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Beatrice Antolini Iperborea
2024 - La Tempesta Dischi / Orangle Records
#Beatrice Antolini#Italiana#Alternative #art-pop #electro-pop #avant-pop
Al consueto impianto virtuoso (da rammentare in particolare l'audacia e l'esuberanza su cui si fondano lavori come L’AB o BioY), in Iperborea la musicista innesta una decisa leva cantautorale, puntando il grosso delle fiches sul peso espressivo di testi e parole (se ne fiuta spessore e profondità sin dagli esegetici titoli delle tracce).
Farsi raggiungere ne è illustre esempio: battendo i sentieri de Il Grande minimo solare, singolo del 2022 a inaugurare testi interamente in italiano, il terzo brano in scaletta accoglie gli archi dell’ensemble SonoraCorde che d'impatto appaiono sbucati da Il Vuoto di Franco Battiato (adagiati su versi in linea con le ambiziose vie del Maestro). Più nel segno della tradizione Il timore, opening track a ravvisare un istinto viscerale da canzone popolare, direzione che rintraccia una certa familiarità con gli impeti canori di Pietra Montecorvino.
A seguire, L'idea del tutto si erge a punto di rottura fra i succitati primo e terzo brano, infervorata scheggia di arrembanti squadrature simil-math e sovrapposizioni vocali, spettro di effetti dal leitmotiv di un'irrequietezza geometrica à la Bluvertigo (dai quali mutua anche in parte, nel successivo Trionfo e rovina, la vorticosa rincorsa a una metrica spigolosa).
In Generazione cosmico si placano gli animi, senza però mai rinunciare a slanci sintetici tambureggianti, salvo poi consegnare gli umori a un acustico odeon con riflessi orchestrali (L’arte dell’abbandono). Preludio agreste alla title-track, sciame di versi in uno spleen tormentoso, come sfondo teatrale nel divenire cangiante di pathos e navigati svolazzi.
Adiacente si insinua un bel cambio di passo: armonie di voci a un tanto da blitz cibernetici e fragori meccanici (Pensiero laterale), anche qui con la Nostra a instradare il fiume di versi in metriche sapide (come sponda a colate acide di rigogliosa elettronica).
Luci al tramonto del disco in un giro di danza pianistico (alla maniera di Francesco Bianconi), foderato di dramma epidemico sul picco emotivo di tensioni orchestrali: nenia che amplifica un raggio d'azione di maestria trasversale e sommamente ispirata.