Boris Savoldelli

interviste

Boris Savoldelli Insanologia

16/12/2007 di Christian Verzeletti

#Boris Savoldelli#Derive#Voci

      
  Insanologia
      Intervista BORIS SAVOLDELLI

Siamo stati incuriositi dall'esordio di Boris Savoldelli, "Insanology", un disco colmo di piacevoli sperimentazioni, e abbiamo voluto saperne di più. Direttamente dalla mente ritmico-vocale dell'autore.


Mescalina: Boris, raccontaci un po' come è nato questo "Insanology": il termine "insanologia" fa pensare ad una malattia o ad un virus …
Boris Savoldelli: "Insanology" si è sviluppato in modo molto repentino in un periodo di iperproduzione: è stato scritto su Garage Band per Mac nelle notti di una settimana di agosto. Tutto è nato dal brano "Io" a seguito di una provocazione di Furio Sollazzi, che ragionando sulla spontaneous prose di Kerouac mi chiese perché non scrivevo un pezzo solo vocale: la stessa notte scrissi "Io" e con quella logica poi arrivò tutto "Insanology", che è partito così come un flusso di ipercreatività …

Mescalina: Pensavo fosse stata una cosa più maniacale anche solo per il lavoro d'incastro delle voci …

Boris Savoldelli: Guarda, l'album è nato in una settimana, anche se poi la registrazione, cioè l'incisione delle parti, le loopature, il missaggio e il montaggio hanno richiesto molto più tempo. Io non sono un musicista spontaneo, ma il disco è cresciuto così; tra l'altro il brano su cui ho speso più ore, non è stato uno dei miei, ma "In the seventh year" di Mark Murphy che per me ha una partitura troppo complessa, fatta di accordi jazz, per cui ho chiesto aiuto a Federico Troncatti. Dopo una settimana di lavoro lui ha scritto quell'arrangiamento e quindi abbiamo speso una marea di tempo a ridefinirlo per tutta una serie di particolari timbrici, di dimensione dei suoni che non ci convincevano …

Mescalina: Quindi possiamo dire che in "Insanology" c'è una componente di delirio creativo, fatta di una spontaneità quasi beat, che è la parte "insane-", e una componente invece più concettuale e complessa, che è la parte "-logy" …
Boris Savoldelli: Esatto e le due parti si contaminano a vicenda, perché nel disco ci sono parti che compositivamente non sono facili, ma che possono riscuotere comunque gradimento.

Mescalina: Non è facile difatti trovare un disco divertente che abbia una base qualitativamente complessa, soprattutto se cantato in italiano …
Boris Savoldelli: La cosa mi inorgoglisce e questo è un po' il leitmotiv delle considerazioni che mi vengono fatte, anche se non c'è stato nulla di predefinito nel senso che "Insanology" non è nato per essere piacevole come non è nato per essere complesso. È partito quasi sempre da stimoli ritmici-melodici in fase di composizione: la cosa che è nata prima è stata quasi sempre il basso. Come compositore io sono molto bassistico e fiatistico e dopo vent'anni di studio sono riuscito a mettere a frutto questa commistione tra la parte ritmica e la linea melodica …

Mescalina: Molto interessante la cover di Hendrix …
Boris Savoldelli: Quella è una bestemmia rispetto all'originale, ma la faccio senza problemi perché Hendrix ormai lo conosco molto bene: sono un cultore della sua musica e ritengo di avere una competenza elevata in materia. Pur non essendo un chitarrista, mi posso permettere di massacrarlo, perché so comunque che lo sto facendo con rispetto. Tanto per essere chiari, ho lavorato su un ritmo drum'n'bass, molto Prodigy, e lì si sente la mia formazione, che è rock-funk: è infatti dall'istintualità del rock funk che è scaturita quella settimana di "insanologia" …

Mescalina: Ma hai composto al piano?
Boris Savoldelli: No, ha fatto tutto con le voci; avrò usato la tastiera dieci volte su tutte le composizioni per risolvere dei dubbi armonici … vuol dire che la maturità della mia voce è diventata più forte dopo tanti anni di studio …

Mescalina: Tu hai studiato con Mark Murphy: come vi siete conosciuti?
Boris Savoldelli: Mark Murphy è il mio idolo da quando sono ragazzetto, al punto che ormai sono il maggior collezionista al mondo dei suoi dischi insieme a Steve Cumming. L'ho incontrato nel '98/'99: lui insegnava le master classies a Graz in Austria ed aveva come assistente Maurizio Nobili, che, dopo aver sentito del mio materiale, mi invitò ospite a casa sua. Ci trovammo in un bar Illy Caffè retrostante alla Hauptplatz, ma ero troppo emozionato e non riuscii a spiaccicare una parola con Mark; casualmente però lo rincontrai più tardi in giro per la città e passammo l'intero pomeriggio a parlare. Mi raccontò un sacco di storie incredibili tipo quella di "Blue and green", lo standard che Bill Evans scrisse a casa sua perché Mark in quel periodo a New York aveva un salotto blu e verde! Da lì ho cominciato a studiare con lui sia privatamente che attraverso tutte le lezioni che mi permise di frequentare come esterno.

Mescalina: Al punto che ti ha regalato un pezzo …
Boris Savoldelli: Sì, "In the seventh year" che come puoi immaginare per me ha un forte valore personale ...
Mescalina: Ha valore anche da un altro punto di vista, perché non so quanti musicisti italiani si trovino con un brano regalato da un'artista americano di quel livello …
Boris Savoldelli: Già, anche perché Mark non ha mai dato i suoi brani a nessuno e ciò rende quel pezzo ancora più straordinario: incontrarlo è stata di sicuro la cosa più importante che è successa nella mia vita!


foto di
FABIO "SLADE" GAMBA

Mescalina:
E Marc Ribot è stata la seconda?
Boris Savoldelli: Sì ed è un'altra storia quasi incredibile. A gennaio dello scorso anno ero a New York al Tonic per vedere un suo concerto: finito il primo set, mi sono buttato presentandomi come cantante. Gli ho dato il promo del mio disco solo voce e gli ho detto che il mio sogno nel cassetto era che, se ci doveva essere uno strumento, poteva essere solo la sua chitarra. La sua risposta è stata molto gentile e corretta e dopo tre settimane mi è arrivata una mail dal suo manager Aaron in cui mi diceva che Marc aveva apprezzato ed era pronto a collaborare! Da lì è cominciata una sequela di mail in cui ci siamo davvero confrontati. Addirittura lui ha voluto sapere di cosa parlassero e quali fossero le immagini che io avrei voluto suscitassero i brani, ma non solo: non mi ha mandato due take registrate a casa sua, per cui avrei fatto comunque i salti di gioia, ma è andato nel suo studio di registrazione a Brooklyn, col suo fonico e ha registrato nove tracce di chitarra per un pezzo e otto per l'altro! Che poi sono diventate il doppio, perché hanno microforato sia l'amplificatore che le chitarre, quindi in fase di mixaggio ero libero di scegliere dove far prevalere il timbro dell'amplificatore e dove invece il timbro del plettro. Ma la cosa che mi fatto impazzire è che, se ti faccio sentire le take originali da dvd, vedi come lui ha suonato seguendo la logica di "Insanology", perché, se ascolti le chitarre, ti accorgi che possono essere assommate, cioè per ogni traccia le otto/nove parti si incastrano rispettivamente e perfettamente l'una sull'altra!

Mescalina: Che è quello che hai fatto tu con le voci …
Boris Savoldelli: Esattamente quello! Una serie di microincastri che formano la canzone …

Mescalina: Ma a livello di tecnica vocale quanto c'è nel disco dei tuoi studi?
Boris Savoldelli: C'è molto, ma non così tanto: diciamo che c'è più del musicista che del cantante, nel senso di usare le voce come uno strumento. Una delle cose che mi ha insegnato Mark Murphy è che un cantante deve essere credibile come musicista, cioè sapere in ogni momento del brano che cosa succede sia dal punto di visto ritmico che armonico che melodico, ovvero la voce deve essere a conoscenza di tutti i meccanismi che riguardano la musica così da aderirvi e tirarne fuori il meglio. In questo modo non c'è virtuosismo fine a sé stesso e per questo il disco ha una sua piacevolezza: difatti mi hanno detto che è un disco che può piacere ad un appassionato di avanguardia ed anche alla sua famiglia!

Mescalina: L'insanologia sta quindi cominciando a diffondersi: viste le collaborazioni, hai qualche prospettiva negli States?
Boris Savoldelli:Vedremo nei prossimi mesi, dovrebbero esserci delle novità interessanti … io tengo le aspettative al minimo, anche perché ormai a trentasette anni ho capito qualcosa del mondo della musica, soprattutto in Italia dove si vive una situazione ancora più asfittica. Però dal punto di vista personale e artistico sono molto soddisfatto di "Insanology".
Mescalina: Beh, gli effetti sono piacevoli e benefici, quindi non resta che attendere gli sviluppi del contagio!