Bill Fay Still Some Light Part 1 [Ristampe]
2022 - Dead Oceans
Fay si avvicina ai settant'anni, ha vissuto alterne vicende, discografiche e umane, ma la Dead Oceans ha pensato di rendergli omaggio con Still Some Light Part 1, il primo volume di una raccolta di brani, che ripresentano demo degli album degli anni ’70 e home recording del 2009, sottolineandone la brillante attualità e la bravura compositiva.
Così, i cultori del genere possono tornare a immergersi nelle atmosfere scure e rabbiose di Time Of The Last Persecution, sottolineate da una linea chitarristica potente e lisergica, e subito dopo risentire la profonda spiritualità di Plan D, dal canto sospeso fra Dylan e Cohen, mentre i neofiti scopriranno quanta psichedelia si trovi nell'incedere ipnotico di Backwoods Maze o di I Will Find My Own Way Back, sorta di spoken word con un ossessivo riff di pianoforte, sottolineato da una chitarra lacerante.
A impressionare però non sono solo i brani sorprendentemente contemporanei, nella loro energia rock blues, ma anche le ballate più intime e poetiche, sorrette dal piano di Fay che non sbaglia una nota, nel lanciare messaggi profondi e immaginifici, come nella splendida Laughing man, nel cui breve testo cogliamo una perla di autentica poesia: Spying out the humour/ Playing with breezes you do not understand / Time will discreetly arrange / That no more shall be seen of you.
La raccolta inoltre ha il pregio di restituirci intatto lo spirito profetico di alcuni testi di Fay, che inquietano per la loro lucida analisi della modernità, del potere, della progressiva disumanizzazione del Novecento, come in Pictures Of Adolph Again, di cui vale la pena rileggere il testo quasi per intero: You're wrong, you're wrong /Throw down your cards / You're wrong, you're wrong / If you say Adolf he won't come / OK deny representation / By leaders of all nations / But have you got, have you really got / Anyone to replace them? (...) Christ or Hitler? Christ or Vorster? Christ or all the Caesars to come?
E, se non vogliamo soffermarci sui testi, cogliamo comunque l'intensità di brani come Tell It Like It Is, in cui il dialogo fra chitarra, pianoforte e voce diventa un augurio, un viatico e una quotidiana, prosaica utopia nelle parole di Fay, vibranti di emozione: Peace be in your sight and in your seeing / Peace be in their bikes and in their door keys / And peace be in your team losing / And in your dustbin that blew away / But tell it like it is...
Attraverso i decenni, la ricchezza del messaggio di Fay arriva dritta al cuore. E questo è un altro dono della grande musica.