le buone abitudini del passato vengono catapultate in questo nuovo lavoro, tra tutte, la necessità di Colapesce di circondarsi di artisti superlativi, come Mario Conte (già presente in Egomostro) e Iosonouncane, al secolo Jacopo Incani, il quale lascia la sua imponente orma in Compleanno.
Quest'ultimo disco si conferma sintesi perfetta tra pop, elettronica e canzone d’autore, e grazie a ciò che si discosta dall’omogenizzato musicale che ci attanaglia e guai ad etichettarlo come artista indie. Colapesce sarà pur Infedele ma non tradisce le aspettative.