interviste
Boris Savoldelli Insanologia
Siamo stati incuriositi dall'esordio di Boris Savoldelli, "Insanology", un disco colmo di piacevoli sperimentazioni, e abbiamo voluto saperne di più. Direttamente dalla mente ritmico-vocale dell'autore. |
Mescalina:
Boris, raccontaci un po' come è nato questo "Insanology":
il termine "insanologia" fa pensare ad una malattia o ad un
virus … |
foto di FABIO "SLADE" GAMBA |
Mescalina: E Marc Ribot è stata la seconda? Boris Savoldelli: Sì ed è un'altra storia quasi incredibile. A gennaio dello scorso anno ero a New York al Tonic per vedere un suo concerto: finito il primo set, mi sono buttato presentandomi come cantante. Gli ho dato il promo del mio disco solo voce e gli ho detto che il mio sogno nel cassetto era che, se ci doveva essere uno strumento, poteva essere solo la sua chitarra. La sua risposta è stata molto gentile e corretta e dopo tre settimane mi è arrivata una mail dal suo manager Aaron in cui mi diceva che Marc aveva apprezzato ed era pronto a collaborare! Da lì è cominciata una sequela di mail in cui ci siamo davvero confrontati. Addirittura lui ha voluto sapere di cosa parlassero e quali fossero le immagini che io avrei voluto suscitassero i brani, ma non solo: non mi ha mandato due take registrate a casa sua, per cui avrei fatto comunque i salti di gioia, ma è andato nel suo studio di registrazione a Brooklyn, col suo fonico e ha registrato nove tracce di chitarra per un pezzo e otto per l'altro! Che poi sono diventate il doppio, perché hanno microforato sia l'amplificatore che le chitarre, quindi in fase di mixaggio ero libero di scegliere dove far prevalere il timbro dell'amplificatore e dove invece il timbro del plettro. Ma la cosa che mi fatto impazzire è che, se ti faccio sentire le take originali da dvd, vedi come lui ha suonato seguendo la logica di "Insanology", perché, se ascolti le chitarre, ti accorgi che possono essere assommate, cioè per ogni traccia le otto/nove parti si incastrano rispettivamente e perfettamente l'una sull'altra! Mescalina: Che è quello che hai fatto tu con le voci … Boris Savoldelli: Esattamente quello! Una serie di microincastri che formano la canzone … Mescalina: Ma a livello di tecnica vocale quanto c'è nel disco dei tuoi studi? Boris Savoldelli: C'è molto, ma non così tanto: diciamo che c'è più del musicista che del cantante, nel senso di usare le voce come uno strumento. Una delle cose che mi ha insegnato Mark Murphy è che un cantante deve essere credibile come musicista, cioè sapere in ogni momento del brano che cosa succede sia dal punto di visto ritmico che armonico che melodico, ovvero la voce deve essere a conoscenza di tutti i meccanismi che riguardano la musica così da aderirvi e tirarne fuori il meglio. In questo modo non c'è virtuosismo fine a sé stesso e per questo il disco ha una sua piacevolezza: difatti mi hanno detto che è un disco che può piacere ad un appassionato di avanguardia ed anche alla sua famiglia! Mescalina: L'insanologia sta quindi cominciando a diffondersi: viste le collaborazioni, hai qualche prospettiva negli States? Boris Savoldelli:Vedremo nei prossimi mesi, dovrebbero esserci delle novità interessanti … io tengo le aspettative al minimo, anche perché ormai a trentasette anni ho capito qualcosa del mondo della musica, soprattutto in Italia dove si vive una situazione ancora più asfittica. Però dal punto di vista personale e artistico sono molto soddisfatto di "Insanology". Mescalina: Beh, gli effetti sono piacevoli e benefici, quindi non resta che attendere gli sviluppi del contagio! |