Biocosmopolitan<small></small>
Derive • Voci

Boris Savoldelli Biocosmopolitan

2011 - Moonjune

18/11/2011 di Paolo Ronchetti

#Boris Savoldelli#Derive#Voci

Boris Savoldelli, appena recensito su Mescalina anche all’interno dello splendido progetto S.A.D.O., è sicuramente da qualche anno uno dei più pirotecnici e interessanti vocalist – si! che cantante mi pare un po’ riduttivo… - del globo. In questi anni Boris è stato capace di cantare con grande energia e in qualsiasi contesto dal pop ai duo con Eliot Sharp sino ai concerti per sola voce, e proprio di un disco per sola voce, fatti salvi un paio di ospiti di lusso in tre brani, andiamo ora a parlare.

Per me voce sola, voce pura, è voce che sperimenta! Che sperimenti pulizia o sporcizia, jazz o industrial non ha importanza. Fatico da sempre invece ad amare il vocal-solo che miri al pop. Ho amato Tod Rundgren (1985) con il sorprendente A Cappella e poche altre cose, forse è per questo che sono in difficoltà con questa recensione; forse è per questo che ho la sensazione che qualcosa in questo splendido e complesso lavoro sia stato sciupato (in realtà ad un ascolto più attento la “presunta” vena leggera tende un po’ a scomparire a favore di un lavoro non sempre così leggero).

Bello l’inizio di Aria. Un’apertura vera che rimanda a steppe, praterie e venti cui fa seguito il pirotecnico Biocosmopolitan in cui il lavoro al basso di Jimmy Haslip dona una presenza ritmica interessante. Ancora più in alto si vola con l’intervento di Fresu in Concrete Clima (soprattutto nei break finali quando finge di muovere armonicamente il brano) e Kerouac In New York City. In mezzo a questi brani, uno dei miei preferiti la straordinaria The Discordia. Bello il testo, l’inizio corale, lo stop e l’attacco funk del basso vocale, la possibilità data ai tappeti vocali di usare armonizzazioni sempre meno ortodosse man mano che il brano avanza. Simpatico il gioco ritmico di Danny Dog e coinvolgente l’rnb di Danny Is A Man Now che precede la versione italiana di Biocosmo di cui parlerò in chiusura. Lovecity, e l’inizio di Springstorm (bellissima la linea di basso di quest’ultima e lo stacco che porta al finale), hanno qualche richiamo africano, mentre The Miss Kiss (presente anche in versione video) è simpatica e retrò.

Ma alla fine cosa mi piace e non mi piace di questo, comunque consigliato, Biocosmopolitan, forse è importante da dire: in generale non mi convince come Savoldelli, in quest’album, usa la voce solista (mi espongo: forse sempre troppo “carica” enfaticamente e poco emotivamente); mi piace molto l’idea di riempire gli arrangiamenti di voci e voci e voci all’infinito; non mi piace che, venendo tutto da una scrittura fatta di auto/loop (ma rispetto ai live si perde la affascinante fase costruttiva), le strutture siano spesso molto semplici e si riducano a bozzetti compositivi; mi piace che all’interno di strutture semplici ci sia così tanto spazio per la fantasia e per le infinite possibilità della voce di creare;  Non mi piace lo sbilanciamento (pulito) dei suoni verso alti troppo aperti; mi piace il suono “sbagliato” del piano di Biocosmo! Mi piace Biocosmo nelle due versioni: così vicina a Brian Eno come al migliore Cale di Fragment. Ecco questa è una canzone che tra trenta anni probabilmente ascolterò ancora con piacere ed inquietudine. I suoi piccoli difetti (il piano non definito perfettamente nel suono e la voce leggermente crescente) sono la sporcizia che sedimenta nel mio cuore, le rugosità che impediscono a questa canzone di uscire dalla mia testa, che le permetteranno di restare imbrigliata lì da qualche parte per molto tempo.

Track List

  • Aria
  • Biocosmopolitan
  • Concrete Clima
  • The Discordia
  • Kerouac In New York City.
  • Is Difficult To Fly Without Whisky
  • Dandy Dog
  • Danny Is A Man Now
  • Biocosmo
  • Lovecity
  • Springstorm
  • The Miss Kiss
  • My Barry Lindon
  • Closin´ Theme
  • BONUS:
  • Crosstown Traffic
  • Biocosmo (English Version)

Articoli Collegati

Boris Savoldelli

Intervista 16/12/2007

Recensione di Christian Verzeletti

Boris Savoldelli

Insanology

Recensione di Christian Verzeletti