Some Other Time: The Lost Session From The Black Forest<small></small>
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Bill Evans Some Other Time: The Lost Session From The Black Forest

2016 - Resonance Records / IRD

26/04/2016 di Pietro Cozzi

#Bill Evans#Jazz Blues Black#Jazz #Eddie Gomez #Jack DeJohnette #piano jazz #Resonance Records #black forest #Montreux Jazz Festival #Zev Feldman #Marc Myers

C'è anche I'll Remember April tra le 21 tracce di questo Some Other Time: The Lost Session From The Black Forest: e sarà davvero da ricordare questo aprile 2016 che ci regala – nella perfetta confezione di un brillante restauro sonoro – un nuovo disco di Bill Evans, un evento che non capitava dal 2001. Di Evans si sono moltiplicate negli anni le riedizioni, gli omaggi, le uscite dal vivo, ma qui è la macchina del tempo che ci prende per mano e ci riporta a 48 anni fa, negli studi della MPS a Villingen (Germania). È il 20 giugno del 1968 e 5 giorni dopo il successo al Montreux Jazz Festival il pianista del New Jersey ha l'occasione di approfondire quel momento magico mettendosi al lavoro, in un'atmosfera rilassata e informale, con l'inseparabile Eddie Gomez (contrabbasso) e Jack DeJohnette (batteria), che lo accompagnerà solo per 6 mesi in una delle sue infinite avventure a fianco dei più grandi. Evans è sotto contratto con la Verve, e le incisioni rimangono in un archivio della Foresta Nera (la location degli studi) per quasi mezzo secolo, fino a questa eccellente riedizione curata dal produttore Zev Feldman della Resonance Records, etichetta no profit californiana specializzata in appetitose riscoperte, in studio e dal vivo (Larry Young, Stan Getz, Sarah Vaughan), sempre corredate da un ricco apparato critico (qui 48 pagine di interviste, saggi, retroscena).

Il risultato sono 2 cd – il primo più tradizionale, il secondo più “sperimentale” – e 21 pezzi a geometria variabile: c'è il trio, c'è il duo e c'è anche qualche performance solista di Evans. 21 caramelle di qualità sopraffina, da succhiare con calma. Il pianista che ha rivoluzionato lo schema del trio nel jazz è fotografato agli albori della fase stilistica che il critico jazz Marc Myers definisce del “poeta percussivo” (1966-1978), catalizzata proprio dall'ingresso nel gruppo di Eddie Gomez, che lo spinge oltre lo “swing romantico” del periodo aureo 1961-1966. In tutte le tracce del disco Gomez è l'alter ego di Evans e ne ricalca il gusto musicale e le finezza, sia che faccia da contrappunto al leader sia che si produca in delicatissimi assoli - di cui l'alta qualità della registrazione ci fa quasi “toccare” la tessitura - avvicendandosi con millimetrica precisione alla note del pianoforte. DeJohnette marcia invece più defilato, provvedendo a un agile e swingante collante ritmico, con pochi sussulti: quando però pigia il pedale sull'acceleratore (You're Gonna Hear From Me) o si prende qualche stacco deciso (Walkin' Up, uno dei brani originali) i risultati sono al top dell'intera esperienza di ascolto. Evans mantiene un livello altissimo, alternando brillanti cavalcate swing, atmosfere intimamente romantiche e qualche passaggio più etereo ed astratto, sempre nel segno di un'efficace concisione. Uno spettro stilistico molto ampio senza nessuna concessione al virtuosismo, nessun barocchismo, nessuna sbrodolata melodica o eccesso interpretativo: una lezione che tanti suoi seguaci sembrano aver dimenticato. La sensazione è quella di un genio al servizio della musica, e non viceversa.

Difficile scegliere tra tanta abbondanza. You Go To My Head è un esordio autorevole, un accattivante up-tempo che apre lo scrigno dello meraviglie. Frugando all'interno si rintraccia anche qualche brano orginale di Evans, come Very Early, che al tema introspettivo fa seguire un rilassato swing, o Turn Out The Stars, romantico ma pieno di accelerazioni, o il già citato Walkin' Up (uno dei più interessanti del lotto), giocato sull'intreccio di riff sincopati. Baubles, Bangles & Beads, dal musical Kismet (1953) proposto sia in duo che in trio, è una doppia performance su un tempo dispari, il classico waltz-groove su cui il grande pianista si muove da maestro. In fondo al primo cd, Some Other Time (Leonard Bernstein) comincia con gli accordi sospesi utilizzati anche in Flamenco Sketches, il brano di Kind of Blue (1959) cofirmato da Evans e Miles Davis: è un omaggio al mood cerebrale e incantato di di quel disco, un approccio che qui torna anche in On Green Dolphin Street. Non mancano spazi per qualche divagazione in piano solo. L'esplorazione di It's All Right With Me (Cole Porter) ha il fascino del non-finito ed è rivelatrice della cultura classica ed europea del nostro. Ma forse valgono di più, in questo senso, i 7 minuti tondi tondi di My Funny Valentine: Evans sciorina un'idea dopo l'altra, tra melodia, swing, riff e blues, senza un attimo di noia e con bel crescendo finale.

Di solito per operazioni come questa, la chiosa è: consigliato solo a chi ha già tutto dell'artista. Niente di più falso. Anche chi Evans non lo ho mai nemmeno ascoltato può tranquillamente partire da qui, e regalarsi novanta minuti di bellezza.

 

 

 

Track List

  • Cd 1
  • You Go To My Head
  • Very Early
  • What Kind Of Fool Am I?
  • I’ll Remember April
  • My Funny Valentine
  • Baubles, Bangles & Beads [Duo]
  • Turn Out The Stars
  • It Could Happen To You
  • In A Sentimental Mood
  • These Foolish Things
  • Some Other Time
  • Cd 2
  • You’re Gonna Hear From Me
  • Walkin’ Up
  • Baubles, Bangles & Beads [Trio]
  • It’s Alright With Me [Incomplete]
  • What Kind Of Fool Am I?
  • How About You
  • On Green Dolphin Street
  • Wonder Why
  • Lover Man (Oh, Where Can You Be?)
  • You’re Gonna Hear From Me [Alternate Take]

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