C.F.F. e il Nomade Venerabile E sia
2021 - Autoprodotto
Anche in questo lavoro la band, composta da Vanni La Guardia (basso e voce), Anna Maria Stasi (voce principale, scenografie), Anna Surico (chitarre e synth) e Guido Lioi (batteria e percussioni), resta coerente con la sua visione di un rock estremamente poetico, di lancinante bellezza e intensità.
Il pathos con cui i C.F.F. investono l’ascoltatore si nutre di suoni essenziali e nudi, che riecheggiano e sgocciolano tondi e caldi, di versi che si fanno mantra che incidono la pelle e penetrano nell’anima, di un’idea di musica che non è dispersione e magniloquenza inutile, ma concentrazione e lirismo materico.
Nell’ottavo disco del gruppo (tra LP, EP e raccolte) non mancano però anche tempeste elettriche alt-rock, dark o quasi gotiche, come quelle che soffiano impetuose nella bellissima Il cuore sotto le scarpe sporche; chitarre acustiche intessono malinconie ipnotiche o ricami agrodolci, mentre quelle elettriche avviluppano nelle inquietudini, o disegnano bagliori dai colori accesi.
Nella voce di Anna Maria Stasi c’è nostalgia e forza, estasi e tenerezza potente, un afflato poetico e quasi profetico, delicatezza di vetro e resistenza di chi non è mai stato sfiorato dal “desiderio di essere come tutti”, come “papavero ai bordi / di un asfalto al catrame” (Esergo).
Bassi sinuosi scavano nell’ascoltatore, mentre i synth plasmano atmosfere sospese e vertiginose, come quelle della meravigliosa La veglia, duetto con Andrea Chimenti, oppure assumono un afflato potente, onirico e quasi spettrale, per raccontare la lotta di un’eroina (post-) mitica, che riconquista l’amore perduto come “guerriera ostinata / nell’universo sbandato” (Amore e mito).
L’album, prodotto dai C.F.F. con Marcello Magro, si apre con il bisogno di aggrapparsi a qualcosa, a tutto, persino alla notte, “pur di non sprofondare” (E sia), così come con vuoti da riempire con canzoni, quando si avverte la necessità di “voci che a gola spiegata cantino la vita”, di essere dilaniati dalla “verità brutale”, che ti cambia per sempre (Dammi a voce distesa).
L’epilogo del disco, che è diviso idealmente in due facciate, è cinematico, perturbante e cupo, ma in un’atmosfera tesa e vibrante sa anche ribaltare l'impressione di muoversi esausti, tra “spettri, che mai / risorgono alla sveglia dell’impegno”, nella forza e costanza di chi saprà ancora amare senza stancarsi e nella fiducia che “torneremo a godere di vita”, ultime parole del lavoro cantate quasi con enfasi da sacerdotessa di un futuro sereno.
“Ognuno manca di qualcosa”, canta Stasi in Non ho più: al mondo della musica vera, quella che purtroppo resta spesso sotterranea, o rimane prezioso tesoro che pochi contemplano e assaporano con gli occhi gonfi di poesia, mancavano i C.F.F., che, parafrasando Ungaretti, andrebbero riportati più che mai alla luce, tornando da un porto sepolto e arcano con nelle orecchie i loro canti e nel cuore la bellezza di un inesauribile segreto.
Di questo lavoro, che per scelta non è presente in streaming in rete, sono state stampare solo trecento copie, nella fiducia nella stessa convinzione di Alex Chilton, quando affermava: “A un certo punto ho capito che se stampi solo cento copie di un disco, allora finisce che quel disco arriva alle cento persone nel mondo che lo desiderano di più”. Se ne volete una copia, basta scrivere a ventunonervi@libero.it.