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Colapesce C'è chi prova a raggirare gli ostacoli: Colapesce racconta l'Egomostro (con streaming)
Quattro chiacchere col cantautore siciliano Colapesce. È già partito da qualche settimana il tour che toccherà svariate città italiane, noi ci siamo fatti raccontare l’Egomostro e come è nato. S’è parlato di passato, di musica e di nuovi progetti e per chi non lo sapesse sta per uscire un fumetto per la Bao Publishing. S’è parlato di Io e di conflitti interiori e di quel senso di declino che non ci abbandona; ci sono però i sogni, come quello di una collaborazione col conterraneo Franco Battiato, e le sorprese intrise di rosa shocking; non ci resta che aspettare e cercare il live più vicino a casa. Nell’attesa, buona lettura!
Mescalina: Sono successe tante cose negli ultimi tre anni: possiamo dire che hai fatto più apparizioni tu che Matteo Salvini nell’ultimo periodo. Quant’è cambiato Colapesce in questo nuovo album e quanto ti ha cambiato l’esperienza di Un meraviglioso declino?Colapesce: Sono stati tre anni intensi, in tutti i sensi, nel bene e nel male. Colapesce è cambiato tanto con il nuovo album, sia nel sound sia nei testi. È stata un’evoluzione naturale, mi piace mettermi in discussione e cambiare direzione. L’esperienza del Declino mi ha coinvolto parecchio; il concept Egomostro, in parte, è frutto di quell’esperienza, che ha sicuramente influito sul mal funzionamento del mio io.
Mescalina: Com’è stata la gestazione di Egomostro e dove l’hai concepito?
Colapesce: E’ stata lunghissima, due anni pieni. L’ho scritto tra Siracusa e Milano, raccogliendo moltissimo materiale che poi ho selezionato con la lentezza che mi contraddistingue, messo a punto il concept, gli arrangiamenti in fase di pre-produzione, poi l’abbiamo provato in sala e poi una ulteriore pre con Mario Conte, che ha curato insieme a me la produzione artistica del disco. Centinaia di ore, forse migliaia se considero la fase di scrittura e di ricerca.
Mescalina: Devo fare una doverosa premessa. Un meraviglioso declino l’ho adorato e temevo non riuscissi a concepire un album all’altezza del primo; ovviamente mi sono ricreduta e mi complimento con te. I suoni sono totalmente diversi malgrado qualche riferimento al precedente lavoro (ad esempio Sottocoperta) da cosa ti sei lasciato ispirare?
Colapesce: Grazie per la fiducia! Ho degli ascolti molto trasversali e un background molto vasto, dovrei farti un elenco lunghissimo. In linea di massima è stata fatta una ricerca sonora fra i fine settanta /primi ottanta, dai Talking Heads a Battisti, Talk Talk, Neil Young, Napoli Centrale, Matia Bazar per citarne alcuni, però la mia musica è fatta anche di esperienze visive, quadri, film, libri, blog, televisione spazzatura e molto altro.
Mescalina: Leggendo il comunicato stampa mi è venuto in mente Guido Anselmi (il regista interpretato dal grandissimo Marcello Mastroianni in 8 1/2) la sua piattaforma spaziale, le sue insoddisfazioni e i suoi dubbi, un uomo il cui Ego s’è fatto quasi soffocante. Immagini un epilogo diverso dalla pantomima che sigilla il film?
Colapesce: Potrei mai cambiare il finale di 8 1/2? Non mi permetterei mai, sarebbe Egomostruoso. Sicuramente nel mio lavoro c’è dell’Anamisimasa.
Mescalina: Che rapporto hai con l’Egomostro? Riesci a gestirlo?
Colapesce: Male, per questo ne ho fatto un disco. Provo a raggirare l’ostacolo.
Mescalina: A Warhol si affida spesso la paternità del profetico “quarto d’ora di celebrità”: indubbiamente il successo ci plasma, senza giudizi di merito, in che modo ti ha cambiato?
Colapesce: I consensi ti cambiano: da un lato di danno fiducia in quello che fai e dall’altro ti svuotano lentamente. Non parlo solo di successo in ambito artistico, la cosa riguarda tutti. Dagli architetti ai fanatici religiosi. Warhol teorizzava 15 minuti di celebrità, io ne teorizzo 15 secondi.
Mescalina: Qual è stata la proposta più strana che hai ricevuto?
Colapesce: Quella di fare un fumetto. Ho accettato. Esce a Maggio per Bao Publishing. Un’altra volta invece ho fatto 6 date come turnista in una big band sotto il tendone del circo Togni. Il progetto si chiamava “Salvo e i Tropicals", io come potrai intuire ero un Tropical.
Mescalina: Ti avranno sicuramente già fatto questa domanda, ma qual è il brano al quale sei più legato e perché?
Colapesce: Sono tutti figli miei, sono legato ad ognuno per motivi diversi, non saprei scegliere.
Mescalina: Ammetto che è difficile fare domande per così dire inedite e così la mia passione marzulliana mi porta a dirti: fatti una domanda e datti una risposta.
Colapesce: Lorenzo, perché accettasti di far parte dei Tropicals? Credo per i soldi. Anche se Salvo non ci pagò le ultimi serate.
Mescalina: In uno scenario alla Mary Shelley, ti senti più Colapesce o Lorenzo Urciullo, ed in che modo le due figure coincidono?
Colapesce: In quest’intervista mi sento più Colapesce. Le due figure per forza di cose coincidono, ma devono rimanere distanti. Mai mischiare vita privata con quella, chiamiamola, “artistica”.
Mescalina: Hai sicuramente un ottimo rapporto con la tua/nostra terra per vie dei suoi colori, del suo calore e dei maestri che l’hanno abitata. De Andrè non volle mai conoscere Brassens, tu invece non hai mai fatto mistero della passione per Gesualdo Bufalino, avresti voluto conoscerlo e magari cosa gli avresti chiesto?
Colapesce: Certo che avrei voluto conoscerlo. Credo che non gli avrei chiesto niente in particolare, mi sarei piazzato il pomeriggio a casa sua ad ascoltare dischi Jazz, lui era un grande appassionato del genere.
Mescalina: Perché parlare solo di musica visto che è la società la tua seconda fonte di ispirazione dopo l’Io? Cosa pensi dell’attuale situazione italiana all’alba di un “nuovo” Presidente della Repubblica, di un Primo Ministro amante dei selfie, del razzi-populismo leghista, e dei fenomeni pseudo trash di Magalli e Morandi?
Colapesce: Mi sono già espresso abbondantemente col mio primo singolo. Maledetti italiani.
Mescalina: La fine del declino ha lasciato l’amaro in bocca sia al pubblico che all’ex Presidente della SIAE, ovviamente per motivi diversi. Avete fatto pace tu e Gino Paoli, dopo il mini tour nei teatri occupati?
Colapesce: Adoro Paoli come artista, che in fondo è quello che conta. Lo stimo meno come (ex) presidente della Siae, ma le due cariche fortunatamente non coincidono. Il tour nei teatri occupati è stata una bellissima esperienza che rifarei domani.
Mescalina: Cosa pensi del nuovo scenario musicale, dei cantautori quelli veri e quelli finti e dei talent? Se dovessi organizzare un Colapesce and friends con chi vorresti condividere il palco?
Colapesce: Per organizzare un Colapesce and Friends dovrei mettere su qualche chilo e poi la lirica “pop” alla Pavarotti Volo mi ha sempre procurato orticaria. Mi fanno cagare i talent come concetto, ma di questo non ne ho fatto mai mistero. Trovo patetico il mainstream italiano. Fortunatamente abbiamo anche un sacco di cantautori, autori e musicisti bravissimi. Vorrei condividere il palco con Battiato, entrambi coi cuffioni.
Mescalina: Senza troppi giri di parole, hai paura dell’Egomostro?
Colapesce: Si, ma ci sto lavorando.
Mescalina: Per lo scorso tour hai vestito i panni di un astronauta alla Thom Yorke; ti ho già visto in tenuta da imbianchino con tanto di rullo intinto in un rosa che più shocking non si può: cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo tour?
Colapesce: Abiti rosa, scritte con font Horror, elettronica e fuzz.
Si ringraziano Colapesce e Francesco Carlucci - Fleisch.
Info:
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