Attraverso<small></small>
Italiana • Alternative • alt-rock, shoegaze, stoner, noise

C.F.F. E IL NOMADE VENERABILE Attraverso

2013 - autoprodotto

29/08/2013 di Ambrosia J. S. Imbornone

#C.F.F. E IL NOMADE VENERABILE#Italiana#Alternative #Alt-rock #Stoner #Noise

Nelle vene dei C.F.F. (Concettuale Fisico Fastidio), band pugliese attiva dal 1999, scorreva già il flusso scuro d’inferni interiori e chiaroscuri d’interni della dark wave internazionale, così come pulsava la poesia scomposta dei C.C.C.P. o il cuore sperimentale degli Scisma. Giunto con alcuni cambi di formazione negli anni al quarto album, il gruppo ha portato alla luce le sue origini, come in un parto capovolto.

Ecco allora affiorare in modo più netto ritmiche punk in brani che impastano il loro pathos nell’oscurità dei bassi, in una selva di chitarre decise come urli, oppure lancinanti, figlie ora dell’alt-rock, ora del goth (v. La frana), ma anche del noise (v. Bambina che correva a spegnere la luce che rammenta a tratti il Teatro degli Orrori), in tenebre eleganti che inghiottono nei loro anfratti e nelle loro vertigini soniche cangianti (è il caso della parte più incalzante dell’ottima Il mio inverno, che sfocia in una chiusa delicata, quasi sottovoce).

Le basse frequenze e il passo cadenzato di brani come Che l’alba esploda o Parto domani affondano nello stoner, mentre soprattutto nella seconda parte del lavoro talora i riff di chitarra si gonfiano di una malinconia struggente, tra suoni distorti e slide. I crescendo sacrali e notturni de La frana profumano di umori gotici, così come crepuscolare e maestosa risuona Ritorno al me stesso di adesso, che si apre ad albe d’archi ed accoglie fremiti di Hammond, in un’alchimia ritmo/formule ermetiche e pregne di senso dispensate nel testo che rammenta molto da vicino i C.C.C.P. più pensosi e i C.S.I. più intrisi di lirismo e intensità “religiosa”.

La prima metà del disco, come l’ideale lato A di un LP, è una catabasi in un presente degradato, freddo e duro, che stravolge i meriti, ferisce con l’arma della solitudine, nasconde colpe miserabili o intrappola nei pregiudizi o in giudizi frettolosi, eppure si lascia vincere, almeno momentaneamente, dalla bellezza di una mattina di sole, o auspica un lavacro delle colpe dei “padroni del mondo”, finché “vita verrà”. Il lato B è invece preparazione di una rinascita, che invoca un rallentamento del tempo, affinché possa “armare il perdono” e “fucilare il pregiudizio”, si fa introspezione e consapevolezza.

Le parole (accarezzate o scagliate dalla voce sicura, tesa e drammatica di Anna Maria Stasi, talora filtrate o raddoppiate e rinforzate dalla seconda voce di Vanni La Guardia) appaiono sempre ammantate da quella profondità talora quasi filosofica che caratterizza la poetica e l’estetica della band, ma diventano a tratti più dirette, sghembe, urticanti e scomode del passato, nella prima parte di questo disco. I versi, nell’interpretazione di Anna Maria Stasi, assumono poi nel lato B un afflato visionario e profetico, mescolando un lessico quasi biblico nella triade dei brani finali; essi, con testi questa volta della cantante o cofirmati da lei con l’autore prevalente dei testi, il bassista Vanni La Guardia, compongono una sorta di suite, che nei suoi cambi di ritmo e tra le sue chitarre inquiete assomma suggestioni post-rock e prog.

Nella conclusiva Your Time Will Come dolcezza e serenità di speranze provano qui e lì, tra i occhi di glockenspiel, a fendere la coltre tenebrosa che a volte sembra imprigionare i brani dell’album: “Farai entrare la luce della bellezza / delle parole e dei sorrisi degli amici / perché il buio prima ti corrode, / poi ti divora / Prima di addormentarti / prova a sentirti sospesa sul mondo / prova a perderti / nell’infinito stupore del mondo”. Le sonorità shoegaze e quelle in generale più dark rischiano di avvolgersi e richiudersi su loro stesse e apparire talvolta soffocanti, allorché non offrono sufficienti squarci di luce ed aria, né aperture melodiche che valorizzino il peso specifico e sapido di strofe dense di significati. In un concept sul tempo come questo, però, il cuore di una riflessione ora intima, ora sociale è inevitabilmente l’emblema di una notte volutamente senza luna: auguriamo allora ai C.F.F. di attraversarla e ripartire con queste qualità dal “colore dell’aurora”, benedizione di potenziali nuovi gioie con cui la band si congeda nell’ultima traccia. 

Track List

  • Parto domani
  • Autoscatto
  • Il mio inverno
  • Bambina che correva a spegnere la luce
  • Che l`alba esploda
  • I padroni del mondo
  • Fermati tempo
  • La frana
  • Ritorno al me stesso di adesso
  • Nostra signora della neve
  • Inde...
  • ...Venturus Est
  • Your Time Will Come

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